ROBERTO Brunamonti, possiamo chiamarlo derby, anche se oggi la sua bandiera è quella di un´altra Virtus, Roma, e non più Bologna?
«Sì, un po´ è derby. O meglio: con la Fortitudo, per me, sarà sempre una partita diversa».
Sarà pure una strana impressione sentirsi nelle mani di Myers, e puntare che i suoi tiri entrino, anziché uscire.
«Giusto pure questo, anche se il vero derby mi sa che sia il suo. La Fortitudo è stata la sua squadra, la sua società, direi la sua vita. L´ha già incontrata più volte, ma penso che Carlton lo senta sempre, un giorno così. Strani intrecci, davvero».
Già, c´è pure Savic, che vinse una Coppa Italia con Brunamonti allenatore, e uno scudetto e un´Eurolega con lei dirigente. Ora vi siete messi a fare lo stesso mestiere.
«Zoran con gli 'altri´ di là continua a colpirmi. Perché l´ho avuto spesso accanto. Mai da compagno, purtroppo, visti pure i 7 anni di differenza. Però lo ricordo bene, in Virtus: il primo anno s´ambientò, il secondo fu decisivo. L´ho invidiato».
E perché?
«Perché io ho avuto una carriera che m´ha dato tutto, ma non i due canestri che vorrei aver segnato. La bomba di Savic a Barcellona con l´Aek. E il tiro da 4 di Sasha. Roba così l´ho solo sognata».
Sarà per un´altra vita. Intanto, avete rifatto due squadre. E che Fortitudo ha fatto Savic?
«Nuova, diversa, credo stando in un budget. A me piace, ha uomini intercambiabili, coi meccanismi a posto sarà nelle prime tre. Poi, Delfino l´avrei preso anch´io. E pure Barton, qui a Roma».
E la sua che squadra è?
«Detto che il nostro scudetto sarebbe portare gente al palazzo, è una squadra con un valore definito, benchè manchi ancora un uomo. Ma abbiamo un solo visto da spendere, in Europa c´è poco e pigliando un extracomunitario tremeremmo poi per ogni influenza. Questa norma dei visti ha creato belle disparità. Io ne ho 4 e riga, c´è chi ne ha 6 e la faccenda farà differenza. Non per lo scudetto: quello lo vincerà chi deve vincerlo, ma nei posti dietro sì. Roma è questa e questa sarà, altre potranno far innesti».
In vent´anni di Virtus aveva mai visto un silenzio stampa?
«Non ricordo quando, ma qualcosa ci fu. Vent´anni sono tanti...».
E dalla sua Virtus Roma, adesso, che impressione ha di quell´altra?
«Più che impressioni, dispiaceri. Con tanti infortuni, diventa tutto difficile». (w.f.)
«Sì, un po´ è derby. O meglio: con la Fortitudo, per me, sarà sempre una partita diversa».
Sarà pure una strana impressione sentirsi nelle mani di Myers, e puntare che i suoi tiri entrino, anziché uscire.
«Giusto pure questo, anche se il vero derby mi sa che sia il suo. La Fortitudo è stata la sua squadra, la sua società, direi la sua vita. L´ha già incontrata più volte, ma penso che Carlton lo senta sempre, un giorno così. Strani intrecci, davvero».
Già, c´è pure Savic, che vinse una Coppa Italia con Brunamonti allenatore, e uno scudetto e un´Eurolega con lei dirigente. Ora vi siete messi a fare lo stesso mestiere.
«Zoran con gli 'altri´ di là continua a colpirmi. Perché l´ho avuto spesso accanto. Mai da compagno, purtroppo, visti pure i 7 anni di differenza. Però lo ricordo bene, in Virtus: il primo anno s´ambientò, il secondo fu decisivo. L´ho invidiato».
E perché?
«Perché io ho avuto una carriera che m´ha dato tutto, ma non i due canestri che vorrei aver segnato. La bomba di Savic a Barcellona con l´Aek. E il tiro da 4 di Sasha. Roba così l´ho solo sognata».
Sarà per un´altra vita. Intanto, avete rifatto due squadre. E che Fortitudo ha fatto Savic?
«Nuova, diversa, credo stando in un budget. A me piace, ha uomini intercambiabili, coi meccanismi a posto sarà nelle prime tre. Poi, Delfino l´avrei preso anch´io. E pure Barton, qui a Roma».
E la sua che squadra è?
«Detto che il nostro scudetto sarebbe portare gente al palazzo, è una squadra con un valore definito, benchè manchi ancora un uomo. Ma abbiamo un solo visto da spendere, in Europa c´è poco e pigliando un extracomunitario tremeremmo poi per ogni influenza. Questa norma dei visti ha creato belle disparità. Io ne ho 4 e riga, c´è chi ne ha 6 e la faccenda farà differenza. Non per lo scudetto: quello lo vincerà chi deve vincerlo, ma nei posti dietro sì. Roma è questa e questa sarà, altre potranno far innesti».
In vent´anni di Virtus aveva mai visto un silenzio stampa?
«Non ricordo quando, ma qualcosa ci fu. Vent´anni sono tanti...».
E dalla sua Virtus Roma, adesso, che impressione ha di quell´altra?
«Più che impressioni, dispiaceri. Con tanti infortuni, diventa tutto difficile». (w.f.)
Fonte: La Repubblica