TANJEVIC, sapendo che la sfida alla Benetton si porta dietro il ritorno di Messina e tutto quel che ne consegue, ha dovuto allenare la sua squadra alle scosse emotive?
«L´ho dovuta allenare perché incontriamo la prima in classifica, squadra campione d´Italia, e non perché ritorna Messina. Certe cose i giocatori non le sentono poi tanto, sono emozioni che stanno fuori dal campo, e io penso sia giusto così. Perché spero di dover lavorare ragionando sempre e solo sul campo, da allenatore».
I giocatori stanno in campo e si preoccupano soprattutto di quello, siamo d´accordo: i tifosi però stanno sugli spalti e non resteranno indifferenti. Cosa si aspetta?
«Mi aspetto quello che ho avuto fino ad oggi, cioè un grande attaccamento alla squadra. Me lo aspetto e so che lo avrò, ne sono proprio sicuro. Nei momenti in cui, anche se in difficoltà, avevamo bisogno di accelerazioni, i tifosi ce le hanno sempre date. Loro amano giocatori e allenatori, di oggi e di ieri, ma soprattutto amano la loro squadra».
Qualche tempo fa ha detto che lei qualche fischio se lo sarebbe anche meritato, e invece per ora se li è presi ingiustamente solo il presidente: forse il ritorno di Messina emotivamente peserà soprattutto su di lui, non crede?
«Questo non lo so, dovete chiederlo a lui, però so che questo presidente merita il massimo rispetto da parte del pubblico: è sempre presente, ha speso tanto, e ha speso ancora di recente per rinforzare e direi quasi rifare la squadra. Cosa doveva fare di più?».
Adesso che è passato un po´ di tempo, può dirci se pensava che sostituire Messina fosse più semplice, o se invece si aspettava quello che ha avuto?
«Mi aspettavo che le cose sarebbero andate come sono andate, risultati a parte naturalmente. E me lo aspettavo perché qualche anno d´esperienza alle spalle ce l´ho. Una volta a Trieste, dopo che tutta la Stefanel me compreso si era trasferita a Milano, ci fischiarono dall´inizio alla fine. Non ho mai più sentito una cosa del genere, eppure prendemmo quello che ci serviva e tornammo a casa. Poi ci fu anche modo di riconciliarsi, ma in quella giornata ci dissero, e mi dissero, di tutto. I tifosi del resto possono farlo, lo dico da sempre, purchè si fermino alle parole e ai fischi».
Qual è la miglior qualità di Messina allenatore?
«Direi la serietà, la metodicità, la cura dei particolari, l´essere sempre aggiornato sul basket che cambia in fretta, quello moderno».
E il pregio di Tanjevic?
«Mah, anch´io forse so preparare bene le partite, e magari sono sempre stato bravino a coprire qualche buchetto tecnico delle mie squadre. Ma farei meglio a non dirlo, perché a Bologna per ora non ci sono ancora riuscito come vorrei».
La Virtus è all´altezza della Benetton?
«No, loro sono in vantaggio perché sono partiti in vantaggio: hanno vinto, hanno cambiato poco i giocatori e quindi hanno tenuto quel feeling di squadra che non risulta nelle statistiche ma pesa sulle partite. Hanno cambiato allenatore, certo, ma Ettore ha lasciato giustamente molte cose che là aveva costruito Mike».
Lei invece cosa ha tenuto di quello che aveva costruito Messina?
«Qualche gioco anch´io, certo, quello che noi chiamiamo a "L", e anche altri, ma questo è normale».
Ma ha ereditato più Messina da D´Antoni o Tanjevic da Messina?
«Forse abbiamo ereditato uguale».
Battere la Benetton sarebbe molto importante perché?
«Perché abbiamo bisogno di punti».
Tanjevic contro Messina "E la gente sarà con noi".
Giovanni Egidio
«L´ho dovuta allenare perché incontriamo la prima in classifica, squadra campione d´Italia, e non perché ritorna Messina. Certe cose i giocatori non le sentono poi tanto, sono emozioni che stanno fuori dal campo, e io penso sia giusto così. Perché spero di dover lavorare ragionando sempre e solo sul campo, da allenatore».
I giocatori stanno in campo e si preoccupano soprattutto di quello, siamo d´accordo: i tifosi però stanno sugli spalti e non resteranno indifferenti. Cosa si aspetta?
«Mi aspetto quello che ho avuto fino ad oggi, cioè un grande attaccamento alla squadra. Me lo aspetto e so che lo avrò, ne sono proprio sicuro. Nei momenti in cui, anche se in difficoltà, avevamo bisogno di accelerazioni, i tifosi ce le hanno sempre date. Loro amano giocatori e allenatori, di oggi e di ieri, ma soprattutto amano la loro squadra».
Qualche tempo fa ha detto che lei qualche fischio se lo sarebbe anche meritato, e invece per ora se li è presi ingiustamente solo il presidente: forse il ritorno di Messina emotivamente peserà soprattutto su di lui, non crede?
«Questo non lo so, dovete chiederlo a lui, però so che questo presidente merita il massimo rispetto da parte del pubblico: è sempre presente, ha speso tanto, e ha speso ancora di recente per rinforzare e direi quasi rifare la squadra. Cosa doveva fare di più?».
Adesso che è passato un po´ di tempo, può dirci se pensava che sostituire Messina fosse più semplice, o se invece si aspettava quello che ha avuto?
«Mi aspettavo che le cose sarebbero andate come sono andate, risultati a parte naturalmente. E me lo aspettavo perché qualche anno d´esperienza alle spalle ce l´ho. Una volta a Trieste, dopo che tutta la Stefanel me compreso si era trasferita a Milano, ci fischiarono dall´inizio alla fine. Non ho mai più sentito una cosa del genere, eppure prendemmo quello che ci serviva e tornammo a casa. Poi ci fu anche modo di riconciliarsi, ma in quella giornata ci dissero, e mi dissero, di tutto. I tifosi del resto possono farlo, lo dico da sempre, purchè si fermino alle parole e ai fischi».
Qual è la miglior qualità di Messina allenatore?
«Direi la serietà, la metodicità, la cura dei particolari, l´essere sempre aggiornato sul basket che cambia in fretta, quello moderno».
E il pregio di Tanjevic?
«Mah, anch´io forse so preparare bene le partite, e magari sono sempre stato bravino a coprire qualche buchetto tecnico delle mie squadre. Ma farei meglio a non dirlo, perché a Bologna per ora non ci sono ancora riuscito come vorrei».
La Virtus è all´altezza della Benetton?
«No, loro sono in vantaggio perché sono partiti in vantaggio: hanno vinto, hanno cambiato poco i giocatori e quindi hanno tenuto quel feeling di squadra che non risulta nelle statistiche ma pesa sulle partite. Hanno cambiato allenatore, certo, ma Ettore ha lasciato giustamente molte cose che là aveva costruito Mike».
Lei invece cosa ha tenuto di quello che aveva costruito Messina?
«Qualche gioco anch´io, certo, quello che noi chiamiamo a "L", e anche altri, ma questo è normale».
Ma ha ereditato più Messina da D´Antoni o Tanjevic da Messina?
«Forse abbiamo ereditato uguale».
Battere la Benetton sarebbe molto importante perché?
«Perché abbiamo bisogno di punti».
Tanjevic contro Messina "E la gente sarà con noi".
Giovanni Egidio
Fonte: La Repubblica