MADRID - Abituato all´altalena drastica, e pure un po´ isterica, d´una vita da allenatore, Boscia Tanjevic era molto su, ieri, perché la sua Virtus aveva battuto il Real, vincendo la prima trasferta dell´anno; ma era anche un po´ giù, perché gli arrivava da Bologna il cupo tam tam su uno dei suoi figliocci, Matteo Boniciolli, in grave pericolo di panca, e addirittura annunciato a termine, come una colf filippina, con due partite per reggere o saltare, e un varco infido già domani contro Siena, pure per censire, nella lunga crepa del pubblico Fortitudo, favorevoli e contrari. «E´ il nostro mestiere, con tutti i suoi eccessi. Ormai lo conosco, e lo conosce anche Matteo, che non chiamo più allievo, ma collega, e resta sempre grande amico. Ha fatto un eccellente lavoro l´anno scorso, arrivando in finale; adesso ha una squadra buona, però nuova, da sistemare, con pazienza e fiducia. Un po´ come me, che meritavo d´esser contestato molto più di lui».
«E invece la gente attacca il mio presidente - continua Boscia - ogni volta che viene al palazzo. Matteo non è solo un bravo coach, ma una persona eccellente, un giovane uomo con morale e intelligenza. Ha cultura, usa un linguaggio libero. Ma lo usa per dire la verità e non per nasconderla. La società è in transizione, la squadra è meno forte di due anni fa, e lui non lo può dire... O dovrà raccontarvi, per salvarsi il didietro, che la palla è rotonda?».
Cosa dire e non dire, pure Boscia lo sa, e finalmente ieri ha potuto, aprendo uno squarcio balsamico nel silenzio stampa virtussino. Si era al caffè (con sigaro, ovvio), dopo un pranzo disteso. «Passi avanti, qui a Madrid, ne ho visti. Ma passi piccoli, non illudiamoci. Un buon ritmo per 40´, sufficiente per questo Real, non ancora per una Benetton. Intanto, con Koturovic, abbiamo un pivot. Che ha stazza, altezza, tecnica. E faccia tosta. La mattina era piovuto dal cielo, la sera ha prodotto. Senza di lui non avremmo vinto. Né senza Attruia, l´altra notte super».
Aggiunto Koturovic, che domani esordisce pure in campionato a Livorno, tocca ora a Dial (giovedì a Belgrado) e, probabilmente, a Scarone: che non ha mai messo piede in campo in Eurolega, condizione necessaria per trasferirsi. Poi, dopo gli arrivi, ci saranno le partenze di sfoltimento. Di Morlende, l´Equipe ha già dato notizia di un ritorno in Francia, a contratto risolto.
Walter Fuochi
«E invece la gente attacca il mio presidente - continua Boscia - ogni volta che viene al palazzo. Matteo non è solo un bravo coach, ma una persona eccellente, un giovane uomo con morale e intelligenza. Ha cultura, usa un linguaggio libero. Ma lo usa per dire la verità e non per nasconderla. La società è in transizione, la squadra è meno forte di due anni fa, e lui non lo può dire... O dovrà raccontarvi, per salvarsi il didietro, che la palla è rotonda?».
Cosa dire e non dire, pure Boscia lo sa, e finalmente ieri ha potuto, aprendo uno squarcio balsamico nel silenzio stampa virtussino. Si era al caffè (con sigaro, ovvio), dopo un pranzo disteso. «Passi avanti, qui a Madrid, ne ho visti. Ma passi piccoli, non illudiamoci. Un buon ritmo per 40´, sufficiente per questo Real, non ancora per una Benetton. Intanto, con Koturovic, abbiamo un pivot. Che ha stazza, altezza, tecnica. E faccia tosta. La mattina era piovuto dal cielo, la sera ha prodotto. Senza di lui non avremmo vinto. Né senza Attruia, l´altra notte super».
Aggiunto Koturovic, che domani esordisce pure in campionato a Livorno, tocca ora a Dial (giovedì a Belgrado) e, probabilmente, a Scarone: che non ha mai messo piede in campo in Eurolega, condizione necessaria per trasferirsi. Poi, dopo gli arrivi, ci saranno le partenze di sfoltimento. Di Morlende, l´Equipe ha già dato notizia di un ritorno in Francia, a contratto risolto.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica