Pirati metropolitani all’assalto disperato. I ragazzi di Pippo, Olimpia Milano, agganciano la corazzata Benetton (92-93) quando mancano solo 14 secondi alla sirena, tentano lo speronamento finale ma falliscono l’ultimo arrembaggio. Milano sconfitta 93-95: viva Milano. Trovarsi sommersi da onde profonde, sotto di 19 punti (53-72) a tre quarti di rotta, e riemergere con la prua al vento all’imbocco del porto, non è impresa spiegabile soltanto con la logica. Questione di cuore. In questo la grande conferma del nuovo Cinema Paradiso che va in scena al vecchio Palalido. Non mollare mai, grida il popolo fedele nel momento di massima depressione, e la squadra di Caja risponde con una reazione tremenda. Facendo sbattere la Benetton contro una difesa di roccia e scogli appuntiti. L’Olimpia ha sfiorato l’impresa memorabile. Nessuno era mai riuscito a scalare l’abisso che divide l’inferno dal paradiso in soli 14 minuti. Per fermarla sulla soglia dell’Eden c’è voluto un giovane doganiere, Massimo Bulleri (21 punti), spietato protagonista dell’ultimo quarto, che ha replicato ai voli del Condor, alla generosità di Hugo Sconochini, e alla grande sorpresa Manuel Vanuzzo, che la scorsa stagione giocava in Lega 2 a Messina, e ieri è stata ala portante e planante senza errori (3/3) nella grande rimonta milanese. Per buona parte dell’incontro la Benetton ha impressionato, uomini giusti al posto giusto, in perfetto assetto costante tra attacco e difesa, ancora più stabile della squadra che lo scorso anno vinse lo scudetto. Dopo la fuga iniziale dell’Olimpia (9-2) le ferree geometrie di Ettore Messina sembravano in grado di risolvere il teorema con larghissimo anticipo. Anche perché, a ricucire la buona stoffa dei trevigiani, c’erano le cento braccia della dea Kalì, alias Ricky Pittis, distributore di gioco e delizie. Duro da scalare, il paradiso, per Milano, solo perché i ragazzi di Pippo sono contati, e arrivano alla fine in carenza di zuccheri, mai di motivazioni.
Nella domenica orfana di grande calcio, il basket lombardo non ha lesinato emozioni, scoprendo tesori anche a Varese. Dove la Metis non ha lasciato scampo a Cantù (80-70) nel derby numero 109 (73 vittorie varesine contro 36 canturine), in una partita di grande spettacolo e intensità. Varese ha strangolato subito l’incontro, concedendo solo 14 punti all’Oregon durante il primo quarto. Se la difesa ha tracciato il primo solco, sono stati poi i voli di Andrea Meneghin (19 punti) a portare lontano la Metis. Strano questo ragazzo, profeta in patria, che si esalta soltanto al calore degli amici... Al suo fianco si conferma colonna importante e portante per le rinate ambizioni prealpine, Shawnelle Scott, gigante buono (anche ieri 12 punti e 13 rimbalzi), che viene da Harlem, «dove o giochi a basket o ti picchi», come lui stesso va ripetendo.
Werther Pedrazzi
Nella domenica orfana di grande calcio, il basket lombardo non ha lesinato emozioni, scoprendo tesori anche a Varese. Dove la Metis non ha lasciato scampo a Cantù (80-70) nel derby numero 109 (73 vittorie varesine contro 36 canturine), in una partita di grande spettacolo e intensità. Varese ha strangolato subito l’incontro, concedendo solo 14 punti all’Oregon durante il primo quarto. Se la difesa ha tracciato il primo solco, sono stati poi i voli di Andrea Meneghin (19 punti) a portare lontano la Metis. Strano questo ragazzo, profeta in patria, che si esalta soltanto al calore degli amici... Al suo fianco si conferma colonna importante e portante per le rinate ambizioni prealpine, Shawnelle Scott, gigante buono (anche ieri 12 punti e 13 rimbalzi), che viene da Harlem, «dove o giochi a basket o ti picchi», come lui stesso va ripetendo.
Werther Pedrazzi