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Il Roseto con il mal d’Europa

Tanti errori al tiro, lo Zeleznik Belgrado sempre in vantaggio

ROSETO - L’Europa resta un tabù. Seconda partita in Coppa Uleb e seconda sconfitta per l’Euro superata a domicilio (72-82) dallo Zeleznik Belgrado. Una gara tutta in salita che Roseto ha creduto di poter riaprire solo a 1’46" dalla fine quando Rannikko ha fallito il libero del potenziale -4. Serata grigia sin dall’inizio. Lo Zeleznik ha un quintetto fisicamente imponente, in attacco ha un talento degno della scuola jugoslava ed in difesa è solido e picchia duro. L’Euro, ormai si sa, patisce questo tipo di aggressività difensiva, ancor più quando trova una terna di arbitri esageratamente tolleranti. Forse l’approccio alla gara del quintetto di Melillo è anche un po’ morbido (non è facilissimo ritrovare la carica appena due giorni dopo il campionato) ma gli slavi sono duri come il marmo. In difesa chiudono benissimo le penetrazioni sulla linea di fondo e rendono arduo scaricare la palla fuori per i tiratori. L’attacco rosetano va in agitazione, patisce il contatto fisico perfino nei suoi uomini più esplosivi: Milic e Fajardo. Il primo si avventura in iniziative improbabili ed il secondo ha di fronte un giocatore (Askrabic) che è di gran lunga il migliore dei suoi e si presenta piazzando 13 punti nel primo quarto. Efficace anche la zona press proposta spesso dopo un canestro realizzato. Problemi grossi anche in difesa dove lo Zeleznik punisce con canestri facili da sotto il movimento dei lunghi che vanno ad aiutare lontano da canestro e poi, quando i padroni di casa cercano di proteggersi, piazzano granate anche dalla linea dei 6,25.
Sempre costretta ad inseguire, con affanno, Roseto paga subito anche una situazione falli delicata. Il quintetto belgradese vola fino a +11 (20-31) e l’unica falla che si apre nella sua prestazione impeccabile, si intravede quando gli uomini dello "starting five" vanno in panchina a riposarsi. Le seconde linee non sembrano alla stessa altezza e una bomba di Fajardo riporta Roseto a - 5 (30-35) un attimo prima del terzo fallo di Rannikko e della sosta provvidenziale di metà gara. Roseto ci arriva tirando con un orripilante 30% da due (6 su 20) contro il 67% dei rivali.
Purtroppo la ripresa non offre elementi nuovi in grado di cambiare l’inerzia del match: nè dal punto di vista arbitrale (subito il 4° fallo inesistente a Rannikko e ogni contatto tollerato) nè da quello del gioco con Roseto che prova la zona quando anche i lunghi sono tutti carichi di falli senza grossi risultati. E’ in attacco dove la squadra di Melillo non riesce proprio a ritrovarsi. Impressionante il gap fisico, di durezza, di resistenza al contatto che il campo presenta tra le due squadre. Anche gente abituata a far sentire muscoli e chili come Milic e Fajardo, sembra spaurita, evita gli scontri sotto canestro e finisce, inevitabilmente, per trovare solo pessimi tiri in precario equilibrio. Il -6 (39-45) dura un attimo. All’ultima sirena quello che Roseto deve risalire non è un solco ma una voragine (45-60). Soprattutto non cambiano le percentuali. Anche dopo 30% gli abruzzesi tirano col 32% da due e con il 33% da tre punti. Con questi numeri non si va da nessuna parte. L’ultima fiammata è di Moltedo. Illusione di un attimo, spenta dagli errori rosetani e dai fischi del signor Hernandez, uno dei pochi prodotti d’esportazione in grado di rovinare l’immagine della Spagna nel mondo.
Pierpaolo Marchetti
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