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Gilbert e Christoffersen sgobbano duro

gigante danese: «So aspettare il mio turno, intanto imparo». La “Roccia”: «Disponibile a qualsiasi compito pur di giocare»

PESARO - Fratelli di statistiche, attuali compagni di... panchina. Cinquantacinque anni in due, e sconfinati margini di miglioramento. “Tudy" Gilbert e “Big Chris" Christoffersen lavorano come matti in allenamento, con la chiara speranza di rientrare con maggior impeto nelle rotazioni. Non la vivono male, la situazione, ma quello più sereno sembra il gigante danese. «Devo acquisire fiducia in me stesso - confessa il lunghissimo ex collegiale - e il mio coach mi sta insegnando anche questo. Il vostro basket è ben diverso da quello della Ncaa e so di dover aspettare pazientemente il mio turno. Comunque, il fatto di giocare poco non è assolutamente un problema “personale"».
Gilbert - almeno nel modo di parlare e nel tono di voce - ricorda davvero l’amato Booker. Il “napoletano" (come lo definì scherzosamente Marco Crespi) dosa le parole, a differenza di Chris “mitraglia". Qualcuno storce già la bocca, perchè non capita tutti i giorni vedere un americano relegato in fondo alla panchina. “E’ un lusso", commenta la gente. «E’ una decisione del coach - taglia corto il giovane esterno - E’ ovvio che per me sia molto importante giocare, ma credo e spero di avere sempre più spazio, con l’evolversi della stagione». Sul suo ruolo Clarence non ha dubbi e alla domanda se ami particolarmente giocare guardia, risponde così: «Preferisco “point"», ossia play-maker con licenza di segnare, «ma sono pronto a fare tutto. Basta giocare». Dice di avere un ottimo rapporto con compagni e coach, «specialmente con gli altri ragazzi» e di amare restare in casa a guardare montagne di film («Colleziono dvd»). “The Rock" sta cominciando ad apprezzare anche i tifosi, «Sono fantastici, e il loro sostegno ci serve per vincere. Se ho capito cosa chiedono ai nuovi? Certo, che si giochi duro e si vinca».
“Christone", come è già stato ribattezzato il lunghissimo centro proveniente da Oregon University, è abituato a far tesoro di ogni consiglio, ogni movimento, ogni seduta. «Gioco a basket solo da sei anni e il mio bagaglio è limitato. Intanto, durante gli allenamenti ne approfitto per imparare l’italiano. Anche questo è uno dei miei obiettivi». Dice di trovarsi a meraviglia, a Pesaro, e quando non è in palestra ne approfitta per «riposarmi, imparare la lingua e dedicarmi alla mia pagina web, su internet (Chris ha un sito tutto suo -ndr)». Concorda sull’importanza dei due punti strappati a Fabriano («Ne avevamo bisogno. Adesso abbiamo più fiducia in noi stessi e stiamo crescendo»), e sta già pensando intensamente alla gara di domenica contro Trieste (che martedì sera ha perso in casa con Colonia, 86-88, nel primo turno della Uleb Cup): «Non la conosco bene, ma so che sarà una gara dura. Giochiamo in casa e dobbiamo vincere».
Camilla Cataldo
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