PESARO — Ci sono vittorie che contengono più di un significato, che vanno al di là dei due, preziosissimi, punti in classifica ottenuti. Possono fare da spartiacque rispetto a momenti diversi della stessa stagione, possono avere in nuce indicazioni preziose per il futuro, di scelte compiute, di idee modificate.
Marco Crespi sta dimostrando, ad esempio, di essere disponibile a modificare le sue idee, di essere in grado di adattare le proprie convinzioni al bisogno ed alla realtà delle cose. Due particolari, non secondari, lo confermano. Fino ad ora aveva insistito su Clarence Gilbert come play alternativo a Pecile, lo aveva fatto sin dall'inizio, puntando su un collegiale americano per un ruolo, quello di secondo play, che sembrava fatto su misura per un italiano o un comunitario di esperienza. Lo aveva fatto sapendo che Gilbert era arrivato con referenze diverse: una guardia con un buon tiro da fuori, non un play, un giocatore di striscia, di battaglia, poco adatto ad un gioco ordinato. L'esatto contrario di Malaventura, che a Fabriano, in una partita «di livello» per questa Scavolini, ha dimostrato di poter governare la squadra, anche e soprattutto quando c'è bisogno di un pizzico di ragionamento in più. Ora il coach, dopo aver cambiato idea, dovrà essere così bravo a gestire la situazione Gilbert, perché non esiste, o quasi, squadra al mondo dove possano giocare adeguamente tutti e 10 i giocatori del roster.
L'altro aspetto riguarda Gigena, rispetto al quale Crespi aveva praticamente escluso un utilizzo da numero 4. Cosa che ha fatto invece a Fabriano, appena ha visto la necessità di buttare nella mischia il «gaucho». Cosa che aveva fatto anche contro Cantù. Poi, il guerriero si è trovato a suo agio nel clima da battaglia e si è guadagnato minuti anche da ala piccola, a discapito di Beric. D'altra parte pur non essendo Maradona, il capitano ha un suo peso in questa squadra. Crespi sembra averlo capito. D'altra parte non è cosa da poco cambiare idea ed adeguarsi alla realtà. Tutt'altro.
Luigi Luminati
Marco Crespi sta dimostrando, ad esempio, di essere disponibile a modificare le sue idee, di essere in grado di adattare le proprie convinzioni al bisogno ed alla realtà delle cose. Due particolari, non secondari, lo confermano. Fino ad ora aveva insistito su Clarence Gilbert come play alternativo a Pecile, lo aveva fatto sin dall'inizio, puntando su un collegiale americano per un ruolo, quello di secondo play, che sembrava fatto su misura per un italiano o un comunitario di esperienza. Lo aveva fatto sapendo che Gilbert era arrivato con referenze diverse: una guardia con un buon tiro da fuori, non un play, un giocatore di striscia, di battaglia, poco adatto ad un gioco ordinato. L'esatto contrario di Malaventura, che a Fabriano, in una partita «di livello» per questa Scavolini, ha dimostrato di poter governare la squadra, anche e soprattutto quando c'è bisogno di un pizzico di ragionamento in più. Ora il coach, dopo aver cambiato idea, dovrà essere così bravo a gestire la situazione Gilbert, perché non esiste, o quasi, squadra al mondo dove possano giocare adeguamente tutti e 10 i giocatori del roster.
L'altro aspetto riguarda Gigena, rispetto al quale Crespi aveva praticamente escluso un utilizzo da numero 4. Cosa che ha fatto invece a Fabriano, appena ha visto la necessità di buttare nella mischia il «gaucho». Cosa che aveva fatto anche contro Cantù. Poi, il guerriero si è trovato a suo agio nel clima da battaglia e si è guadagnato minuti anche da ala piccola, a discapito di Beric. D'altra parte pur non essendo Maradona, il capitano ha un suo peso in questa squadra. Crespi sembra averlo capito. D'altra parte non è cosa da poco cambiare idea ed adeguarsi alla realtà. Tutt'altro.
Luigi Luminati
Fonte: Il Resto del Carlino