BARCELLONA - Savic, i suoi amici di Barcellona che dicono: Bodiroga gioca o no?
«Credo di sì, anzi secondo me stasera lo vediamo in campo di sicuro. Così almeno mi dicono qui».
Certo che, a ripensarci, pare sempre strano che uno che ha scelto di vivere a Barcellona, e poteva scegliere di lavorarci come vice di Pesic, abbia invece deciso di fare il direttore sportivo a Bologna. La linea qual è, mai lavorare nel posto in cui si abita?
«Non solo, perché a volte vivere e lavorare nello stesso posto può anche essere una comodità: bisogna vedere le situazioni. Ma io non l´ho fatto perché almeno un´idea chiara per la mia carriera dopo il campo ce l´avevo. Ed era quella che mai sarei diventato allenatore».
E perché?
«Perché sono stufo di cambiare città ogni due anni, come ho fatto per una vita. E se sei allenatore, vai dove c´è l´opportunità, non puoi scegliere tanto».
Oddio, non è che in Fortitudo i dirigenti siano abituati a dei vitalizi.
«Certo, infatti in casa mia c´è una valigia sempre pronta. Però un dirigente ha forse mediamente più tempo per lavorare, stabilizzarsi, legarsi al posto in cui lavora. Poi non lo so, ho appena cominciato, vedremo cosa succederà».
L´inizio, visto da fuori, è parso buono, poi sono arrivate le due sconfitte in campionato, quasi improvvise. Si è spaventato?
«Se ho avuto paura? Ma no, ho giocato tanto, lo so bene come funzionano le squadre. Appena fatte piacciono a tutti, poi il problema è farle giocare. Noi abbiamo iniziato e ci mancava poco che tutti insieme non si fossero mai allenati. Sapevo che ci potevano essere problemi, non mi sono sorpreso. So come si fa a perdere, perché è vero che ho vinto tanto, ma ho anche perso parecchio. E ogni volta ho visto grandi drammi sparire alla prima vittoria».
A proposito, è se non altro possibile che la Fortitudo riesca a vincere questa notte contro il Barcellona delle stelle?
«E´ dura, sarebbe dura per tutti. Loro forse sono davvero la migliore d´Europa, o anche solo una delle migliori. Però è possibile batterli, perché in questo momento nemmeno il Barcellona è all´altezza del Barcellona. Ossia delle sue reali potenzialità».
Qual è il loro problema?
«La difesa, prendono punti con troppa facilità. Hanno un grande allenatore, Pesic, che ha nella sua filosofia proprio la difesa dura, ma deve risolvere il problema di un gruppo e di un ambiente che non ha ancora quella mentalità, e in certi giocatori neppure le caratteristiche. Insegnare a difendere non è difficile, imparare a farlo sì».
Dopo esserne stato l´avversario più duro, sia in nazionale sia in quei famigerati derby con la Virtus, poi la chioccia in squadra e quindi il dirigente che l´ha venduto al Barcellona, che rapporti ha con Fucka?
«Eravamo a cena l´altra sera, e capita spesso. Gregor è un ragazzo molto semplice, davvero non ho mai avuto problemi con lui».
Da giocatori, magari è stato vero il contrario.
«Ma no, era normale che per caratteristiche lui mi soffrisse, ma vi giuro che di quegli scontri ne hanno parlato in tanti, tranne lui, che mai, nemmeno per scherzo, m´ha rimproverato nulla. Era solo basket, noi l´abbiamo sempre saputo».
Potenzialmente parlando, questo Barcellona vale la Virtus del '98, quella che vinse Eurolega e scudetto?
«Non credo, direi di no. Noi eravamo un gruppo duro a difendere e con punti nelle mani di tutti, c´era molta forza morale. Loro ancora non si sa».
Il gruppo che avete costruito in Fortitudo invece com´è?
«La nostra squadra ha un difetto. Sono tutti troppo buoni, non litigano mai in allenamento, non si arrabbiano, non si tirano sberle. Ma come si fa? Io gliel´ho detto a Matteo, per te il lavoro così è troppo facile. Per fortuna c´è Poz che fa un po´ di casino ogni tanto».
E gli altri?
«Beh, a parte tutto, io credo che abbiamo pure qualche personalità unita al talento. Poz, Basile, Galanda, Kovacic, Scepanovic sono gente che ci può dare equilibrio. Una squadra deve avere l´asse play-ala-pivot molto affidabile, e secondo me noi ce l´abbiamo, e ce l´avremo sempre di più se cresceremo bene».
Rispetto ai tempi in cui era giocatore, come è cambiata la vita di Zoran?
«Quest´estate nemmeno un giorno di vacanza, è cambiata così. Ora i ritmi per fortuna sono migliori, ma l´inizio è stato molto impegnativo».
Lo stress che i giocatori sfogano in campo, i dirigenti come lo bruciano?
«Quello è un problema, perché i giocatori hanno la partita per scaricare, l´allenatore ha i giocatori, ma il dirigente non ha nessuno. E alla fine mi sa che scarica sempre sulla moglie».
La prossima mossa di Savic sarà entrare nello spogliatoio a cercare di far litigare i giocatori fra loro?
«Magari. Lo dicevo l´altra sera a Matteo: il prossimo che prendiamo non m´importa se è bravo no, ma almeno un po´ cattivo deve esserlo, almeno lui...».
Giovanni Egidio
«Credo di sì, anzi secondo me stasera lo vediamo in campo di sicuro. Così almeno mi dicono qui».
Certo che, a ripensarci, pare sempre strano che uno che ha scelto di vivere a Barcellona, e poteva scegliere di lavorarci come vice di Pesic, abbia invece deciso di fare il direttore sportivo a Bologna. La linea qual è, mai lavorare nel posto in cui si abita?
«Non solo, perché a volte vivere e lavorare nello stesso posto può anche essere una comodità: bisogna vedere le situazioni. Ma io non l´ho fatto perché almeno un´idea chiara per la mia carriera dopo il campo ce l´avevo. Ed era quella che mai sarei diventato allenatore».
E perché?
«Perché sono stufo di cambiare città ogni due anni, come ho fatto per una vita. E se sei allenatore, vai dove c´è l´opportunità, non puoi scegliere tanto».
Oddio, non è che in Fortitudo i dirigenti siano abituati a dei vitalizi.
«Certo, infatti in casa mia c´è una valigia sempre pronta. Però un dirigente ha forse mediamente più tempo per lavorare, stabilizzarsi, legarsi al posto in cui lavora. Poi non lo so, ho appena cominciato, vedremo cosa succederà».
L´inizio, visto da fuori, è parso buono, poi sono arrivate le due sconfitte in campionato, quasi improvvise. Si è spaventato?
«Se ho avuto paura? Ma no, ho giocato tanto, lo so bene come funzionano le squadre. Appena fatte piacciono a tutti, poi il problema è farle giocare. Noi abbiamo iniziato e ci mancava poco che tutti insieme non si fossero mai allenati. Sapevo che ci potevano essere problemi, non mi sono sorpreso. So come si fa a perdere, perché è vero che ho vinto tanto, ma ho anche perso parecchio. E ogni volta ho visto grandi drammi sparire alla prima vittoria».
A proposito, è se non altro possibile che la Fortitudo riesca a vincere questa notte contro il Barcellona delle stelle?
«E´ dura, sarebbe dura per tutti. Loro forse sono davvero la migliore d´Europa, o anche solo una delle migliori. Però è possibile batterli, perché in questo momento nemmeno il Barcellona è all´altezza del Barcellona. Ossia delle sue reali potenzialità».
Qual è il loro problema?
«La difesa, prendono punti con troppa facilità. Hanno un grande allenatore, Pesic, che ha nella sua filosofia proprio la difesa dura, ma deve risolvere il problema di un gruppo e di un ambiente che non ha ancora quella mentalità, e in certi giocatori neppure le caratteristiche. Insegnare a difendere non è difficile, imparare a farlo sì».
Dopo esserne stato l´avversario più duro, sia in nazionale sia in quei famigerati derby con la Virtus, poi la chioccia in squadra e quindi il dirigente che l´ha venduto al Barcellona, che rapporti ha con Fucka?
«Eravamo a cena l´altra sera, e capita spesso. Gregor è un ragazzo molto semplice, davvero non ho mai avuto problemi con lui».
Da giocatori, magari è stato vero il contrario.
«Ma no, era normale che per caratteristiche lui mi soffrisse, ma vi giuro che di quegli scontri ne hanno parlato in tanti, tranne lui, che mai, nemmeno per scherzo, m´ha rimproverato nulla. Era solo basket, noi l´abbiamo sempre saputo».
Potenzialmente parlando, questo Barcellona vale la Virtus del '98, quella che vinse Eurolega e scudetto?
«Non credo, direi di no. Noi eravamo un gruppo duro a difendere e con punti nelle mani di tutti, c´era molta forza morale. Loro ancora non si sa».
Il gruppo che avete costruito in Fortitudo invece com´è?
«La nostra squadra ha un difetto. Sono tutti troppo buoni, non litigano mai in allenamento, non si arrabbiano, non si tirano sberle. Ma come si fa? Io gliel´ho detto a Matteo, per te il lavoro così è troppo facile. Per fortuna c´è Poz che fa un po´ di casino ogni tanto».
E gli altri?
«Beh, a parte tutto, io credo che abbiamo pure qualche personalità unita al talento. Poz, Basile, Galanda, Kovacic, Scepanovic sono gente che ci può dare equilibrio. Una squadra deve avere l´asse play-ala-pivot molto affidabile, e secondo me noi ce l´abbiamo, e ce l´avremo sempre di più se cresceremo bene».
Rispetto ai tempi in cui era giocatore, come è cambiata la vita di Zoran?
«Quest´estate nemmeno un giorno di vacanza, è cambiata così. Ora i ritmi per fortuna sono migliori, ma l´inizio è stato molto impegnativo».
Lo stress che i giocatori sfogano in campo, i dirigenti come lo bruciano?
«Quello è un problema, perché i giocatori hanno la partita per scaricare, l´allenatore ha i giocatori, ma il dirigente non ha nessuno. E alla fine mi sa che scarica sempre sulla moglie».
La prossima mossa di Savic sarà entrare nello spogliatoio a cercare di far litigare i giocatori fra loro?
«Magari. Lo dicevo l´altra sera a Matteo: il prossimo che prendiamo non m´importa se è bravo no, ma almeno un po´ cattivo deve esserlo, almeno lui...».
Giovanni Egidio
Fonte: La Repubblica