E´ stato derby vero con finale in volata e tante emozioni. Alla fine ha vinto Cantù (85-78) apparsa più solida, concreta, capace di mettere a nudo i punti deboli dell´avversario. La Pippo Milano - agganciata in classifica dai brianzoli - ha pagato la nota tendenza all´eccesso di falli delle sue stelle. Leggi soprattutto Hugo Sconochini (ma anche Warren Kidd), quando il gaucho è uscito Milano si è sciolta e Cantù ha messo la freccia. Qualche errore lo ha commesso pure il bravo Caja. Prima ha rimandato in campo troppo presto Sconocchini (già gravato di quattro falli) e ha tentennato con la difesa a zona, irrisa con tremenda regolarità dalle bombe canturine. Ma queste sono soltanto le ultime fasi prima era andata in modo ben diverso. I lunghi della Pippo avevano messo in cris la difesa dell´Oregon, una pressione costante, capace di aprire varchi ai tiri pesanti, alle triple di Sconocchini e di un Niccolai dalla mano bollente. Nella ripresa si spara solo da 6,25. La linea da tre punti di Cucciago sembra più vicina per la regolarità con cui entrambe le squadre bucano la retina. Milano resta avanti fino a quando Hugo non finisce in panca. Il quinto fallo condanna in poco tempo pure Kidd e Niccolai. Gli altri le provano tutte, Rancik continua a brillare con il suo gioco spalle a canestro (e distribuisce anche pesanti stoppate), ingaggiando duelli a rimbalzo con un super Damiao. Ma la difesa resta a zona e Cantù sa far male. Nel finale Milano torna a uomo e prova a rompere il ritmo avversario a forza di falli, ma anche dalla lunetta i canturini si sentono ispirati e quando l´ultima bomba di Simpkins (generoso, ma accessivo nei suoi tentativi di infilarsi nella difesa brianzola) si ferma sul ferro, la Pippo capisce che è proprio finita. Una sconfitta che pesa, in una partita a cui tutti tenevano. Cantù ha brillato con i soliti Stonerook, Hines, Mc Cullogh, Thornton, ma ha avuto la solidità che ha fatto la differenza da Damiao. Milano aspetta Naumoski, lì in mezzo c´è bisogno del senatore. Manca una testa pensante capace di gestire le partite, un alter ego dell´irruenza - bella, generosa, ma fallosa - di Sconochini. Siamo all´inizio, di certo è stato grande basket.
Luca Ferrua
Luca Ferrua
Fonte: La Stampa