FABRIANO — C'è una storia, una piccola storia incastonata nel grande volume del basket fabrianese che tocca i fili del cuore. La scrive Mauro Mosca, 35enne residente nella frazione di Collamato che dal lontano 1989 collabora con la società fabrianese. Con il basket, nella sua attività di custode-magazziniere e prezioso tuttofare non ci si è certo arricchito, ma da questa esperienza tantissimo ha ricevuto in termini umani. «Mauretto», come da queste parti lo chiamano affettuosamente un po' tutti con la pallacanestro è letteralmente «sbocciato» tanto da non aver più bisogno di alcun tipo di assistenza e anzi da esercitare alla perfezione il ruolo di «controllore» di platea e parquet in qualsiasi occasione. Ecco perchè oggi vive con comprensibile angoscia questa fase di assoluta sofferenza finanziaria dello storico club biancoblù. E siccome al «suo» Fabriano basket ci tiene da morire, ecco che impugna carta e pennarello per inviare un breve, ma incisivo messaggio ai fratelli Merloni. «Cari Francesco, Antonio e Vittorio Merloni — scrive il combattivo 'Mauretto' — vi prego di salvare il basket di serie A che a Fabriano esiste da 24 anni. Per questo non deve scomparire. Ci sono persone che rimarrebbero disoccupate, tra cui il sottoscritto».
Dopo tredici anni di servizio, il miglior prodotto del «vivaio» fabrianese in termini di pallacanestro vista come veicolo sociale, è tra i primi a rendersi conto che stavolta si rischia grosso. E con quel suo tipico fare frenetico, con quella contagiosa passione, con la voglia di sentirsi ancora e sempre importante al servizio della società, invia il suo personale «sos» alle massime forze economiche. «Siamo in tantissimi ad amare questo sport», aggiunge. «Ci vogliono molti soldi, certo, ma chi ce li ha adesso potrebbe aiutarci per vivere tante altre belle giornate al 'PalaGuerrieri'».
a.d.m.
Dopo tredici anni di servizio, il miglior prodotto del «vivaio» fabrianese in termini di pallacanestro vista come veicolo sociale, è tra i primi a rendersi conto che stavolta si rischia grosso. E con quel suo tipico fare frenetico, con quella contagiosa passione, con la voglia di sentirsi ancora e sempre importante al servizio della società, invia il suo personale «sos» alle massime forze economiche. «Siamo in tantissimi ad amare questo sport», aggiunge. «Ci vogliono molti soldi, certo, ma chi ce li ha adesso potrebbe aiutarci per vivere tante altre belle giornate al 'PalaGuerrieri'».
a.d.m.
Fonte: Il Resto del Carlino