Ci sarà un motivo in più, domani, per cercare la vittoria al PalaDozza (palla a due alle 18,15). La Fortitudo insegue il successo numero 650 (conto tondo) della sua storia e ottenerlo a spese di un club ambizioso come il Monte dei Paschi sarebbe importante. I senesi, finora, si sono dimostrati la seconda forza del campionato – alle spalle della Benetton – batterli al PalaDozza sarebbe un segnale importante. Forse la svolta per affrontare con maggiore serenità anche le gare successive.
Una vittoria, netta e convincente, spazzerebbe, almeno per un po', quei nuvoloni carichi di polemiche che si sono abbattuti l'altra sera, sul PalaDozza, come un fulmine a ciel sereno. Ma se Siena “piange” la netta sconfitta di Tel Aviv e l'assenza di Stefanov, la Skipper non può ridere. Perché Scepanovic, la principale punta offensiva, non ci sarà.
Perché Pozzecco, che pure con lo sguardo spiritato appare in grado di battere tutto e tutti, arriva zoppicando. I problemi che l'hanno costretto ad allenarsi con il contagocce non sono passati: il minutaggio del Poz potrebbe essere presumibilmente contenuto.
Intanto, in attesa di rivedere Seragnoli in piazza Azzarita – l'altra sera non c'erano né lui né la sua famiglia: un segnale? – la Fortitudo punta sulla crescita di un giocatore strappato sul filo di lana proprio a Roma, il club che sette giorni fa ha inflitto alla Skipper la terza sconfitta in campionato. Su Barton (nella foto) avevano messo gli occhi in parecchi: Zoran Savic sarà anche un debuttante nel ruolo (non lo dimostra), ma non se l'è fatto scappare.
«Avevo voglia di giocare – dice Lubos ricostruendo la buona prova in Eurolega -, di dare il mio contributo, e ho avvertito l'atmosfera particolare del PalaDozza. E' stato solo un punto d'inizio, però: spero di continuare a fare dei progressi di partita in partita, insieme con tutta la squadra, perché è a fine stagione che dovremo farci trovare davvero pronti».
Chiude parlando di Siena che un anno fa, per due quarti, incantò il PalaDozza prima di scoppiare. «So che il Monte dei Paschi è una delle favorite per la vittoria finale, e che si è potenziato anche per fare bene in Europa. Mi hanno parlato dei loro giocatori, non li conosco bene. Sono convinto che la Skipper non sia da meno, e sul nostro campo dovremo essere in grado di rendere al meglio».
Alessandro Gallo
Una vittoria, netta e convincente, spazzerebbe, almeno per un po', quei nuvoloni carichi di polemiche che si sono abbattuti l'altra sera, sul PalaDozza, come un fulmine a ciel sereno. Ma se Siena “piange” la netta sconfitta di Tel Aviv e l'assenza di Stefanov, la Skipper non può ridere. Perché Scepanovic, la principale punta offensiva, non ci sarà.
Perché Pozzecco, che pure con lo sguardo spiritato appare in grado di battere tutto e tutti, arriva zoppicando. I problemi che l'hanno costretto ad allenarsi con il contagocce non sono passati: il minutaggio del Poz potrebbe essere presumibilmente contenuto.
Intanto, in attesa di rivedere Seragnoli in piazza Azzarita – l'altra sera non c'erano né lui né la sua famiglia: un segnale? – la Fortitudo punta sulla crescita di un giocatore strappato sul filo di lana proprio a Roma, il club che sette giorni fa ha inflitto alla Skipper la terza sconfitta in campionato. Su Barton (nella foto) avevano messo gli occhi in parecchi: Zoran Savic sarà anche un debuttante nel ruolo (non lo dimostra), ma non se l'è fatto scappare.
«Avevo voglia di giocare – dice Lubos ricostruendo la buona prova in Eurolega -, di dare il mio contributo, e ho avvertito l'atmosfera particolare del PalaDozza. E' stato solo un punto d'inizio, però: spero di continuare a fare dei progressi di partita in partita, insieme con tutta la squadra, perché è a fine stagione che dovremo farci trovare davvero pronti».
Chiude parlando di Siena che un anno fa, per due quarti, incantò il PalaDozza prima di scoppiare. «So che il Monte dei Paschi è una delle favorite per la vittoria finale, e che si è potenziato anche per fare bene in Europa. Mi hanno parlato dei loro giocatori, non li conosco bene. Sono convinto che la Skipper non sia da meno, e sul nostro campo dovremo essere in grado di rendere al meglio».
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino