PESARO – La storia cammina spedita “calpestando a volte più di un fiore innocente", come diceva il vecchio Hegel, e la fiaccola del progresso passa fatalmente da un popolo all’altro. Sarà per questo che il profeta Valerio Bianchini, alla ricerca di nuove forze “propulsive" della storia cestistica italiana, è approdato a Roseto dove, sia pure nell’inedita veste di vicepresidente, ha annunciato il nuovo Verbo filoabruzzese. Ma al Maestro non dispiacerà, in fondo, apprendere che nella “piazza" di cui è pur sempre cittadino onorario, i rivoluzionari “bianchiniani" della prima ora non hanno mai smobilitato, e combattono ancora per la Causa. Si chiami Milano, il “potere", oppure Bologna o adesso Treviso, Pesaro è ancora in lotta. “Ridimensionata" ma pur sempre viva. Ringiovanita ma forse proprio per questo grintosa e volitiva, con gli occhi spiritati del suo nuovo condottiero Marco Crespi, meno oratore del Vate ma ugualmente capace di spostare gli oggetti sul parquet (i giocatori e la palla) con la sola forza di un pensiero “forte", bianchiniano appunto.
Nella sua marcia verso sud, il Profeta conta di emulare le gesta di Garibaldi, ma c’è sempre il rischio di fallire come Pisacane o i fratelli Bandiera. E chissà chi oggi, tra Pesaro e Roseto, sarà il “fiore innocente" calpestato dallo Spirito del basket. Perché è certo che la Vuelle non ci sta a passare il testimone, con tutto il rispetto per i più “freschi" rosetani. E’ un altro derby dell’Adriatico, dopo quello con Trieste, ed è un derby della “provincia", quella provincia che Bianchini ha cominciato quindici anni fa a sobillare contro la “metropoli" e che è ancora in fermento. Roseto può anche ricordare la Pesaro delle origini, ma Pesaro quest’anno alle origini ci è un po’ tornata, è stata completamente rifondata, rilanciata a partire proprio dallo “spirito", dalla volontà, dalle energie morali, da quel pathos caro al Vate del primo scudetto. E allora c’è un filo rosso che collega Bianchini al nuovo coach pesarese, pur nella diversità dei due caratteri e personalità. Vincere a Roseto, per la Scavolini, vorrebbe dire vincere il braccio di ferro della grinta e della “ferocia mentale", per dirla alla Crespi. Ma anche sul piano più sobrio della tecnica e del bel gioco, Gigena e compagni sono attesi a fare un passo avanti. Dopo l’esplosione di McGhee a Fabriano, di Richardson negli ultimi due quarti con Trieste e di Pecile nel tempo supplementare, non sarà pretenzioso sperare che tutta la squadra salga in ascensore, coniugando alle virtù psicologiche (determinazione e voglia di vincere) qualità squisitamente tecniche come schemi ordinati, tiri più agevoli, migliori automatismi in difesa e in attacco, maggiore velocità di base, transizioni più efficaci e precise. Dopo sei gare e tre vittorie, un altro successo (che sarebbe il terzo consecutivo) “spariglierebbe" in positivo questo inizio stagionale, con enormi benefici per la squadra e per tutto l’ambiente biancorosso.
Giancarlo Iacchini
Nella sua marcia verso sud, il Profeta conta di emulare le gesta di Garibaldi, ma c’è sempre il rischio di fallire come Pisacane o i fratelli Bandiera. E chissà chi oggi, tra Pesaro e Roseto, sarà il “fiore innocente" calpestato dallo Spirito del basket. Perché è certo che la Vuelle non ci sta a passare il testimone, con tutto il rispetto per i più “freschi" rosetani. E’ un altro derby dell’Adriatico, dopo quello con Trieste, ed è un derby della “provincia", quella provincia che Bianchini ha cominciato quindici anni fa a sobillare contro la “metropoli" e che è ancora in fermento. Roseto può anche ricordare la Pesaro delle origini, ma Pesaro quest’anno alle origini ci è un po’ tornata, è stata completamente rifondata, rilanciata a partire proprio dallo “spirito", dalla volontà, dalle energie morali, da quel pathos caro al Vate del primo scudetto. E allora c’è un filo rosso che collega Bianchini al nuovo coach pesarese, pur nella diversità dei due caratteri e personalità. Vincere a Roseto, per la Scavolini, vorrebbe dire vincere il braccio di ferro della grinta e della “ferocia mentale", per dirla alla Crespi. Ma anche sul piano più sobrio della tecnica e del bel gioco, Gigena e compagni sono attesi a fare un passo avanti. Dopo l’esplosione di McGhee a Fabriano, di Richardson negli ultimi due quarti con Trieste e di Pecile nel tempo supplementare, non sarà pretenzioso sperare che tutta la squadra salga in ascensore, coniugando alle virtù psicologiche (determinazione e voglia di vincere) qualità squisitamente tecniche come schemi ordinati, tiri più agevoli, migliori automatismi in difesa e in attacco, maggiore velocità di base, transizioni più efficaci e precise. Dopo sei gare e tre vittorie, un altro successo (che sarebbe il terzo consecutivo) “spariglierebbe" in positivo questo inizio stagionale, con enormi benefici per la squadra e per tutto l’ambiente biancorosso.
Giancarlo Iacchini