Un'ora, forse qualche minuto di meno. La vera partita per ritrovare se stessa, la Lauretana l'ha giocata negli spogliatoi del Palamacchia. Livorno ieri sera ha ballato da sola. Ha calpestato gli avversari venuti da Biella, li ha battuti 69-51, ha festeggiato e se n'è andata decisamente felice. La truppa malconcia di Alessandro Ramagli no, è rimasta chiusa nello stanzone dei segreti per quasi un'ora, e solo lì è sembrata una squadra vera. Finalmente sono partiti degli urli, qualcuno ha tirato fuori gli attributi, altri hanno alzato la voce. Chiamiamoli chiarimenti, ad essere dei litigi non ci sono arrivati. Ha parlato l'allenatore, ha parlato il gm Marco Atripaldi, a turno hanno parlato i giocatori (è stato soprattutto qualcuno di loro ad urlare). Si sono detti in faccia ciò che pensano uno
dell'altro, si sono confrontati, alla fine confortati, almeno a parole hanno cercato di iniziare a risolvere i problemi, perché di problemi ce ne sono stati molti. All'inizio, sembrava un "tutti contro tutti", nato per estirpare il male e lasciarlo lì, a pochi passi dal mare. Da fuori pareva di ascoltare uno di quegli accesi dibattiti matrimoniali, necessari quando il rapporto potrebbe andare bene, ma in realtà non riesce a decollare. Ci sono stati pure degli urli, poi con il passare del tempo il tono della discussione è diminuito. Gli animi si sono calmati, il flusso numerico delle parole ha continuato ad assomigliare ad un fiume che aggredisce con forza la valle. Solo dopo un'ora, forse qualche minuto di meno, la porta dello spogliatoio alla destra del parterre si è aperta. Il primo a mettere la testa fuori è stato Atripaldi, che ha descritto perfettamente la realtà: "Abbiamo appena giocato la partita peggiore della nostra storia, sono davvero dispiaciuto per chi ha pagato il biglietto. Ma soprattutto per Ramagli, che ha perso così male nella sua città, e per i nostri tifosi, che non meritavano certo di assistere ad una cosa del genere".
E ancora: "Cosa è successo? Semplice, non abbiamo giocato la partita, e in campo i giocatori non hanno fatto assolutamente nulla di ciò che era
stato preparato in settimana. Di fronte alle difficoltà ci siamo sciolti. Sì, sono molto preoccupato".
Qualche secondo più tardi è uscito dallo stanzone anche Ramagli, e dietro di lui si è sentito un timido applauso. Erano i suoi giocatori, evidentemente colpiti dal lungo faccia a faccia. La musica del tecnico, è stata la stessa suonata dal gm: "Non abbiamo giocato, proprio come
accaduto in casa contro Varese e a Treviso la scorsa settimana. Per la terza volta consecutiva, davanti alle difficoltà ci siamo liquefatti. Il motivo? Purtroppo non lo so. Urge una presa di coscienza e di responsabilità". Quando il Palamacchia era ormai un tempio vuoto,
senza dei né fedeli, Atripaldi, Ramagli e il suo vice Luca Bechi si sono seduti in panchina e hanno parlato per altri venti minuti.
Un summit in piena regola, per analizzare il momentaccio e la partita che non è stata una partita: "Come si esce da questa situazione non lo so neppure io - ha concluso il gm - e i margini di miglioramento ci sono. Impossibile che non ci siano, perché quella vista qui a Livorno non è
stata una squadra di pallacanestro. I ragazzi erano in stato confusionale, impauriti, timorosi, sta succedendo il contrario di quello che doveva succedere. L'allenatore comunque non lo cambio, né me ne vado via io, che sono il primo responsabile di quanto accaduto. Probabilmente ho fatto degli errori. Fossi in Reggio Calabria, nostra prossima avversaria, sarei contentissimo di dover affrontare Biella in trasferta". Da oggi, diventa caldo anche il discorso mercato, si cerca un playmaker.
Alessandro Alciato
dell'altro, si sono confrontati, alla fine confortati, almeno a parole hanno cercato di iniziare a risolvere i problemi, perché di problemi ce ne sono stati molti. All'inizio, sembrava un "tutti contro tutti", nato per estirpare il male e lasciarlo lì, a pochi passi dal mare. Da fuori pareva di ascoltare uno di quegli accesi dibattiti matrimoniali, necessari quando il rapporto potrebbe andare bene, ma in realtà non riesce a decollare. Ci sono stati pure degli urli, poi con il passare del tempo il tono della discussione è diminuito. Gli animi si sono calmati, il flusso numerico delle parole ha continuato ad assomigliare ad un fiume che aggredisce con forza la valle. Solo dopo un'ora, forse qualche minuto di meno, la porta dello spogliatoio alla destra del parterre si è aperta. Il primo a mettere la testa fuori è stato Atripaldi, che ha descritto perfettamente la realtà: "Abbiamo appena giocato la partita peggiore della nostra storia, sono davvero dispiaciuto per chi ha pagato il biglietto. Ma soprattutto per Ramagli, che ha perso così male nella sua città, e per i nostri tifosi, che non meritavano certo di assistere ad una cosa del genere".
E ancora: "Cosa è successo? Semplice, non abbiamo giocato la partita, e in campo i giocatori non hanno fatto assolutamente nulla di ciò che era
stato preparato in settimana. Di fronte alle difficoltà ci siamo sciolti. Sì, sono molto preoccupato".
Qualche secondo più tardi è uscito dallo stanzone anche Ramagli, e dietro di lui si è sentito un timido applauso. Erano i suoi giocatori, evidentemente colpiti dal lungo faccia a faccia. La musica del tecnico, è stata la stessa suonata dal gm: "Non abbiamo giocato, proprio come
accaduto in casa contro Varese e a Treviso la scorsa settimana. Per la terza volta consecutiva, davanti alle difficoltà ci siamo liquefatti. Il motivo? Purtroppo non lo so. Urge una presa di coscienza e di responsabilità". Quando il Palamacchia era ormai un tempio vuoto,
senza dei né fedeli, Atripaldi, Ramagli e il suo vice Luca Bechi si sono seduti in panchina e hanno parlato per altri venti minuti.
Un summit in piena regola, per analizzare il momentaccio e la partita che non è stata una partita: "Come si esce da questa situazione non lo so neppure io - ha concluso il gm - e i margini di miglioramento ci sono. Impossibile che non ci siano, perché quella vista qui a Livorno non è
stata una squadra di pallacanestro. I ragazzi erano in stato confusionale, impauriti, timorosi, sta succedendo il contrario di quello che doveva succedere. L'allenatore comunque non lo cambio, né me ne vado via io, che sono il primo responsabile di quanto accaduto. Probabilmente ho fatto degli errori. Fossi in Reggio Calabria, nostra prossima avversaria, sarei contentissimo di dover affrontare Biella in trasferta". Da oggi, diventa caldo anche il discorso mercato, si cerca un playmaker.
Alessandro Alciato