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Casalecchio, casa Messina

"Ma vorrei che fosse solo una partita normale"

PRIMA soci della premiata ditta Grande Slam, poi duellanti in un divorzio avvelenato, Marco Madrigali ed Ettore Messina, in ordine alfabetico, di rispetto anagrafico e di antecedente gerarchia, tornano a incrociare i loro destini sotto il tetto, un tempo comune, del PalaMalaguti a Casalecchio. Se non ci siete mai stati, ne pendono dalle travature gli stendardi suggestivi delle conquiste bianconere, uno per ciascuna: Messina ne firma idealmente 10, in 9 stagioni virtussine; Madrigali 4, avendo appena avviato la terza.
Virtus - Benetton, domani alle 18.15, è la classica che si sa. Conta 70 sfide in campionato (44 a 26 le vittorie bolognesi), ed è stata in primavera la semifinale prima d´Europa poi d´Italia (l´una ai bianchi, l´altra i verdi). Ma oggi è soprattutto il Ritorno e, per molti nativi di Basket City, la partita imperdibile, nel senso di presenziarvi (o almeno farsela raccontare, vista la resistibile prevendita...). Così, sfuma quasi in routine una vigilia che, intanto, riospita Edney in campo («ci sarà, a mezzo servizio, ma giocherà», Ettore dixit, iersera), mentre le puntate sull´evento s´infittiscono più sulla cornice che sul quadro.
Si strologa se ci saranno striscioni, o solo cori, o solo applausi per l´allenatore più vincente mai seduto su quella panca: e non solo sulla panca, ma su tante, troppe seggiole societarie, cercando il succo mai pubblicamente spremuto d´una separazione che terra terra si liquiderebbe con la vecchia immagine della poltrona per due. Per uno non c´è più posto, e chi sia lo decide chi comanda. Si dibatte se ci saranno molti o pochi dei tremila profughi, o giù di lì, che non hanno rinnovato l´atto di fede bianconero. E se monteranno dissidi, di famiglia o di coscienza, ossia bolognesi che tiferanno Treviso, o anche solo 'guferanno´ Bologna. Infine, si chiede che faccia indosserà lo stesso Madrigali, ieri annunciato all´estero, e atteso da un pomeriggio obiettivamente scosceso, visti andazzi e precedenti: se vincono i suoi ne avrà i meriti la squadra, se vincono gli altri ne avrà le colpe lui.
Messina ha parlato a toni bassi, ieri, atterrato da Berlino. «Non m´aspetto dalla gente, e soprattutto non desidero, nulla di particolare, perché non sarà una partita come le altre, questo non lo nego, ma neanche una rivincita o una vendetta. Ho ampie gratificazioni nel posto dove ho scelto di lavorare dopo le note vicende e non ho perso stima e affetto di chi era intorno alla Virtus: roba che vale anche di più, ora, vivendo sotto diverse bandiere». Ma il profilo quieto non potrà aggirare il giorno in cui molti avranno sconquassi di cuore, e il suo non potrà essere il meno forte. Ci sono, sotto gli stendardi, ricordi indelebili. Nove stagioni piene, oltre cinquecento panchine, con le coppe, accanto alle 338 di campionato (247 vittorie), abitando in quest´unica, nobile casa: quella che farà prendere all´avvocato Porelli, martedì in Comune, il Nettuno d´oro.
«Ma ripeto lo stesso quel che dissi prima di Genova, e cioè che i casi personali non debbano sviare la partita, pesando sui giocatori, i veri protagonisti. Non ritroverò quella Virtus battuta di 28, una squadra che tutti si sarebbero augurati di incontrare per il resto dell´anno, piena com´era d´emergenze e di guai. Con Dial, Scarone e Koturovic la Virtus è oggi una squadra di primissima fascia, che giocherà per il titolo. Poi, se in corsa hanno rivisto scelte che prima parevano fondamentali, non è affare di chi li incontra, né mi tocca che quest´anno siano arrivati tre rinforzi, quando io non li ebbi. Ma sono situazioni diverse, scelte societarie figlie di momenti particolari. Ci voleva una sterzata per invertire la stagione che stava andando molto male. Del resto, il buon imprenditore sa che si deve investire anche per salvare l´investimento già fatto».
Col 'buon investitore´ i rapporti sono al minimo, né Messina si fa attizzare. Qualcosa lo pensa, sui tremila che non si sono riabbonati, ma dice solo: «Sono curioso di leggere il sondaggio di Superbasket». Mah, la città la batte, ci ha tenuto casa, ci passa molti lunedì, vede, sente e scambia mail con amici vicini e lontani, «e continuo a ritenerla il posto ideale per viverci a fine carriera». Non pare dopodomani, a 43 anni appena fatti: proprio qui, sere fa, in allegre tavolate da Godot. Quanto a quelli da aspettare, ne avrà tanti, domani sera, quando per far finta di non vederli butterà l´occhio agli stendardi, lassù. Tre scudetti, 2 Euroleghe, 4 Coppe Italia, una Coppa delle Coppe... Dieci trofei, 4 alzati qui, a Casalecchio, più una Coppa Coppe a Firenze, uno scudetto al PalaDozza, tre Coppe Italia a Forlì, un´Eurolega a Barcellona... Album dei ricordi? Non solo.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica
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