REGGIO CALABRIA – La Viola non ha vinto la partita con la Roma, però, e forse è un avvenimento molto più importante, ha ritrovato il suo grande e meraviglioso pubblico. Quasi seimila persone hanno gremito le pur ampie gradinate del Palapentimele, per un incasso pari a venticinquemila euro. Quasi cinquanta milioni delle vecchie lire. Il sesto uomo è ritornato a lottare con la propria squadra, proprio nel momento in cui il suo apporto poteva essere determinante per superare il grosso ostacolo rappresentato da una delle grandi del campionato. I tifosi reggini hanno compreso appieno ciò che si materializzava dopo i primi due quarti della partita. Venti minuti di fuoco durante i quali la Viola, pur priva del suo cannoniere Eubanks, aveva saputo tener testa allo squadrone capitolino. Pur con più di qualche elemento che non riusciva a dare il massimo, Lino Lardo era riuscito a coronare un lungo inseguimento, raggiungendo e superando per ben due volte i romani. Al 17' Ivory con una delle sue bombe portava in vantaggio la Viola sul 36 a 35, ed appena un minuto dopo era lo spento Williams a mettere a segno due liberi e a riportare ancora in avanti i reggini: 38 a 37. Proprio sul suono finale della sirena che decretava la fine del secondo quarto è successo qualcosa di veramente incredibile. Si era sul 45 a 42, e Tomidy, un attimo prima del suono della sirena, scoccava un tiro che si insaccava. D'Este concedeva i due punti ma gli altri due li negavano tra una selva di fischi che faceva tremare dalle fondamenta il Pentimele. Lo scorso anno gli arbitri sbagliavano meno, oggi la situazione è peggiorata poiché invece di due in campo ve ne sono tre. La prestazione dei tre arbitri è stata stigmatizzata diverse volte dal pubblico, in occasione di alcuni evidenti errori di interpretazione dei falli da parte dei direttori di gara. Ingeneroso il coro di «venduti, venduti» ma alle volte non si riesce a capire il perché di certe decisioni palesemente errate. Ha fatto bene il coach dei neroarancio a non rischiare l'impiego di Eubanks, appena giunto dall'America, stanco e frastornato per la morte del padre. Sarebbe stato un rischio grosso, con molte probabilità di subire qualche incidente che ne avrebbe limitato l'impiego futuro. Non si è vinto contro lo squadrone romano, ma nessuno ne ha fatto una tragedia. Soprattutto i quasi seimila tifosi che alla fine della partita hanno sepolto i propri beniamini sotto un abbraccio affettuoso e un applauso interminabile. Segno che la squadra in campo aveva fatto per intero il proprio dovere, con grinta determinazione e orgoglio. Nessuna remissività verso i più forti avversari, ma una lotta strenua e continua che ha appagato il fine palato degli sportivi reggini. Un binomio ritrovato grazie al presidente ingegnere Silipo, e al general manager Giuse Barrile, e dovuto anche al comportamento della squadra in questo primo squarcio di campionato. Uno degli obiettivi prioritari di questa nuova dirigenza che vuole che la città e la provincia si riappropri della propria squadra e la senta cosa sua, facente parte di se stessi è stato raggiunto e deve continuare nel tempo senza soluzione di continuità. Comunque la Viola è pur sempre al terzo posto, dietro solamente alla Benetton e alla Roma e in compagnia di Siena, Trieste e Roseto.
Francesco Calafiore
Francesco Calafiore