MILANO - Se fossero partiti politici avrebbero colto uno scopo fondamentale: riconquistare la base. Ma non è politica, è solto basket. Cantù, Varese e, soprattutto, Milano, in questo primo scorcio di campionato hanno riconquistato l'entusiasmo popolare: Oregon, Metis e Pippo sono abbondantemente sopra la media spettatori dello scorso anno. Partiamo da Cantù, quella con l'incremento minore, visto che l'Oregon partiva da una situazione quasi ottimale, avendo compiuto la sua «reconquista» lo scorso campionato, quando risultò la squadra rivelazione dell'anno, con una media di 3.012 spettatori. Nei primi due incontri casalinghi (Fabriano e Siena) la media è salita oltre le 3.500 presenze, vicino al limite di capienza del vecchio Pianella. L'incremento di affezione diventa più evidente in quel di Varese, dove con 3.000 abbonati si registra il record di tutti i tempi (certo, anche più della grande Ignis). La Metis nelle prime gare interne (Roma, Virtus e Cantù), forse agevolata dal blasone avversario, ha tenuto una media di 4.500 spettatori, rispetto ai 3.400 della passata stagione. Domenica, nel derby con l'Oregon, il palazzo di Masnago era tutto esaurito, cosa che non si vedeva dalla finale scudetto del 1999 contro Treviso…
Ma è Milano la nuova terra promessa. Dal deserto desolato dell'ultimo posto nel campionato scorso, con una media di 1.200 spettatori, al delirio di orgoglio e di rabbia nel vecchio tempio, domenica contro Treviso, per la più bella e sfortunata delle imprese. In 1.800 alla prima contro Napoli: una speranza. Ancora in 2.000 contro Fabriano: una conferma. Ben 4.000 contro Treviso: un amore rinato. Domenica, quando la Benetton sembrava aver definitivamente strangolato Pippo, per due volte sotto di 19 punti, tutto il Palalido si è alzato in piedi intonando il canto che ha spinto la squadra all'incredibile rimonta. E non importa se alla fine è mancato solo il risultato. Questo è il senso nuovo di Milano. Che ha colpito anche il presidente Giorgio Corbelli: «Quei momenti sono stati uno spot fantastico per la pallacanestro italiana. Il pubblico di Milano ha capito lo spirito e lo sforzo della squadra. Accanto a me - racconta Corbelli - c'era Adriano Galliani che esterrefatto mi ripeteva: una roba così non l'ho mai vista».
I conti cominciano a tornare, presidente?
«Abbiamo fatto tanta strada in poco tempo. Adesso la grande prova di maturità del pubblico milanese mi spinge ad investire ancora, per dare alla squadra quell'uomo in più che le manca. Prometto: entro questa settimana arriverà il sostituto di Garnett… E io verrò ad abitare vicino a via Broletto, per stare nel centro di questa Milano che sempre più mi va piacendo».
Vinta la prima sfida, riconquistare il cuore dei tifosi, con il nuovo arrivo quadrerà anche il bilancio tecnico della squadra?
«Coldebella e Sconochini non possono essere condannati a restare appesi al campo per 40' - spiega coach Attilio Caja -. Qualche respiro in più aumenterebbe il loro rendimento».
Quindi, sta per arrivare…?
«Chi non lo posso dire, ma so come deve essere: una guardia-play, che possa giocare sia a fianco di Coldebella che dargli qualche minuto di cambio. Un giocatore con qualche punto nelle mani e una buona esperienza del basket europeo nella testa».
Insomma, da ficcare in quintetto al posto di Simpkins?
«Esattamente. Per avere una panchina più lunga e consistente, dove già sono soddisfatto per i progressi di Vanuzzo e l'inserimento di Niccolai».
Werther Pedrazzi
Ma è Milano la nuova terra promessa. Dal deserto desolato dell'ultimo posto nel campionato scorso, con una media di 1.200 spettatori, al delirio di orgoglio e di rabbia nel vecchio tempio, domenica contro Treviso, per la più bella e sfortunata delle imprese. In 1.800 alla prima contro Napoli: una speranza. Ancora in 2.000 contro Fabriano: una conferma. Ben 4.000 contro Treviso: un amore rinato. Domenica, quando la Benetton sembrava aver definitivamente strangolato Pippo, per due volte sotto di 19 punti, tutto il Palalido si è alzato in piedi intonando il canto che ha spinto la squadra all'incredibile rimonta. E non importa se alla fine è mancato solo il risultato. Questo è il senso nuovo di Milano. Che ha colpito anche il presidente Giorgio Corbelli: «Quei momenti sono stati uno spot fantastico per la pallacanestro italiana. Il pubblico di Milano ha capito lo spirito e lo sforzo della squadra. Accanto a me - racconta Corbelli - c'era Adriano Galliani che esterrefatto mi ripeteva: una roba così non l'ho mai vista».
I conti cominciano a tornare, presidente?
«Abbiamo fatto tanta strada in poco tempo. Adesso la grande prova di maturità del pubblico milanese mi spinge ad investire ancora, per dare alla squadra quell'uomo in più che le manca. Prometto: entro questa settimana arriverà il sostituto di Garnett… E io verrò ad abitare vicino a via Broletto, per stare nel centro di questa Milano che sempre più mi va piacendo».
Vinta la prima sfida, riconquistare il cuore dei tifosi, con il nuovo arrivo quadrerà anche il bilancio tecnico della squadra?
«Coldebella e Sconochini non possono essere condannati a restare appesi al campo per 40' - spiega coach Attilio Caja -. Qualche respiro in più aumenterebbe il loro rendimento».
Quindi, sta per arrivare…?
«Chi non lo posso dire, ma so come deve essere: una guardia-play, che possa giocare sia a fianco di Coldebella che dargli qualche minuto di cambio. Un giocatore con qualche punto nelle mani e una buona esperienza del basket europeo nella testa».
Insomma, da ficcare in quintetto al posto di Simpkins?
«Esattamente. Per avere una panchina più lunga e consistente, dove già sono soddisfatto per i progressi di Vanuzzo e l'inserimento di Niccolai».
Werther Pedrazzi