ROSETO - "L'amore non è bello se non è litigherello". Meglio ricorrere a questo adagio popolare e stemperare gli animi, visto l'amarissima conclusione di Roseto-Cantù. Meglio pensare che, in fondo, dopo la sconfitta si sono viste le scene tipiche di ogni periodo nero. E, soprattutto, meglio ricordare che dopo ogni periodo di crisi Roseto ha saputo risollevarsi. Meglio ricordare che a Roseto è ormai dal 1996 che o si vince o si lotta per traguardi ambizioni, seguendo un cammino progressivo che ha portato una piccola città dalla C1 fin dentro un play off scudetto giocato contro i "tuttocampioni" della Kinder. Meglio ricordare le pesantissime contestazioni che ebbe la squadra di Tony Trullo, prima di stravincere torneo di B1 e Coppa Italia di Lega e le contestazioni che ebbero Pieri e compagni, dopo la sconfitta in casa ad opera della Scavolini. Niente di nuovo sotto il sole, quindi. Se la squadra vince i tifosi sono felici e capaci di affetto e gioia, se la squadra perde quegli stessi tifosi richiamano a gran voce gli atleti all'impegno verso la città e la maglia che indossano. Tutto giusto, tutto già visto, tutto perfettamente nei canoni. Con qualche precisazione. Innanzitutto, sarebbe meglio evitare contestazioni a partita in corso, per dare modo alla squadra di esprimersi al meglio fino alla sirena. Roseto è universalmente riconosciuta per il suo grande e caloroso pubblico, ma se il "sesto uomo in campo" fischia già dopo il canestro di Thornton del 63-65, primo sorpasso canturino dopo quasi 35 minuti di dominio rosetano, la forza del "sesto uomo" si perde. Va poi detto che Roseto ha perso, giocandosela, contro la terza forza del campionato, che è a pari punti con la Kinder. Molti hanno inteso paragonare Cantù a Roseto per la composizione straniera del roster, ma la cosa non regge, perché i canturini sono stati assemblati fin da Settembre e non sono stati mai cambiati, mentre a Roseto sono passati 34 giocatori! Ogni stagione e ogni squadra fanno storia a se. Lo scorso anno, Martinelli fu bravo a firmare atleti a buon prezzo che giocarono un campionato strepitoso portando in alto Roseto. Quest'anno, le scelte sono state indubbiamente meno felici, ma è pur vero che, in ottica di liberalizzazione selvaggia, è difficile azzeccare tutte le mosse. Martinelli ha il merito di non lasciare nulla di intentato per raggiungere quello che secondo lui è un obiettivo a portata di mano e cioè i play off. Ha tutto il diritto di farlo, magari senza parlare di scudetto e creare inutili aspettative. Alla fine, c'è comunque la sentenza inappellabile del campo a decretare successi e insuccessi e non è detto che cambiando giocatori o allenatori i successi arrivino per forza. Dopo l'ultima sconfitta, tutte le componenti del basket rosetano sono chiamate ad una intelligente pausa di riflessione. I giocatori devono produrre ogni sforzo possibile, senza cadere in atteggiamenti di sufficienza che hanno l'unico effetto di mandare su tutte le furie gli appassionati che pagano il biglietto. L'allenatore deve poter lavorare potendo contare su un clima di serenità, che deriva anche dal fatto che la classifica non è da buttar via e che le dirette concorrenti per le zone basse devono sia riposare sia scendere a Roseto. La dirigenza, che ha dichiarato che al momento non ci saranno stravolgimenti, deve proteggere la squadra, senza rinunciare a farsi sentire negli ambiti opportuni con chi sbaglia. I tifosi, per quanto sia comprensibile il loro sfogo, devono fare quadrato e sostenere la squadra, perché è questo il momento in cui si vedono i veri appassionati che hanno a cuore il futuro del Roseto.
Luca Maggitti
Luca Maggitti