PESARO — «Sai che questo palazzetto me lo ricordavo più grande?». Comincia così il tuffo nel passato di Carlton Myers. Non metteva più piede nel vecchio palas di viale dei Partigiani da anni. Ne sono passati già dieci da quando vestiva la maglia biancorossa numero 10, agli albori della sua carriera. E' stato qui un paio di giorni, per il raduno della Nazionale a far da chioccia a un gruppo di giovani che stanno cercando di capire quanta strada possono fare in azzurro. Carlton non s'è allenato a pieni giri per un fastidio al tendine rotuleo, ma di sicuro è venuto volentieri da queste parti, così il piccolo Joel, che adesso ha sette anni, ha potuto saltellargli attorno tutto il tempo.
«Mi vengono in mente un sacco di ricordi qui dentro, legati a momenti particolari della mia carriera. Tante vittorie all'ultimo secondo, in ogni caso tante vittorie. Bei ricordi, sicuramente» dice dopo una lunga pausa alla Celentano.
Stiamo parlando di episodi accaduti una decina d'anni fa: come sei cambiato da allora?
«Ho un figlio. Sono un po' più vecchio, forse meno atletico. Comunque la mia la dico lo stesso».
Tutte le estati ripartono le voci su Myers che torna a Pesaro: te la senti di mettere la parola fine a questo tormentone oppure no?
«In effetti c'era stata una possibilità quando ho divorziato dalla Fortitudo. Mi è dispiaciuto non riuscire a ritornare a Pesaro, ma dicevano che il contratto era troppo alto. Non credo fosse solo per quello».
Cosa vuoi dire?
«Lasciamo perdere. Mi hanno riferito alcune cose, ma sono voci e quindi non posso esserne sicuro».
Sembri sempre un po' triste quando si parla di Pesaro: come mai?
«Mi bruciò molto essere rimandato a casa dieci anni fa. La società non credette in me abbastanza da riscattare la metà del mio contratto. Ricordo ancora quel giorno in cui venne sancito il mio dietro-front verso Rimini: tornai a casa in macchina da solo piangendo amaramente».
Ma a Pesaro sei ancora legato, vero?
«Certo che lo sono. Mia madre è di Perticara. E coi tifosi ho sempre mantenuto un buon rapporto».
Si diceva che non ti saresti mai spostato dal triangolo Rimini-Pesaro-Bologna: come mai alla fine è accaduto?
«E' stata una mia scelta quella di lasciare Bologna, dove ho trascorso i migliori anni della mia vita. Cestistica, intendo».
Myers a Roma come lo vedi?
«Una bella avventura. La società mi piace, è ambiziosa e confido di fare meglio dell'anno passato. Io e Bonora avevamo studiato il calendario alla vigilia e contavamo di essere in testa: quel passo falso con Roseto in casa nostra è imperdonabile, per questo mi sono arrabbiato così tanto alla fine della partita. Finalmente il palazzetto era pieno e noi li abbiamo mandati a casa delusi».
La Scavolini come la giudichi?
«A Roma sinceramente l'ho vista bene. E va riconosciuto che ha avuto un calendario molto difficile. Penso che possa crescere».
Recalcati punta ancora su Myers in azzurro: risponderai presente?
«Io rispondo volentieri alla chiamata della Nazionale, ma spero che lo facciano anche gli altri uomini importanti di cui abbiamo bisogno. Se non viene Fucka, non possiamo fare un grande Europeo. Lui è fondamentale».
Elisabetta Ferri
«Mi vengono in mente un sacco di ricordi qui dentro, legati a momenti particolari della mia carriera. Tante vittorie all'ultimo secondo, in ogni caso tante vittorie. Bei ricordi, sicuramente» dice dopo una lunga pausa alla Celentano.
Stiamo parlando di episodi accaduti una decina d'anni fa: come sei cambiato da allora?
«Ho un figlio. Sono un po' più vecchio, forse meno atletico. Comunque la mia la dico lo stesso».
Tutte le estati ripartono le voci su Myers che torna a Pesaro: te la senti di mettere la parola fine a questo tormentone oppure no?
«In effetti c'era stata una possibilità quando ho divorziato dalla Fortitudo. Mi è dispiaciuto non riuscire a ritornare a Pesaro, ma dicevano che il contratto era troppo alto. Non credo fosse solo per quello».
Cosa vuoi dire?
«Lasciamo perdere. Mi hanno riferito alcune cose, ma sono voci e quindi non posso esserne sicuro».
Sembri sempre un po' triste quando si parla di Pesaro: come mai?
«Mi bruciò molto essere rimandato a casa dieci anni fa. La società non credette in me abbastanza da riscattare la metà del mio contratto. Ricordo ancora quel giorno in cui venne sancito il mio dietro-front verso Rimini: tornai a casa in macchina da solo piangendo amaramente».
Ma a Pesaro sei ancora legato, vero?
«Certo che lo sono. Mia madre è di Perticara. E coi tifosi ho sempre mantenuto un buon rapporto».
Si diceva che non ti saresti mai spostato dal triangolo Rimini-Pesaro-Bologna: come mai alla fine è accaduto?
«E' stata una mia scelta quella di lasciare Bologna, dove ho trascorso i migliori anni della mia vita. Cestistica, intendo».
Myers a Roma come lo vedi?
«Una bella avventura. La società mi piace, è ambiziosa e confido di fare meglio dell'anno passato. Io e Bonora avevamo studiato il calendario alla vigilia e contavamo di essere in testa: quel passo falso con Roseto in casa nostra è imperdonabile, per questo mi sono arrabbiato così tanto alla fine della partita. Finalmente il palazzetto era pieno e noi li abbiamo mandati a casa delusi».
La Scavolini come la giudichi?
«A Roma sinceramente l'ho vista bene. E va riconosciuto che ha avuto un calendario molto difficile. Penso che possa crescere».
Recalcati punta ancora su Myers in azzurro: risponderai presente?
«Io rispondo volentieri alla chiamata della Nazionale, ma spero che lo facciano anche gli altri uomini importanti di cui abbiamo bisogno. Se non viene Fucka, non possiamo fare un grande Europeo. Lui è fondamentale».
Elisabetta Ferri
Fonte: Il Resto del Carlino