MILANO - Se il 15 settembre il suo partito (V.M.R.O., conservatore) avesse vinto le elezioni macedoni, oggi Petar Naumoski sarebbe ministro dello Sport a Skopje, invece che giocatore di basket a Milano. Lasciò Siena la scorsa primavera, con una profonda traccia (23 punti, uomo partita per la MontePaschi nella finale della Coppa Saporta, prima vittoria nella storia toscana), per dedicarsi alla politica: «Volevo aiutare tutti i macedoni a credere in uomini puliti - n.d.r.: nella Macedonia-Fyrom, Petar è lo sportivo più famoso -: negli ultimi 10 anni la politica da noi si è un po’ compromessa». Mal comune, vorremmo dirgli... La vittoria elettorale dei post-comunisti in Macedonia restituisce al basket un campione: «Penso di poter conciliare il ruolo di semplice deputato con questa nuova avventura sportiva». Eccolo, nel salone dell’Olimpia dove ci sono le coppe del club: «Sono qui per aiutare la più grande società del basket italiano a tornare in vetta». Accanto, gongola il g.m. Gino Natali: «Finora tutti ci hanno riempito di complimenti, ma i punti sono andati agli altri: ora siamo più tranquilli». Petar il macedone è l’anello mancante alla catena milanese, dall’infortunio di Marlon Garnett. Quando si salderà al resto della squadra? «Sto lavorando da dieci giorni: atletica e basket. Datemene altri dieci e sarò pronto». Già domenica contro Udine, comunque, annuserà il campo: 195 cm., play-guardia, nel quintetto dovrà giocare accanto a Coldebella. Un problema? « Nema (nessuno): in nazionale ho sempre giocato da guardia. E a Treviso ero a fianco di Gracis, un play italiano». Sarebbe un bel replay, per Milano: quella era la Benetton ’94-’95 di D’Antoni, che vinse Coppa Italia e Coppa Europa.
Ogni nuovo inserimento comporta qualche rischio, alcuni in passato hanno definito Naumoski un solista: «Chiariamo: mi piace vincere, ma non sono egoista. So che il basket non è il tennis, e voglio essere ‘‘uno dei tutti quanti’’. Non sono venuto per mettere 25 punti e perdere la partita, mi basta farne 5 e vincere». La grande metropoli, poi, non lo spaventa: «Dopo sei anni nel gran bazar di Istanbul (sponda Efes: 4 scudetti turchi e una Coppa Korac) che cosa può farmi qualche ingorgo per le vie di Milano?».
Naumoski, frutto d’amore. Il suo ingaggio è conseguente al ritrovato feeling tra Olimpia e tifosi: «Abbiamo investito risorse che ancora non abbiamo», puntualizza Natali. E non aggiunge altro, lasciandoci liberi di calcolare in 700 milioni di vecchie lire il peso del contratto annuale. Naumoski, l’uomo dei tre passaporti. Uno per nascita (macedone), uno per meriti sportivi (turco); e quello italiano? Petar preferisce glissare: parla solo di basket. Vorrebbe che quello italiano fosse il passaporto verso la gloria: «Il mio sogno è vedere la Pippo almeno in semifinale».
Werther Pedrazzi
Ogni nuovo inserimento comporta qualche rischio, alcuni in passato hanno definito Naumoski un solista: «Chiariamo: mi piace vincere, ma non sono egoista. So che il basket non è il tennis, e voglio essere ‘‘uno dei tutti quanti’’. Non sono venuto per mettere 25 punti e perdere la partita, mi basta farne 5 e vincere». La grande metropoli, poi, non lo spaventa: «Dopo sei anni nel gran bazar di Istanbul (sponda Efes: 4 scudetti turchi e una Coppa Korac) che cosa può farmi qualche ingorgo per le vie di Milano?».
Naumoski, frutto d’amore. Il suo ingaggio è conseguente al ritrovato feeling tra Olimpia e tifosi: «Abbiamo investito risorse che ancora non abbiamo», puntualizza Natali. E non aggiunge altro, lasciandoci liberi di calcolare in 700 milioni di vecchie lire il peso del contratto annuale. Naumoski, l’uomo dei tre passaporti. Uno per nascita (macedone), uno per meriti sportivi (turco); e quello italiano? Petar preferisce glissare: parla solo di basket. Vorrebbe che quello italiano fosse il passaporto verso la gloria: «Il mio sogno è vedere la Pippo almeno in semifinale».
Werther Pedrazzi