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Roma si ferma sul ferro

Wurth battuta da Roseto e Allen. Fatale l’ultimo tiro

ROMA - Un’altra sconfitta incredibile per la Virtus, un altro kappaò inspiegabile per Roma cui tutto va male: perde sul campo, la deridono così come i ladri che per la seconda volta nel giro di pochi giorni hanno visitato il centro sportivo di Settebagni sottraendo ancora tute, scarpe e altro materiale in ufficio. Stavolta la Virtus ha perso contro una Roseto dimessa che nel primo tempo ha fatto tutto il possibile per perdere mettendo a segno appena 19 punti. Poi la Wurth ci ha messo del suo, come sempre, e ha capovolto la situazione. Un parziale incredibile per Roseto, 16-2, con gli uomini di Caja impassibili, immobili, con un Allen disastroso dopo aver diretto decentemente nel primo tempo. Se ad una squadra mancano due pilastri, è impossibile andare avanti. Senza un grande pivot (Handlogten è ancora fermo per la distorsione alla caviglia rimediata a Treviso) e senza il playmaker... E aggiungiamo anche l’assenza di Carlton Myers. Dicevamo di Allen, ieri regista virtuale più che mai. Jerome ha insistito al tiro nella sera che proprio non andava: 1 su 10 da 3 punti già la dice lunga per un complessivo 4 su 16 dal campo. Ma, al di là di queste medie, Allen non ha fatto giocare la squadra. Che poi è il vero ruolo del play. Ha insistito a competere con Gilmore perdendo sia la sfida personale che quella della squadra. Ha cercato di rimediare Tonolli, perfetto lui con un eccezionale 5 su 5 nelle triple (e 3 su 4 da 2 punti) mentre anche Marcaccini ha deluso con zero su 5 da 3 punti. Poco importa se l’ultimo tiro, quello della disperazione, Callahan lo abbia mandato sul ferro. Sarebbe stato pari - ha vinto Roseto, alla fine, 64-62 - e si sarebbe giocato il supplementare. Che Roma non avrebbe meritato di vincere. Tutto sotto gli occhi del presidente e patron Claudio Toti che ancora non riesce a prendere una decisione, a farsi sentire. Certo, adesso qualsiasi cosa faccia sarebbe in ritardo. Speriamo nell’anno nuovo con una società ricostruita davvero. A proposito dell’ultimo tiro di Callahan: ma la palla doveva finire proprio a lui?
La Roseto di ieri sera, squadra di una terra meravigliosa dove il basket è qualcosa di speciale, è parsa un’autentica armata. Ma ha vinto perché dentro gli uomini di coach Impaloni hanno la voglia di giocare a pallacanestro, hanno il desiderio di non arrendersi. Amano lo sport e cercano sempre di divertirsi e di vincere. Elementi che questa Roma non ha davvero. Roseto si è presentata al Palazzetto con solo facce di stranieri tranne due, Ruggiero e Max Monti, quest’ultimo vecchia conoscenza di Roma con identiche capacità interpretative di questo sport di quando giocava qui. Al Palazzetto c’era Boni c’era, ma seduto, costretto a guardare la gara insieme a Valerio Bianchini, che del proprietario è il consigliere. Boni non ha giocato perché Martinelli, il patron, lo aveva sospeso.
Doveva essere una tranquilla serata per la Wurth che voleva farsi perdonare la sconfitta di Trieste. Inizio sottotono, poco brio, poca voglia di correre per entrambe le squadre. Tonolli ha cominciato subito a battere da fuori, Zanelli ha trovato qualche punto e qualche applauso. Tutto facile nel secondo quarto, e sembrava che la pratica Roseto dovesse passare al timbro solo per formalità. Invece, ecco l’imponderabile. Toranti sul parquet per il secondo tempo, si è scatenato Gilmore. Otto punti di fila, il via alla riscossa, all’operazione aggancio, con una Roma attonita, incapace di reagire, con Allen in fuorigiri a sparare da lontano e sempre senza mira. Quest’anno i grandi vantaggi accumulati (ieri sera 17 punti (34-17 con la tripla di Tonolli) vengono consumati con grande solerzia. Con gli abruzzesi addosso ci ha provato Righetti a mettere ancora un po’ di differenza prima che Allen perdesse l’ennesima palla e Sims infilasse i due liberi del sorpasso (42-41 al 28’). Sperare in una resurrezione era impossibile per una Roma in trance, con un Allen irriconoscibile e con Marcaccini che non vedeva il canestro. Eppure, la Virtus ha avuto l’opportunità di portarsi a casa i due punti ma laggiù, nei secondi caldissimi di un finale dove pochi cervelli sapevano ragionare, un passi (dubbio) fischiato a Righetti e altre nefandezze giallorosse.
No, così proprio non va per Roma e non va neppure per gli arbitri. Nessuna contestazione per sconfitta o vittoria ma la coppia di ieri, Ramilli e Seghetti, ha diretto male, non vedendo falli macroscopici, intepretando il regolamento a modo loro. Se la Federazione vuole avere credibilità, deve intervenire davvero in questo settore.
Carlo Santi

WURTH ROMA-ROSETO 62-64
WURTH ROMA: Allen 9 (3/6, 1/10), Marcaccini (0/0, 0/5), Righetti 17 (2/5, 3/9), Tonolli 23 (3/4, 5/5), Callahan 6 (2/5, 0/1), Zanelli 7 (2/3, 1/1), Masper (0/1). N.e.: Del Brocco, Grilli e Santolamazza.
EURO ROSETO: Gilmore 19 (1/4, 5/9), Sims 11 (4/7, 0/3), Hicks 8 (4/6, 0/1), Grant 12 (2/6, 2/2), Lockharth (0/2, 0/1), Ruggiero 11 (0/1, 3/4), Swinson (2 (1/6), Monti 1. N.e.: Sisinni e Swords.
Arbitri: Ramilli e Seghetti.
Note: parziali: 17-11, 34-19, 47-48. Tiri liberi: Roma 8/9, Roseto 10/16. Tiri da 3 punti: Roma 10/31, Roseto 10/20. Uscito per 5 falli: Zanelli (55-58). Percentuali al tiro: Roma 22/56 (39%), Roseto 22/52 (42%). Rimbalzi: Roma 31 (10 off., 21 dif.), Roseto 36 (12 off., 24 dif.).
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