FABRIANO — Cade, si tuffa, si rialza, segna e nel frattempo salta anche con la curva. Ci mancava solo che desse lo straccio e spegnesse le luci del palazzo di Fabriano Gigena, capitano senza paura di questa giovane Scavolini: «Abbiamo parlato molto tra noi questa settimana. I nostri tifosi dopo la sconfitta di Treviso ci avevano accusato di scarsa grinta — ricorda Silvio — e, nonostante la forza della Benetton, forse un po' avevano anche ragione. Stavolta, invece, siamo stati presenti con tutte le energie possibili per 40' e alla fine abbiamo portato a casa una vittoria preziosa».
Dalla bagarre del «Pala Guerrieri» esce un po' acciaccato Andrea Pecile: «Scrivete pure che la squadra ha tirato fuori i c… e che io li ho lasciati sul campo. Ho preso una ginocchiata da Ira Clark proprio lì… al confronto il gomito che mi sono tagliato a fine gara è un'inezia». Ama scherzare, il biondino della Scavolini, che si è diviso con buoni risultati la cabina di regia con Malaventura: «Sì, ma credo che tutti abbiano dato il loro contributo, i punteggi sono ben distribuiti. Quello che mi ha fatto piacere è stata la saldezza di nervi che abbiamo mantenuto in un clima surriscaldato: questa partita la potevamo chiudere anche prima, l'abbiamo sempre avuta sotto controllo ma alla fine del primo tempo ci siamo fatti rimangiare troppi punti. Potevamo andare all'intervallo a +15, che poi è lo scarto che mediamente abbiamo mantenuto tra noi e loro e il discorso si sarebbe chiuso lì». Sorrisone anche per Aaron McGhee, che finalmente ieri si è sentito di nuovo «Asso»: «Sto imparando come si gioca qui da voi e come muovermi senza commettere falli ingenui. La squadra aveva bisogno di un'altra vittoria per prendere fiducia».
e.f.
FABRIANO — E' sudato come un giocatore, Crespi: a fine gara davvero potrebbe andare sotto la doccia coi suoi, tanto è il dispendio di energie del coach lombardo. Che non nasconde la soddisfazione per un successo limpido dopo una settimana complicata dal punto di vista mentale: «La sfida era difficile perché Fabriano aveva regalato domenica scorsa la vittoria a Trieste, dopo averla controllata a lungo, tornavano in casa loro e non volevano fallire di nuovo. Quanto a noi , venivamo da una lezione di pallacanestro a Treviso e per una squadra giovane poteva essere un momento non facile. Siamo partiti bene e questo è sicuramente un vantaggio, ma per la prima volta siamo passati attraverso gli errori senza perdere fiducia né coraggio: questa è una vittoria di intensità e desiderio, sulla traccia di quella con Cantù». Qualche ingenuità di troppo? «Ingenuità ce ne saranno sempre, per tutto l'anno, ma l'importante è che la squadra si batta. Bisogna ricordare sempre che dobbiamo essere una squadra molto umile e da combattimento: e allora possiamo competere con gli altri». Come mai Gilbert non è entrato? «Scelta tecnica. Avevo deciso di impiegare Clarence, solo se ce ne fosse stato bisogno, nel ruolo di guardia». McGhee è letteralmente esploso in faccia a John Turner: prima o poi se uno è buono viene fuori, no? «Aaron ha fatto un'ottima partita, le sue cifre sul tabellino sono lì a dimostrarlo. Ma secondo me ha fornito anche una buona difesa su Ira Clark: se togliamo le due triple centrate nel tempo dei rifiuti, averlo tenuto a 12 punti fin lì è stato un bel risultato».
A proposito di McGhee: chi meglio di Magnifico, che ha giocato una vita nel suo ruolo, può spiegarci i suoi progressi? «Se un ragazzo è intelligente, prima o poi capisce il tipo di gioco, le qualità degli avversari, il metro arbitrale e si adegua. Di conseguenza – dice Magnifico – migliora anche la produttività del suo gioco. Qualità Aaron ne ha, sia fisiche che tecniche: la gamma dei suoi movimenti non è infinita, ma dispone di un buon tiro dalla media distanza e così può tirare fuori l'avversario per poi batterlo in velocità. Devo anche riconoscere che, siccome la partita è stata impostata fisicamente da Fabriano, lui si è trovato come un pesce dentro l'acqua. Forse ha fatto storcere il naso a qualcuno nelle prime partite, ma è un giocatore che ha i numeri per fare qualcosa di importante in Italia. Ora poi con questa prestazione prenderà morale e sicurezza».
Elisabetta Ferri
Dalla bagarre del «Pala Guerrieri» esce un po' acciaccato Andrea Pecile: «Scrivete pure che la squadra ha tirato fuori i c… e che io li ho lasciati sul campo. Ho preso una ginocchiata da Ira Clark proprio lì… al confronto il gomito che mi sono tagliato a fine gara è un'inezia». Ama scherzare, il biondino della Scavolini, che si è diviso con buoni risultati la cabina di regia con Malaventura: «Sì, ma credo che tutti abbiano dato il loro contributo, i punteggi sono ben distribuiti. Quello che mi ha fatto piacere è stata la saldezza di nervi che abbiamo mantenuto in un clima surriscaldato: questa partita la potevamo chiudere anche prima, l'abbiamo sempre avuta sotto controllo ma alla fine del primo tempo ci siamo fatti rimangiare troppi punti. Potevamo andare all'intervallo a +15, che poi è lo scarto che mediamente abbiamo mantenuto tra noi e loro e il discorso si sarebbe chiuso lì». Sorrisone anche per Aaron McGhee, che finalmente ieri si è sentito di nuovo «Asso»: «Sto imparando come si gioca qui da voi e come muovermi senza commettere falli ingenui. La squadra aveva bisogno di un'altra vittoria per prendere fiducia».
e.f.
FABRIANO — E' sudato come un giocatore, Crespi: a fine gara davvero potrebbe andare sotto la doccia coi suoi, tanto è il dispendio di energie del coach lombardo. Che non nasconde la soddisfazione per un successo limpido dopo una settimana complicata dal punto di vista mentale: «La sfida era difficile perché Fabriano aveva regalato domenica scorsa la vittoria a Trieste, dopo averla controllata a lungo, tornavano in casa loro e non volevano fallire di nuovo. Quanto a noi , venivamo da una lezione di pallacanestro a Treviso e per una squadra giovane poteva essere un momento non facile. Siamo partiti bene e questo è sicuramente un vantaggio, ma per la prima volta siamo passati attraverso gli errori senza perdere fiducia né coraggio: questa è una vittoria di intensità e desiderio, sulla traccia di quella con Cantù». Qualche ingenuità di troppo? «Ingenuità ce ne saranno sempre, per tutto l'anno, ma l'importante è che la squadra si batta. Bisogna ricordare sempre che dobbiamo essere una squadra molto umile e da combattimento: e allora possiamo competere con gli altri». Come mai Gilbert non è entrato? «Scelta tecnica. Avevo deciso di impiegare Clarence, solo se ce ne fosse stato bisogno, nel ruolo di guardia». McGhee è letteralmente esploso in faccia a John Turner: prima o poi se uno è buono viene fuori, no? «Aaron ha fatto un'ottima partita, le sue cifre sul tabellino sono lì a dimostrarlo. Ma secondo me ha fornito anche una buona difesa su Ira Clark: se togliamo le due triple centrate nel tempo dei rifiuti, averlo tenuto a 12 punti fin lì è stato un bel risultato».
A proposito di McGhee: chi meglio di Magnifico, che ha giocato una vita nel suo ruolo, può spiegarci i suoi progressi? «Se un ragazzo è intelligente, prima o poi capisce il tipo di gioco, le qualità degli avversari, il metro arbitrale e si adegua. Di conseguenza – dice Magnifico – migliora anche la produttività del suo gioco. Qualità Aaron ne ha, sia fisiche che tecniche: la gamma dei suoi movimenti non è infinita, ma dispone di un buon tiro dalla media distanza e così può tirare fuori l'avversario per poi batterlo in velocità. Devo anche riconoscere che, siccome la partita è stata impostata fisicamente da Fabriano, lui si è trovato come un pesce dentro l'acqua. Forse ha fatto storcere il naso a qualcuno nelle prime partite, ma è un giocatore che ha i numeri per fare qualcosa di importante in Italia. Ora poi con questa prestazione prenderà morale e sicurezza».
Elisabetta Ferri
Fonte: Il Resto del Carlino