UDINE - Mai derby fu più sentito, sul fronte friulano, da decenni a questa parte. Un appuntamento dal sapore di revanche dopo l’indiscutibile stop dell’andata e i successivi travagli caduti addosso agli arancione sotto forma di abbandoni (Gentile ed Esposito), infortuni lunghi ma recuperati (Alibegovic) e definitivi (Scott e Smith).
Così i preparativi, al Carnera, sono iniziati sin dal martedì precedente il derby quando, nell’intervallo del match con Roseto, una rappresentanza della tifoseria dotata di megafono aveva girato l’anello del palazzetto vendendo bandierine arancione. Venerdì sera, poi, sotto gli occhi attenti del capo ultrà Roccia, meglio noto ai triestini come «Mastro Lindo» per via del cranio rasato e della maglietta bianca sul torace palestrato, la curva Snaidero aveva gettato le basi della coreografia mentre la squadra si allenava e patron Edi e signora osservavano il tutto con aria apparentemente disincantata.
Così, in un’atmosfera carica al punto giusto, il Carnera accoglie l’ingresso in campo delle due squadre con opposte esternazioni. Un palazzetto in quel momento tinto solo d’arancione. Già, perché la tifoseria biancorossa fa capolino in curva solo alle 17.05, adeguatamente scortata e accolta da uno striscione «Forza bora» e da un allusivo bandierone tricolore mentre il pubblico canta in coro l’inno di Mameli. Il presidente Edi sfila con aria soddisfatta davanti al parquet. Espressione tanto più radiosa quando la sua squadra, in avvio, annichilisce Trieste con uno scioccante 8-0 firmato Alibegovic, Woolridge, Cantarello.
Poi le cose di basket, sul parquet, si equilibrano, mentre sugli spalti, fermi restando i tradizionali reciproci insulti, la «festa dello sport» tanto auspicata alla vigilia, rimane tale.
Fallisce, a un certo momento, la missione degli ultras friulani di inalberare un lungo striscione recitante «Triestino cretino, calzino bianco e mocassino»: il vessillo cartaceo si frantuma in corso d’opera.
La Snaidero pare soffrire l’impatto televisivo, si arena, non segna più, mentre il suo allenatore Frates manifesta un aplomb solo apparente. Di pari passo con lo scemare della lucidità friulana anche il pubblico perde fiducia e comincia a sfollare sul +12 triestino a poco più di 30 secondi dal termine.
Il Carnera assume poi l’aspetto di un formicaio in movimento a 26 secondi dalla fine. Volano pallottole di carta anche sui giocatori della Snaidero al rientro negli spogliatoi. Digerire il 2-0, per la gente di basket friulana, è davvero dura.
Edi Fabris
Così i preparativi, al Carnera, sono iniziati sin dal martedì precedente il derby quando, nell’intervallo del match con Roseto, una rappresentanza della tifoseria dotata di megafono aveva girato l’anello del palazzetto vendendo bandierine arancione. Venerdì sera, poi, sotto gli occhi attenti del capo ultrà Roccia, meglio noto ai triestini come «Mastro Lindo» per via del cranio rasato e della maglietta bianca sul torace palestrato, la curva Snaidero aveva gettato le basi della coreografia mentre la squadra si allenava e patron Edi e signora osservavano il tutto con aria apparentemente disincantata.
Così, in un’atmosfera carica al punto giusto, il Carnera accoglie l’ingresso in campo delle due squadre con opposte esternazioni. Un palazzetto in quel momento tinto solo d’arancione. Già, perché la tifoseria biancorossa fa capolino in curva solo alle 17.05, adeguatamente scortata e accolta da uno striscione «Forza bora» e da un allusivo bandierone tricolore mentre il pubblico canta in coro l’inno di Mameli. Il presidente Edi sfila con aria soddisfatta davanti al parquet. Espressione tanto più radiosa quando la sua squadra, in avvio, annichilisce Trieste con uno scioccante 8-0 firmato Alibegovic, Woolridge, Cantarello.
Poi le cose di basket, sul parquet, si equilibrano, mentre sugli spalti, fermi restando i tradizionali reciproci insulti, la «festa dello sport» tanto auspicata alla vigilia, rimane tale.
Fallisce, a un certo momento, la missione degli ultras friulani di inalberare un lungo striscione recitante «Triestino cretino, calzino bianco e mocassino»: il vessillo cartaceo si frantuma in corso d’opera.
La Snaidero pare soffrire l’impatto televisivo, si arena, non segna più, mentre il suo allenatore Frates manifesta un aplomb solo apparente. Di pari passo con lo scemare della lucidità friulana anche il pubblico perde fiducia e comincia a sfollare sul +12 triestino a poco più di 30 secondi dal termine.
Il Carnera assume poi l’aspetto di un formicaio in movimento a 26 secondi dalla fine. Volano pallottole di carta anche sui giocatori della Snaidero al rientro negli spogliatoi. Digerire il 2-0, per la gente di basket friulana, è davvero dura.
Edi Fabris