PESARO – Forse non è mai stato così “vero" come quest’anno, il derby marchigiano di serie A. Qui non si tratta più della “cuginetta" terribile che cerca di sgambettare l’elegante nobildonna, ma di un duello ad armi pari tra combattive ragazzotte in tuta blu, quanto mai incerte sulla propria forza effettiva ed alacremente impegnate a mettere a fuoco il rispettivo valore tecnico, ancora piuttosto aleatorio. Una Fabriano completamente rifondata intorno al pesarese Gattoni (derby nel derby), che ha perso il fenomeno Monroe ma spera di aver guadagnato una “squadra", ospita quest’oggi una Scavolini rivoluzionata per sette decimi, il cui unico pesarese in roster è Matteo Malaventura. Il derby marchigiano parlerà ancora inglese, visto il numero degli americani (con o senza passaporto comunitario) da una parte e dall’altra. E poi una “scoperta" spagnola, Roberto Nunez, ottima rivelazione tra i cartai, opposta al serbo Misha Beric, leader per anzianità ed esperienza (insieme a Gigena) della nidiata di ventenni voluta da Crespi e dalla dirigenza pesarese. Anche Carmenati conosce bene il basket d’oltreoceano, per esperienza diretta, ed ha proposto alla calda piazza fabrianese atleti esplosivi e spettacolari, come lo schiacciatore Ira Clark o il funambolico DeAndre Hulett, che è l’oggetto misterioso della Carifac magari come, sul fronte biancorosso, la coppia Richardson-Gilbert. Quest’ultimo, la “Roccia", che alla Missouri University faceva pentole e coperchi, nel campionato italiano deve in pratica ancora “esordire", utilizzato finora col contagocce dopo una discreta preseason. Quasi come l’oriundo di Fabriano, Chris Balliro, che ha assaggiato il parquet per soli 6 minuti domenica scorsa. Mentre il Chris biancorosso, il “danesone" Christoffersen, spera oggi di ritagliarsi qualche minuto in più dopo la dignitosa apparizione sul campo della Benetton. E c’è anche un altro Chris, il fabrianese Porter: 8 recuperi nella cavalcata contro la Virtus e 9 rimbalzi con Trieste ma 3/13 al tiro, che unito al 2/8 di John Turner ha tarpato le ali alla Carifac nell’ultima giornata. Ma le brutte percentuali sono il tasto dolente della Scavolini, benché il -19 di Treviso abbia in realtà eclissato un sensibile miglioramento nella precisione balistica, passata dal 36 al 51%, con Aaron McGhee, tanto per citare... a caso, che pare stia cominciando a smussare gli “angoli" della sua mano sinistra. Da Lacey e da Albano, Crespi si attende concretezza e precisione sotto le tabelle, mentre l’asso nella manica di Carmenati, la cabina a regia “a due posti" (Gattoni e Nunez), tenterà di infierire sul tallone d’Achille della Scavolini, che tra Pecile, Gilbert e Malaventura stenta a trovare “il" play erede di Booker. Sarà battaglia; dovrà esserlo. Se il talento è ancora in discussione su ambo i fronti, l’intensità e la grinta (quella “durezza mentale" invocata da Crespi per la sua Scavolini e che il pubblico di casa trasmetterà di certo alla Carifac) non potranno mancare. E a parità di motivazioni e di impegno, prevarrà allora il più forte o semplicemente il più in forma.
Giancarlo Iacchini
Giancarlo Iacchini