Visto che ieri Tanjevic ha fatto molto Tanjevic, stanotte tocca alla Virtus provare a fare, almeno un po´, la Virtus. Comincia l´Eurolega contro l´Asvel Villeurbanne (al PalaMalaguti, alle 20.30, diretta Tele+Nero e, in radio, su LatteMiele), ex squadra di Boscia, in causa con il presidente per questioni contrattuali, ma senza rancori.
Gli aveva proposto di prendere il suo posto, dopo lo scudetto: capirete bene che l´allenatore avendo fatto vincere i francesi dopo 21 anni non si sentisse ancora pronto per una poltrona. Meglio la panchina, già promessa però, qualche mese prima dall´incauto padrone a Hervé che infatti oggi comanda. Ma i ricordi di quel pianeta restano colorati e affettuosi. «Una conferenza stampa così - introduce Boscia per rendere la differenza - sarebbe impensabile in Francia: la fanno per annunciare la guerra con l´Iraq non per una gara di basket. Qui è diverso: anche io vivo uno stress mica da ridere. Sono stato proprio sciocco: potevo fare il presidente e invece ho rifiutato cercando questo veleno». Ride, spiegando. Fa battute, scherza, perché lo stress si addomestica anche così. Oltre il sigaro. E ripete il concetto perché ci tiene a far capire che non è una stagione facile e che anche i ragazzi possono sentirne il peso. Due sconfitte in campionato, un´identità perduta, gli infortuni, il passato che viene sempre a galla. Come rivela anche Andersen che forse sta studiando per l´Nba, il prossimo anno, ma intanto cerca di non essere rimandato qui: «E´ un test per noi lunghi, questo periodo. Logico che soffriamo un po´, come a Varese: facciamo falli stupidi e poi andiamo un po´ fuori di testa».
Come se l´avesse sentito, Boscia. Che decide di prendersi molte responsabilità, per evitare troppe flagellazioni ad un gruppo già turbato dall´improvvisa fragilità e non proprio coccolato fuori. Il più forte è lui, insomma: «Non mi aspettavo questa situazione, anche se è vero che in carriera mai niente mi è andato liscio e anche l´anno passato a Lione cominciai così. Però qui ho sbagliato a fare le previsioni, sui tempi, sugli inserimenti. Siamo indietro, tra gente che si è fatta male e altri arrivati tardi. Ma io ho sbagliato come fossi un principiante, bisognava arrivare a questo momento con una squadra più preparata di quel che invece è, per quel che ho fatto io». Colpa sua. Non di Sekularac, ad esempio, dipinto come il nuovo Danilovic, poi provato da play, e invece, per ora, ritornato esterno: «Il ragazzo si è impaurito di quel ruolo. A me sembra tagliato, perché è un buon passatore: poi in genere gli slavi si prendono la palla e fanno loro, subito. Vale la frase scritta in ogni "cesso" della Jugoslavia: meglio presuntuoso che impotente. I montenegrini poi pensano di insegnare l´italiano agli italiani. In questo caso invece il ragazzo sta un po´ patendo la pressione: se le cose vanno male è facile cercare scuse. Ma c´è tempo: uno forte come lui ti sorprende quando non gioca bene».
Da qui al mercato, alla ricerca di altri giocatori. Tanjevic traccia il profilo del possibile arrivo, per quel servirebbe, vista la situazione, senza però entrare nel dettaglio dei tempi: «Più che un play, poiché sapete bene che io non avere un solo papà in squadra, perché fermando quello fermi tutto, servirebbe un giocatore che produca punti. Dico: eventualmente servirebbe uno con quelle caratteristiche. Per adesso non abbiamo deciso nulla, valuteremo. Intanto stasera dobbiamo consumare tutte le energie che abbiamo in corpo, provando anche il rientro di Gagneur». Un francese contro i francesi. Che riportano qui Evtimov e Marcelic, ex della Fortitudo, e che hanno in Bonato e Petrov due che Boscia conosce bene. Mancherà Frigout: al suo posto Thierry Gadou, preso a gettone fino a novembre. Ecco, oltre le suggestioni di tutti e il dato degli abbonati che stasera dovrebbe essere giustamente comunicato, questa sarebbe, al ritorno in Europa, una gara da vincere. «Andiamo a sgobbare insieme», è lo slogan di Boscia. Un po´ meno forte di quello delle toilette slave, ma dovrebbe essere solo l´inizio.
Valentina Desalvo
Gli aveva proposto di prendere il suo posto, dopo lo scudetto: capirete bene che l´allenatore avendo fatto vincere i francesi dopo 21 anni non si sentisse ancora pronto per una poltrona. Meglio la panchina, già promessa però, qualche mese prima dall´incauto padrone a Hervé che infatti oggi comanda. Ma i ricordi di quel pianeta restano colorati e affettuosi. «Una conferenza stampa così - introduce Boscia per rendere la differenza - sarebbe impensabile in Francia: la fanno per annunciare la guerra con l´Iraq non per una gara di basket. Qui è diverso: anche io vivo uno stress mica da ridere. Sono stato proprio sciocco: potevo fare il presidente e invece ho rifiutato cercando questo veleno». Ride, spiegando. Fa battute, scherza, perché lo stress si addomestica anche così. Oltre il sigaro. E ripete il concetto perché ci tiene a far capire che non è una stagione facile e che anche i ragazzi possono sentirne il peso. Due sconfitte in campionato, un´identità perduta, gli infortuni, il passato che viene sempre a galla. Come rivela anche Andersen che forse sta studiando per l´Nba, il prossimo anno, ma intanto cerca di non essere rimandato qui: «E´ un test per noi lunghi, questo periodo. Logico che soffriamo un po´, come a Varese: facciamo falli stupidi e poi andiamo un po´ fuori di testa».
Come se l´avesse sentito, Boscia. Che decide di prendersi molte responsabilità, per evitare troppe flagellazioni ad un gruppo già turbato dall´improvvisa fragilità e non proprio coccolato fuori. Il più forte è lui, insomma: «Non mi aspettavo questa situazione, anche se è vero che in carriera mai niente mi è andato liscio e anche l´anno passato a Lione cominciai così. Però qui ho sbagliato a fare le previsioni, sui tempi, sugli inserimenti. Siamo indietro, tra gente che si è fatta male e altri arrivati tardi. Ma io ho sbagliato come fossi un principiante, bisognava arrivare a questo momento con una squadra più preparata di quel che invece è, per quel che ho fatto io». Colpa sua. Non di Sekularac, ad esempio, dipinto come il nuovo Danilovic, poi provato da play, e invece, per ora, ritornato esterno: «Il ragazzo si è impaurito di quel ruolo. A me sembra tagliato, perché è un buon passatore: poi in genere gli slavi si prendono la palla e fanno loro, subito. Vale la frase scritta in ogni "cesso" della Jugoslavia: meglio presuntuoso che impotente. I montenegrini poi pensano di insegnare l´italiano agli italiani. In questo caso invece il ragazzo sta un po´ patendo la pressione: se le cose vanno male è facile cercare scuse. Ma c´è tempo: uno forte come lui ti sorprende quando non gioca bene».
Da qui al mercato, alla ricerca di altri giocatori. Tanjevic traccia il profilo del possibile arrivo, per quel servirebbe, vista la situazione, senza però entrare nel dettaglio dei tempi: «Più che un play, poiché sapete bene che io non avere un solo papà in squadra, perché fermando quello fermi tutto, servirebbe un giocatore che produca punti. Dico: eventualmente servirebbe uno con quelle caratteristiche. Per adesso non abbiamo deciso nulla, valuteremo. Intanto stasera dobbiamo consumare tutte le energie che abbiamo in corpo, provando anche il rientro di Gagneur». Un francese contro i francesi. Che riportano qui Evtimov e Marcelic, ex della Fortitudo, e che hanno in Bonato e Petrov due che Boscia conosce bene. Mancherà Frigout: al suo posto Thierry Gadou, preso a gettone fino a novembre. Ecco, oltre le suggestioni di tutti e il dato degli abbonati che stasera dovrebbe essere giustamente comunicato, questa sarebbe, al ritorno in Europa, una gara da vincere. «Andiamo a sgobbare insieme», è lo slogan di Boscia. Un po´ meno forte di quello delle toilette slave, ma dovrebbe essere solo l´inizio.
Valentina Desalvo
Fonte: La Repubblica