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Banchi: «Adoro questo gruppo»

Il coach: «All'inizio non eravamo noi, poi ha vinto la squadra»

VARESE. Eccola l'impresa di cui parlava sette giorni fa Luca Banchi. Eccolo il colpo in trasferta che dà a questa Mabo "la giusta fisionomia di classifica". Nel tempio di Masnago, tra le foto di Bob Morse e Corney Thompson, qui dove un'altra Livorno sfiorò l'accesso a una semifinale scudetto e dove quest'anno erano già cadute le V nere e i cugini di Cantù, gli amaranto del basket hanno firmato un blitz da libro dei ricordi, davanti alle telecamere di Rai Tre e alle pupille dell'Italia che adora la palla a spicchi. Ora la Mabo è una realtà. Perché schiacciare la Virtus poteva essere un caso, ma ripetersi a distanza di sei giorni significa che c'è solidità, c'è gruppo, che questa squadra vale. «È stata la vittoria del gruppo, dell'atteggiamento», gongola il coach.
«Elliott è stato importantissimo, ma anche Cotani, Garri, Giachetti, Parente sono stati determinanti. È questa la nostra forza».
E pensare che la partenza era stata in salita, con Varese che aveva chiuso avanti di 9 il secondo quarto, ma che aveva toccato pure le 16 lunghezze. «Nei primi venti minuti avevamo mostrato una faccia che non era la nostra, giocando contratti, senza nerbo. All'intervallo avevamo segnato solo con quattro giocatori, una cosa inusuale per noi, continua Banchi. Poi si sono accese le telecamere della Rai e come per magia Livorno si è trasformata. Hai trovato la formula magica in spogliatoio? Macchè, ho solo chiesto ai ragazzi che giocassero da Livorno - risponde il condottiero - Ho detto loro che non mi interessava il risultato, ma volevo vedere una squadra pronta a battersi su ogni pallone, dura in difesa, magari incosciente in attacco, ma viva. Così è stato e se permettete per i ragazzi il merito è doppio. Perché essere riusciti a girare una partita che nei primi 20' sembrava segnata non è cosa da tutti. E poi essere riusciti a farlo qui significa avere gli attributi scolpiti nella roccia...».
Non si ferma più il coach, e racconta un aneddoto. «Stamani (ieri mattina, ndr) mentre uscivamo dagli spogliatoi per fare allenamento i ragazzi avevano alzato il naso e davanti a tanta gloria, a tutti quei trofei, alle immagini dei giocatori che hanno calcato e vinto su questo parquet avevano capito che questo è un campo particolare. Adesso che sono riusciti a violarlo, questa giornata entrerà per sempre a far parte della loro storia di giocatori».
Un attimo di pausa, il tempo di vedere le statistiche e arriva il momento degli elogi. «Ripeto, è la vittoria della squadra. Mi ero stupito all'intervallo che Cotani, Garri e Giachetti non ci avessero dato niente, e invece è stato significativo che alla fine siano stati proprio loro gli artefici di questo successo. Quando Santarossa e Mutavdzic sono usciti per falli, Cotani è riuscito a dare sprint, aiutando a rimbalzo e difendendo duro si Gorenc che temevamo molto, mentre Garri ha messo canestri importanti, lottando sotto le plance con coraggio nonostante davanti avesse Scott e Zanus che nel primo tempo aveva giocato molto bene. Poi nel finale è stato Giachetti a chiudere la partita, con un canestro in penetrazione che a mio avviso è stato quello decisivo».
Giulio Corsi
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