Per calare il poker, ora, la Skipper deve trovare una dimensione esterna. L'unica impresa lontana dal PalaDozza, in questo primo scorcio di stagione, è legata al blitz di Avellino e alla prestazione mostruosa di Gek Galanda che, comunque, ci sta prendendo gusto. Davanti alla Fortitudo, ora, tre trasferte consecutive. Prima a Fabriano poi a Pau e infine a Cantù, nella tana degli ex Gay e Damiao. Tre trasferte che serviranno alla Skipper per centrare il poker invocato da Gianmarco Pozzecco (nella foto) e per comprendere, maggiormente, le ambizioni di un gruppo giovane che, però, sta cominciando a costruirsi alcune certezze.
La prima di queste, chiamata in causa da Matteo Boniciolli, è la necessità di recuperare, in tempi brevi, almeno uno tra Basile e Scepanovic. Anche se questa doppia assenza ha aperto spiragli inattesi per Mancinelli e Fultz e i due ragazzini hanno colto al balzo l'occasione per dimostrare che il talento c'è. Manca, semmai, l'abitudine al gioco – Fultzino nella passata stagione scaldava la panca a Castel Maggiore in attesa (vana) che uno tra Abram e Cross chiedesse il cambio – e quell'esperienza e quel mestiere che nei tornei giovanili non servono. Servono, e pure tanto, in A, la capacità di comprendere subito il metro arbitrale e di conquistarsi quel minimo di credibilità perché i signori in grigio (che in Europa preferiscono l'arancione) non perdonano nulla (ne sa qualcosa anche Galanda, che di anni ne ha già 27…).
Ma Baso e Vlado servono a questo gruppo per offrire un'alternativa in attacco (e il serbo dovrebbe essere la prima punta) e per non costringere il fantasista Poz a spremersi troppo, perché l'estro e le accelerazioni di Gianmarco servono non solo per caricare i tifosi, ma anche per mettere al tappeto gli avversari. Qualche passo indietro, invece, nel settore lunghi. Che pure, rispetto ad altri comparti, dovrebbe avere un'esperienza tale da evitare qualsiasi eccesso (nel bene e nel male). Invece Mate Skelin, ogni tanto, s'incarta in attacco, facendosi piccolo piccolo. Proprio lui, che con i suoi 213 centimetri, dovrebbe mangiare e schiacciare in testa a chiunque e invece… Non si tratta di subire Betts, che di centimetri e di chili ne ha in abbondanza, ma gli altri che Sakota ha messo in campo, confidando appunto nell'insolita timidezza del croato. Manca, sostiene Boniciolli, la capacità di chiudere gli incontri con largo anticipo. Il famoso “killer instict” che, già un anno fa, faceva difetto al gruppo. Ma un anno fa, di questi tempi, proprio la Skipper riusciva a vincere in volata, dopo aver inseguito, a volte boccheggiando, per due o tre quarti. Le prime vittorie di questo primo scorcio di stagione, invece, sono venute seguendo un canovaccio diverso. Con una Fortitudo, seppur sciupona (vanificato, l'altra sera, il +18 sul 62 a 44), capace di imporre personalità e talento (anche se solo individuale). Anche per questo, ieri, molti giocatori hanno scelto di andare in palestra nonostante Boniciolli avesse concesso la giornata libera. Anche per questo, il buon Matteo, si frega le mani soddisfatto.
Alessandro Gallo
La prima di queste, chiamata in causa da Matteo Boniciolli, è la necessità di recuperare, in tempi brevi, almeno uno tra Basile e Scepanovic. Anche se questa doppia assenza ha aperto spiragli inattesi per Mancinelli e Fultz e i due ragazzini hanno colto al balzo l'occasione per dimostrare che il talento c'è. Manca, semmai, l'abitudine al gioco – Fultzino nella passata stagione scaldava la panca a Castel Maggiore in attesa (vana) che uno tra Abram e Cross chiedesse il cambio – e quell'esperienza e quel mestiere che nei tornei giovanili non servono. Servono, e pure tanto, in A, la capacità di comprendere subito il metro arbitrale e di conquistarsi quel minimo di credibilità perché i signori in grigio (che in Europa preferiscono l'arancione) non perdonano nulla (ne sa qualcosa anche Galanda, che di anni ne ha già 27…).
Ma Baso e Vlado servono a questo gruppo per offrire un'alternativa in attacco (e il serbo dovrebbe essere la prima punta) e per non costringere il fantasista Poz a spremersi troppo, perché l'estro e le accelerazioni di Gianmarco servono non solo per caricare i tifosi, ma anche per mettere al tappeto gli avversari. Qualche passo indietro, invece, nel settore lunghi. Che pure, rispetto ad altri comparti, dovrebbe avere un'esperienza tale da evitare qualsiasi eccesso (nel bene e nel male). Invece Mate Skelin, ogni tanto, s'incarta in attacco, facendosi piccolo piccolo. Proprio lui, che con i suoi 213 centimetri, dovrebbe mangiare e schiacciare in testa a chiunque e invece… Non si tratta di subire Betts, che di centimetri e di chili ne ha in abbondanza, ma gli altri che Sakota ha messo in campo, confidando appunto nell'insolita timidezza del croato. Manca, sostiene Boniciolli, la capacità di chiudere gli incontri con largo anticipo. Il famoso “killer instict” che, già un anno fa, faceva difetto al gruppo. Ma un anno fa, di questi tempi, proprio la Skipper riusciva a vincere in volata, dopo aver inseguito, a volte boccheggiando, per due o tre quarti. Le prime vittorie di questo primo scorcio di stagione, invece, sono venute seguendo un canovaccio diverso. Con una Fortitudo, seppur sciupona (vanificato, l'altra sera, il +18 sul 62 a 44), capace di imporre personalità e talento (anche se solo individuale). Anche per questo, ieri, molti giocatori hanno scelto di andare in palestra nonostante Boniciolli avesse concesso la giornata libera. Anche per questo, il buon Matteo, si frega le mani soddisfatto.
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino