L´EUROPA che ebbe come ultima capitale Bologna, anche se poi, il 5 maggio a casa nostra, alzò la coppa il Panathinaikos, riapre gli usci domani sera. Ridurre la coppa grossa a 24 squadre, anziché 32, garantisce equilibrio e qualità, ma una prima fase che ne salverà 5 su 8 (più la meno peggio delle seste) è un setaccio molto largo e poco selettivo, con cali d´interesse in agguato. Abituata a ruoli da protagonista, soprattutto con la Virtus, Bologna scende stavolta d´un gradino, almeno nel ranking iniziale. E´ solo realpolitik: all´oggi, la Virtus ha vinto a stento due partite su 4 in campionato, così come la Fortitudo. Entrambe hanno infermerie affollate e margini di crescita, ma vederle, anche più avanti, come forze dominanti resta un esercizio di smodato ottimismo.
Il declassamento investe anzitutto la Virtus, che da quando c´è l´Eurolega s´è sempre iscritta (tranne una volta) e che, negli ultimi 5 anni, s´era issata, per continuità di risultati, a club più prestigioso d´Europa. Spicca in tabella la sua onnipresenza forte e luminosa, segnata in più da sconfitte rade, spesso da contare sulle dita d´una mano (19 vinte e 3 perse, nel ´98 e nel 2001 dei trionfi). Proprio questa continuità è il valore più minacciato, in una squadra che al momento pare molto esposta in trasferta. Dove invece, in coppa, svoltano i destini e si separano i gruppi solidi da quelli pretenziosi. Assistita negli anni da una più fragile vocazione europea, tre volte stoppata dalla Virtus nelle sue edizioni più ambiziose, la Fortitudo propone un gruppo meno scafato di quelli che lo precedettero. Le prospettive, insomma, sono ristrette, di qua e di là, e sarà meglio non farsi illusioni. Poi, si conosce l´aria di città e la condanna a vivere fra anidridi corrosive ogni sconfitta. Sospettarne di frequenti è il minimo.
La Virtus ha un approccio più dolce, aprendo coi campioni di Francia: se la prima punta è l´antico Bonato, e i compari sono Marcelic e Evtimov, non sarà un sesto grado. Il Barca che attende la Skipper è la strafavorita e in fondo non è male andarci subito, ad assetti ancora instabili. Nel week-end, i blaugrana hanno perso in campionato (73-71) col piccolo Manresa, inchiodati da tale Lavina, 28 punti con 7 triple e soprattutto, in slalom alla sirena, il gol-partita. Non sta incantando Fucka (9 punti e un solo libero a 6´´ dalla fine, impattando anziché sorpassando), non ha giocato Bodiroga, che potrebbe però comparire giovedì.
Dicendo del Barca, si è finiti in area nobile: e allora, per tutti, i catalani non possono perdere questa coppa che inseguono da sempre, presi i cannoni e lo stratega e prenotata la Final Four in casa (che però non è un asso pigliatutto...). Lì accanto va messo ancora il Panathinaikos, che ha perso il re Dejan, ma ha gente navigata e in Obradovic il tecnico più vincente. E, in prima fila, è ormai salita pure la Benetton, che ha il callo giusto di tre Final Four in 10 anni, un gruppo collaudato e un ambiente meno soggetto ad ansie e pressioni. Forse non lo diranno mai apertamente, ma a Treviso di scudetti ne hanno già vinti e dare priorità alla coppa è il minimo. Infine, Messina è la guida adatta: era lui, della vocazione europea della Virtus, l´interprete più forte.
Dietro, è un mare magno, con nomi noti e qualche novità. Come Mosca, che stavolta s´è messa in mano a un allenatore (Ivkovic) e non al primo ex giocatore che passava in palestra. Come il Tau, che da un po´ naviga in zona traguardo e potrebbe attraccarvi se Griffith, oggi ingaggiato a mese e non più a 4 miliardi annui, non vorrà dare altri calci alla sua fortuna. Come la rampante Siena, o il rinfrescato Maccabi, o l´Ulker di Booker-Blair, o i soliti Efes e Real. Virtus e Fortitudo, per ora, son dietro. Poi, rivedersele in volo sarebbe anche bello.
Walter Fuochi
Il declassamento investe anzitutto la Virtus, che da quando c´è l´Eurolega s´è sempre iscritta (tranne una volta) e che, negli ultimi 5 anni, s´era issata, per continuità di risultati, a club più prestigioso d´Europa. Spicca in tabella la sua onnipresenza forte e luminosa, segnata in più da sconfitte rade, spesso da contare sulle dita d´una mano (19 vinte e 3 perse, nel ´98 e nel 2001 dei trionfi). Proprio questa continuità è il valore più minacciato, in una squadra che al momento pare molto esposta in trasferta. Dove invece, in coppa, svoltano i destini e si separano i gruppi solidi da quelli pretenziosi. Assistita negli anni da una più fragile vocazione europea, tre volte stoppata dalla Virtus nelle sue edizioni più ambiziose, la Fortitudo propone un gruppo meno scafato di quelli che lo precedettero. Le prospettive, insomma, sono ristrette, di qua e di là, e sarà meglio non farsi illusioni. Poi, si conosce l´aria di città e la condanna a vivere fra anidridi corrosive ogni sconfitta. Sospettarne di frequenti è il minimo.
La Virtus ha un approccio più dolce, aprendo coi campioni di Francia: se la prima punta è l´antico Bonato, e i compari sono Marcelic e Evtimov, non sarà un sesto grado. Il Barca che attende la Skipper è la strafavorita e in fondo non è male andarci subito, ad assetti ancora instabili. Nel week-end, i blaugrana hanno perso in campionato (73-71) col piccolo Manresa, inchiodati da tale Lavina, 28 punti con 7 triple e soprattutto, in slalom alla sirena, il gol-partita. Non sta incantando Fucka (9 punti e un solo libero a 6´´ dalla fine, impattando anziché sorpassando), non ha giocato Bodiroga, che potrebbe però comparire giovedì.
Dicendo del Barca, si è finiti in area nobile: e allora, per tutti, i catalani non possono perdere questa coppa che inseguono da sempre, presi i cannoni e lo stratega e prenotata la Final Four in casa (che però non è un asso pigliatutto...). Lì accanto va messo ancora il Panathinaikos, che ha perso il re Dejan, ma ha gente navigata e in Obradovic il tecnico più vincente. E, in prima fila, è ormai salita pure la Benetton, che ha il callo giusto di tre Final Four in 10 anni, un gruppo collaudato e un ambiente meno soggetto ad ansie e pressioni. Forse non lo diranno mai apertamente, ma a Treviso di scudetti ne hanno già vinti e dare priorità alla coppa è il minimo. Infine, Messina è la guida adatta: era lui, della vocazione europea della Virtus, l´interprete più forte.
Dietro, è un mare magno, con nomi noti e qualche novità. Come Mosca, che stavolta s´è messa in mano a un allenatore (Ivkovic) e non al primo ex giocatore che passava in palestra. Come il Tau, che da un po´ naviga in zona traguardo e potrebbe attraccarvi se Griffith, oggi ingaggiato a mese e non più a 4 miliardi annui, non vorrà dare altri calci alla sua fortuna. Come la rampante Siena, o il rinfrescato Maccabi, o l´Ulker di Booker-Blair, o i soliti Efes e Real. Virtus e Fortitudo, per ora, son dietro. Poi, rivedersele in volo sarebbe anche bello.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica
