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Fabriano, ribaltone di fine corsa

La squadra di Carmenati gioca alla pari con la Skipper, poi crolla nel finale

FABRIANO — Non ci fosse stato quel serbatoio maledettamente vuoto negli ultimi dieci minuti con le stesse scene di un film ormai stucchevole per la sua puntuale ripetizione, il 27 ottobre fabrianese sarebbe entrato nella storia della città. Non solo e non tanto per una squadra che pure lotta indomita, ingabbia a lungo la celebrata Skipper e si ribella al destino di una stagione di sofferenze sotto tutti i fronti, quanto per la rivolta al potere atto secondo che va in scena sulle tribune. Una regìa pressochè perfetta quella della ribellione popolare al rischio incombente di bancarotta che va oltre i semplici confini sportivi. Si comincia il mega striscione «Se fallimo so' ca…voli vostri», si continua con la riproposizione dei cori di esplicita sollecitazione verso la «famiglia reale» dei Merloni e di aperta polemica verso l'ex presidente Biondi. Poi a metà partita tutti in campo. Più di trecento tifosi a occupare il parquet «scortate» da forze dell'ordine tutto sommato elastiche al punto giusto perché la città lanciasse il suo fortissimo grido d'aiuto. «Fabriano siamo noi», il coretto che tutto il palazzo ha intonato assieme ai pacifici manifestanti, esplicito come non mai perché da qui alla cruciale assemblea dei soci dell'8 novembre arrivi la tanto sospirata svolta.
«Avessimo vinto, questa impresa sarebbe stata tutta dedicata al nostro magnifico pubblico», ha poi chiosato in sala stampa un Carmenati solo in parte amareggiato per il consueto «ribaltone» di fine corsa. «Ai ragazzi stavolta ho detto bravi per una grande difesa. Siamo un po' mancati in attacco e inevitabilmente nella tenuta, ma questa partita deve farci capire che proprio l'aggressività in marcatura può essere la nostra arma in più. Ora speriamo di recuperare Nunez, perché la schiena gli procura forse dolore, ma la situazione potrebbe essere comunque gestibile. I problemi societari? In campo dalla squadra è partito un urlo che è sùbito riecheggiato in tribuna. Ora speriamo che arrivi fino alle sedi competenti». Ma a tifare Fabriano nell'affannosa lotta contro il tempo, la città non è sola.
«Il nostro basket ha bisogno di una piazza calorosa come questa», ha commentato il coach «nemico» di turno, Matteo Boniccioli a premessa iniziale del suo commento post gara. «Dentro questo palasport ci sono pezzi di storia della pallacanestro italiana. Mentre Roberto parlava io mi ero quasi incantato a vedere le fotografie di tanti anni in serie A e di giocatori che hanno lasciato il segno. Mi sembra logico allora sperare da appassionato che i potentissimi industriali di questa città riescano a trovare il modo di salvare un club così prestigioso».
Alessandro Di Marco
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