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Trieste ha fatto piangere Chalon

Dopo le sconfitte con Colonia e in campionato con Pesaro è arrivato il primo successo in Coppa Uleb

CHALON «Trieste ci fa piangere»: a tutta pagina, ieri, nelle cronache sportive del «Journal de Saone», il quotidiano della regione di Chalon. Dov’è finita la squadra che una settimana fa aveva battuto gli spagnoli dell’Estudiantes a Madrid? Si chiede il collega francese. E lui stesso si dà una risposta, che trova però guardando in casa triestina, quando parla di un Camata «monstreux», di un «brillant» Erdmann e decanta la «mobilité» di Robertone Casoli.
A parziale giustificazione degli ospiti di casa, martedì sera, l’infortunio capitato al 5’ a Stanley Jackson, che aveva già costretto il suo diretto rivale Maric a due falli in due minuti.
Peraltro, sulla sponda opposta, anche Pancotto aveva portato in panchina un Roberson azzoppato senza poterlo mai schierare in campo. 1 pari.
«La verità – spiega un pimpantissimo Pancotto a fine gara, davanti a un bicchiere di Bordeaux – è che abbiamo vinto grazie a tre fattori: difesa aggressiva, intensità di gioco e buone scelte d’attacco».. La difesa, soprattutto: mentre i francesi lasciavano ampi spazi per i tiri da tre dei triestini, quest’ultimi riuscivano a neutralizzare anche l’altro babau locale, Calvari, permettendogli di realizzare solo quindici punti, lui che a Madrid sette giorni fa ne aveva segnati ben 33. «Casoli, Podestà e gli altri a turno lo hanno bloccato: gran parte di quei 15 punti sono state schiacciate nel finale, quando ormai non servivano più perché il nostro vantaggio era incolmabile», sottolinea ancora Pancotto.
La doppia sconfitta col Colonia e con la Scavolini è dunque acqua passata? «Diciamo che abbiamo avuto la capacità di reagire guardando gli errori del passato: a Pesaro ci aspettavamo la vittoria, ce la sentivamo in tasca, e questo è stato lo sbaglio: giocavamo contro il cronometro aspettando la fine. Stavolta invece abbiamo giocato contro gli avversari, con grinta: e se giochi contro gli avversari produci i loro errori».
Che in effetti si sono visti: nello scout del Chalon ci sono molte palle perse, percentuali di tiro scarse, pochi rimbalzi offensivi conquistati. «Noi invece – conclude Cesarone – abbiamo tirato molto bene da tre, e del resto è nel nostro Dna: dopo tutto siamo il secondo miglior attacco del campionato. Forse è per questo che abbiamo conquistato pochi rimbalzi in attacco: quando sai che i tuoi tiratori non sbagliano, non ti porti sotto canestro per riconquistare palla».
Una pagella finale ai giocatori? «Tutti bravi, ma soprattutto Erdmann, Sy e Casoli in termini numerici. Gli altri per impegno: Cavaliero, con la schiena a pezzi, ha voluto giocare lo stesso».
Per una volta, un finale in crescendo dopo i due harakiri contro il Colonia e la Scavolini. Due partite perse negli ultimi secondi: un caso? «In entrambi i casi non c’è stata una crisi nervosa, ma un calo di intensità. La nostra non è una grande squadra, ma è una squadra che gioca bene quando sta vincendo, come è accaduto contro lo Chalon, dove abbiamo azzannato la partita. Ecco, dovremmo fare sempre così. Ma vedo che stiamo crescendo». Sotto con i denti, dunque: i ragazzi devono crescere ancora. Se lo dice Pancotto...
Livio Missio
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