LIVORNO. Sembra la settimana della rinascita virtussina. Domenica la vittoria con una squadra ridotta all'osso (Brkic partito in quintetto) contro quella Roseto che dieci giorni prima aveva espugnato l'altra Bologna, poi l'arrivo di Koturovic, la montagna serba da 600 mila dollari di ingaggio che volevano anche i Boston Celtics, giovedì notte il blitz nel regno madrileno del Real. Se c'era un momento in cui non era il caso di incrociare la strada con le V nere è proprio questo.
E invece domani pomeriggio (ore 18.15 PalaMacchia) il calendario riserva alla Mabo la visita della corazzata di Tanjevic, sorprendentemente sesta in classifica, con due sconfitte alle spalle (una clamorosa, -35 a Fabriano, e una a Siena), con mezzo roster fermo ai box per infortunio (Bowdler, Smodis, Andersen), ma ora in gran ripresa. Basti pensare al colpo firmato due giorni fa in Eurolega e poi leggere le parole di Boscia sul sito virtussino, unico organo autorizzato a infrangere il silenzio stampa bolognese: «Abbiamo giocato una partita alla ricerca della formula giusta - ha detto l'ex cittì - A Madrid dovevamo inserire un giocatore nuovo e devo dire che ci siamo riusciti: Koturovic ha giocato bene, dandoci una mano sotto canestro. Sono molto contento». E a ruota, Antoine Rigadeau, l'unica bandiera (con Frosini) della vecchia guardia virtussina: «Col Real abbiamo trovato la difesa giusta per contenerli e grazie ad Attruia siamo andati avanti con il nostro gioco». Già, Attruia. Ora che Flavio Carera ha appeso le scarpe al chiodo (lavora come procuratore insieme a Forti) è l'unico ex livornese di questa sfida contro Bologna. Sono passati dieci anni da quando Stefanino mise per la prima volta piede a Livorno, ricordate? I tempi della Baker, di Richardson, Tabak, ma anche di Trunic e Tom Copa. Ora il triestino si trova a 7 punti da quota 4000 in serie A e chissà che sensazione proverà a festeggiare questo traguardo proprio in via Allende. Ma la Virtus di oggi è anche e soprattutto Rigadeau, Charlie Bell, l'uomo che l'anno scorso guidò Treviso allo scudetto, Sekularac, Avleev, Frosini. Livorno insomma si trova davanti una corazzata difficile da affondare, tantopiù in questo momento di rinata euforia. Nonostante questo la Mabo ci proverà, forte del fatto di aver visto tremare Siena di fronte alla propria difesa, di aver fatto impallidire Trieste e Cesare Pancotto, di avere una squadra solida e più matura rispetto all'anno scorso, di trovarsi davanti una Virtus che comunque non è imbattibile come sembrava un anno fa, al debutto di Livorno in A1. Purtroppo la squadra di Banchi dovrà fare a meno di Mc Leod operato due settimane fa di menisco (ma chissà che con un colpo a sorpresa Banchi non lo infili nei dieci), ha Giachetti in forse (la solita infiammazione al rotuleo) e da tre settimane non riesce a fare un allenamento al completo. La sfida insomma già improba in partenza, è ancora più complicata. Livorno comunque ci proverà.
A spingerla ci sarà anche un PalaMacchia che si preannuncia al limite. Sono già stati venduti 500 biglietti e la società ha consigliato di utilizzare la prevendita ed eventualmente di presentarsi ai botteghini di via Allende non all'ultimo minuto. Da Bologna arriverà un pullman dei Forever Boys, forse un altro e decine di auto. Il vecchio palazzo tornerà a ribollire.
Giulio Corsi
E invece domani pomeriggio (ore 18.15 PalaMacchia) il calendario riserva alla Mabo la visita della corazzata di Tanjevic, sorprendentemente sesta in classifica, con due sconfitte alle spalle (una clamorosa, -35 a Fabriano, e una a Siena), con mezzo roster fermo ai box per infortunio (Bowdler, Smodis, Andersen), ma ora in gran ripresa. Basti pensare al colpo firmato due giorni fa in Eurolega e poi leggere le parole di Boscia sul sito virtussino, unico organo autorizzato a infrangere il silenzio stampa bolognese: «Abbiamo giocato una partita alla ricerca della formula giusta - ha detto l'ex cittì - A Madrid dovevamo inserire un giocatore nuovo e devo dire che ci siamo riusciti: Koturovic ha giocato bene, dandoci una mano sotto canestro. Sono molto contento». E a ruota, Antoine Rigadeau, l'unica bandiera (con Frosini) della vecchia guardia virtussina: «Col Real abbiamo trovato la difesa giusta per contenerli e grazie ad Attruia siamo andati avanti con il nostro gioco». Già, Attruia. Ora che Flavio Carera ha appeso le scarpe al chiodo (lavora come procuratore insieme a Forti) è l'unico ex livornese di questa sfida contro Bologna. Sono passati dieci anni da quando Stefanino mise per la prima volta piede a Livorno, ricordate? I tempi della Baker, di Richardson, Tabak, ma anche di Trunic e Tom Copa. Ora il triestino si trova a 7 punti da quota 4000 in serie A e chissà che sensazione proverà a festeggiare questo traguardo proprio in via Allende. Ma la Virtus di oggi è anche e soprattutto Rigadeau, Charlie Bell, l'uomo che l'anno scorso guidò Treviso allo scudetto, Sekularac, Avleev, Frosini. Livorno insomma si trova davanti una corazzata difficile da affondare, tantopiù in questo momento di rinata euforia. Nonostante questo la Mabo ci proverà, forte del fatto di aver visto tremare Siena di fronte alla propria difesa, di aver fatto impallidire Trieste e Cesare Pancotto, di avere una squadra solida e più matura rispetto all'anno scorso, di trovarsi davanti una Virtus che comunque non è imbattibile come sembrava un anno fa, al debutto di Livorno in A1. Purtroppo la squadra di Banchi dovrà fare a meno di Mc Leod operato due settimane fa di menisco (ma chissà che con un colpo a sorpresa Banchi non lo infili nei dieci), ha Giachetti in forse (la solita infiammazione al rotuleo) e da tre settimane non riesce a fare un allenamento al completo. La sfida insomma già improba in partenza, è ancora più complicata. Livorno comunque ci proverà.
A spingerla ci sarà anche un PalaMacchia che si preannuncia al limite. Sono già stati venduti 500 biglietti e la società ha consigliato di utilizzare la prevendita ed eventualmente di presentarsi ai botteghini di via Allende non all'ultimo minuto. Da Bologna arriverà un pullman dei Forever Boys, forse un altro e decine di auto. Il vecchio palazzo tornerà a ribollire.
Giulio Corsi