SENZA sapere se la Virtus rifarà oppure no il Grande Slam, una cosa è certa: quest´anno sono capitate proprio tutte. L´allucinante altalena di Messina resterà il record del mondo, ma anche il divorzio tra la Vu nera e il suo giocatore più rappresentativo o, almeno, di più lunga milizia, non è uno scherzo. E così, incazzato e liberato, se ne va Alessandro Abbio da Racconigi, dalla casa dove per lui non c´era più posto e trapelava un gradimento ormai modesto. Si chiude una vicenda umana e sportiva durata 8 anni, 3 scudetti, 2 Euroleghe, 4 Coppe Italia: tutto con questa maglia, e qualcosa di questo pure con una fascia da capitano che, a dicembre, gli era stata levata. C´entra molto, ovviamente, quell´affronto, pure in questo divorzio.
Con Messina non c´era più feeling e adesso è palese che non era stata una febbre a tenerlo a casa martedì dalla partita di Milano, come in Virtus, ancora ieri mattina, pateticamente mentivano. Era già tutto finito, anche se si poteva, ancora ieri, rappattumare i cocci con un colpo di scopa. Ma Abbio s´era intanto trovato un´altra squadra. Esce di scena, dal teatrino torrido di Basket City, un personaggio vincente, non sempre liscio per amici e nemici, comunque impregnato di Virtus: uno che s´era meritato una maglietta dell´odio dirimpettaio («Anch´io Picchio Abbio»), quando nell´euroderby del ´98 s´azzuffò con Fucka; uno che, pochi mesi dopo, fu il protagonista vero della faida scudetto, per quantità e qualità di gioco, prima che il Tiro deificasse Danilovic. Abbio non giocava come allora, adesso. Meno gambe, meno tiro, e anche meno voglia di sbattersi per una causa sempre meno sua.
L´ultimo strappo risale a sabato sera. Abbio gioca con Treviso una delle peggiori gare della sua vita bianconera, scambia parole dure con Messina in spogliatoio e chiude con la promessa (o minaccia) di andarsene in fretta, subito riportata al presidente: pare, con una simbolica consegna di maglia. Madrigali gira la palla al tecnico, che lo esenta dalla trasferta di Milano. Abbio decide: basta, a Valencia. Che fu già, per singolare intreccio, una storia dell´estate scorsa. Ricordate quando Myers si fece quel volo di propaganda, indispettito perché in aeroporto c´erano i giornalisti, e mandò tutto a monte? Bene, prima di Myers Valencia aveva trattato Abbio, contattandolo attraverso il vecchio compagno Galilea. Abbio vacillò, poi Madrigali gli rinnovò un triennale e il capitano ripartì qui. Ma capitano fu solo fino a dicembre, quando, dopo una lite in palestra, fu degradato, o indotto a offrire le dimissioni. Lo strappo delle spalline avvenne poi in pubblico e fu pure oltraggioso, inutilmente punitivo. Eppure, quella sera col Barcellona, Abbio giocò benissimo: e il messaggio fu che sul professionista, anche ferito, si poteva contare. Poi, con Messina, di ritorni in panchina col muso girato dall´altra parte ce n´erano già stati tanti. Abbio brontolone era il clichè. Si sapeva e s´accettava. La situazione s´è invece incancrenita e l´ultima curva, con cacciata e riassunzione di Messina, non dev´essere stata secondaria.
Resta da prevedere il seguito. Abbio a Valencia è un affare che s´allontana da questi portici: ci farà dare un´occhiata ai tabellini, con affetto, come si fa con chi ha scritto pagine importanti, ed emozionanti, delle nostre storie. La Virtus con un giocatore in meno, come ha detto ieri Messina, sarà tutta da capire. Se Becirovic più Brkic, nonché Bonora, fanno un Abbio, l´algebra funziona. Ma il basket non è algebra e un Picchio, quello vero, o quello visto non più d´una decina di partite quest´anno, era il paradigma stesso del sesto uomo: utile in difesa sui ruoli 1, 2 e 3, e in attacco in 2 e 1, pochi in Italia possono salire dalla panchina con un catalogo altrettanto ampio. La Virtus scommetterà sulla ripresa di Becirovic. Poi, guardarsi in giro, non sarebbe male.
Walter Fuochi
Con Messina non c´era più feeling e adesso è palese che non era stata una febbre a tenerlo a casa martedì dalla partita di Milano, come in Virtus, ancora ieri mattina, pateticamente mentivano. Era già tutto finito, anche se si poteva, ancora ieri, rappattumare i cocci con un colpo di scopa. Ma Abbio s´era intanto trovato un´altra squadra. Esce di scena, dal teatrino torrido di Basket City, un personaggio vincente, non sempre liscio per amici e nemici, comunque impregnato di Virtus: uno che s´era meritato una maglietta dell´odio dirimpettaio («Anch´io Picchio Abbio»), quando nell´euroderby del ´98 s´azzuffò con Fucka; uno che, pochi mesi dopo, fu il protagonista vero della faida scudetto, per quantità e qualità di gioco, prima che il Tiro deificasse Danilovic. Abbio non giocava come allora, adesso. Meno gambe, meno tiro, e anche meno voglia di sbattersi per una causa sempre meno sua.
L´ultimo strappo risale a sabato sera. Abbio gioca con Treviso una delle peggiori gare della sua vita bianconera, scambia parole dure con Messina in spogliatoio e chiude con la promessa (o minaccia) di andarsene in fretta, subito riportata al presidente: pare, con una simbolica consegna di maglia. Madrigali gira la palla al tecnico, che lo esenta dalla trasferta di Milano. Abbio decide: basta, a Valencia. Che fu già, per singolare intreccio, una storia dell´estate scorsa. Ricordate quando Myers si fece quel volo di propaganda, indispettito perché in aeroporto c´erano i giornalisti, e mandò tutto a monte? Bene, prima di Myers Valencia aveva trattato Abbio, contattandolo attraverso il vecchio compagno Galilea. Abbio vacillò, poi Madrigali gli rinnovò un triennale e il capitano ripartì qui. Ma capitano fu solo fino a dicembre, quando, dopo una lite in palestra, fu degradato, o indotto a offrire le dimissioni. Lo strappo delle spalline avvenne poi in pubblico e fu pure oltraggioso, inutilmente punitivo. Eppure, quella sera col Barcellona, Abbio giocò benissimo: e il messaggio fu che sul professionista, anche ferito, si poteva contare. Poi, con Messina, di ritorni in panchina col muso girato dall´altra parte ce n´erano già stati tanti. Abbio brontolone era il clichè. Si sapeva e s´accettava. La situazione s´è invece incancrenita e l´ultima curva, con cacciata e riassunzione di Messina, non dev´essere stata secondaria.
Resta da prevedere il seguito. Abbio a Valencia è un affare che s´allontana da questi portici: ci farà dare un´occhiata ai tabellini, con affetto, come si fa con chi ha scritto pagine importanti, ed emozionanti, delle nostre storie. La Virtus con un giocatore in meno, come ha detto ieri Messina, sarà tutta da capire. Se Becirovic più Brkic, nonché Bonora, fanno un Abbio, l´algebra funziona. Ma il basket non è algebra e un Picchio, quello vero, o quello visto non più d´una decina di partite quest´anno, era il paradigma stesso del sesto uomo: utile in difesa sui ruoli 1, 2 e 3, e in attacco in 2 e 1, pochi in Italia possono salire dalla panchina con un catalogo altrettanto ampio. La Virtus scommetterà sulla ripresa di Becirovic. Poi, guardarsi in giro, non sarebbe male.
Walter Fuochi