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Voci dallo spogliatoio friulano

Il presidente Snaiderio: oggi arriva un play comunitario

È durata un’ora la riunione tra Edi Snaidero, Alessandro Zakelj, Giancarlo Sarti e Fabrizio Frates, chiusi in un ufficio del Carnera, al termine della gara. A serata inoltrata, l’ingegnere è uscito con un annuncio: «Torniamo sul mercato: domani (oggi per chi legge, ndr) annunceremo un playmaker, comunitario, che possa darci una mano e consenta all’allenatore maggiori possibilità tattiche. Di questo innesto beneficeranno tutti gli altri giocatori. Nomi non ne faccio, si saprà tutto quando la trattativa sarà conclusa. Anche stavolta la squadra ha denotato parecchi problemi: ci abbiamo provato, soprattutto all’inizio della gara, ma ogni difficoltà ne genera altre e non riusciamo a saltarne fuori. Da qui nasce lo scoramento generale che c’impedisce di giocare bene. La reazione dopo il confronto in settimana c’è stata: nei primi minuti abbiamo fatto vedere buone cose, manca la continuità. L’allenatore in discussione? Non esiste proprio: aspettiamo segnali dai giocatori».
All’uscita dagli spogliatoi la delusione era palpabile. Jeffrey Stern: «Sono davvero dispiaciuto per come sono andate le cose. Io cerco di combattere, ma non siamo una squadra e in campo pare che ci manchino intensità ed orgoglio. Pochi palloni ricevuti? Se andiamo ognuno per conto nostro, è normale; comunque, credo di aver disputato una buona partita».
Chandler Thompson: «Alterniamo buoni momenti ad altri di abulia. Faccio difficoltà a spiegarmelo. Faccio l’esempio dei Minnesota Vikings (squadra di football americano, ndr): anche loro hanno iniziato con quattro sconfitte consecutive. Hanno tutto per essere una squadra vincente, ma non sono uniti. Impossibile vincere in queste condizioni».
Fr.To.

Frates: troppo fragili
Quarta sconfitta consecutiva per la Snaidero contro una Roma non trascendentale, che ha sfruttato l’inconsistenza di una squadra che con il trio Mulaomerovic-Thompson-Alexander ha prodotto un raccappricciante 14 su 44 complessivo al tiro.
Coach Frates spiega: «Abbiamo tenuto botta dentro l’area, dove la lotta ai rimbalzi è finita quasi alla pari. Siamo riusciti così a rallentare il ritmo, vista la nostra scarsa rotazione negli esterni a causa soprattutto delle condizioni di Li Vecchi, bravo a stare in campo per 23’, forse troppi, ma motivati dal quarto fallo di Mian. La squadra ha invece sofferto, e molto, sul perimetro sia difensivamente, quando Roma già nel primo quarto ci ha inferto il break secondo me decisivo, sia in attacco, dov’è mancata la precisione (da tre solo 3 su 18; ndr), benché qualche tiro scoccato in buon equilibrio sia uscito con un pizzico di sfortuna. Tra i singoli, Jenkins, nei dieci minuti iniziali, ci ha messo in croce attaccandoci dove noi, in questo momento, siamo più fragili: nelle rotazioni».
Da Mulaomerovic, Alexander e Thompson, però, è lecito attendersi di più?
«Il play – spiega il tecnico –, sia pure medicando cattive percentuali nel finale a gara persa, ha in effetti giocato una partita in solitaria. Alexander non è nuovo a buone fiammate per poi spegnersi: da lui serve più continuità. Thompson è ancora indietro. Una nota lieta, invece, arriva da Stern, che ha disputato la migliore prova stagionale. Finale senza mordente? Eravamo molto stanchi».
Bucchi, coach romano: «Per mezz’ora abbiamo giocato un buon basket. Volevo una reazione dopo il passo falso con Roseto. C’è stata, assieme a una conferma su ottimi livelli del nostro pivot Santiago».
Franco Fraccalaglio
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