TRIESTE - Dopo 33 minuti, a Trieste non è rimasto da fare altro che buttare in campo «l’uomo invisibile che sposta il canestro quando tirano gli avversari» e che l’ha ora lanciata al secondo posto in classifica. In panchina non si vedeva, perchè appunto è invisibile, ma stavolta Pancotto ha capito che non ce l’avrebbe fatta con la semplice «zona Cesarone». Via allora a quest’arma segreta che può essere usata solo in casi di estrema necessità. Il fantasma ha incominciato a divertirsi sul 53-64 quando gli ospiti avevano ben undici punti di vantaggio e mancavano solo 6’34” alla sirena. E’ stato beffato una volta soltanto, da un tiro libero di Williams, per il resto ha fatto meravigliosamente il proprio dovere. A ogni tentativo dei calabresi o spostava il canestro in avanti facendo apparire il tiro lungo o lo tirava indietro e l’arancia andava a sbattere sul primo ferro. Eubanks, Mazzarino, ancora Eubanks, Williams, Ivory, tutti beffati dall’uomo invisibile. La Viola nell’intero ultimo quarto ha insaccato la bellezza di un tiro in azione su 18 tentativi.
Anche i cinque biancorossi in carne ed ossa che giocavano assieme al fantasma però non hanno scherzato riscattando tre quarti di gara piuttosto bui con difesa disattenta, uomini spesso beffati nell’«uno contro uno» e manovra offensiva con scelte di tiro affrettate o sbagliate. In apertura dell’ultima frazione, Reggio Calabria aveva così preso clamorosamente il largo: bomba di Ivory, 51-62 e Trieste che sembrava destinata a naufragare nella più brutta partita casalinga da un pezzo a questa parte. Dopo un errore di Casoli, Williams aveva potuto insaccare il contropiede (53-64) che pareva la pietra tombale oltre che sul match, sull’umore biancorosso.
Ecco però la mossa segreta. Tutti vedono semplicemente entrare in campo Maric per Roberson, ma dietro a Ivo c’è anche l’uomo invisibile che va subito a piazzarsi sui sostegni del canestro dove tirano i calabresi e incomincia a farlo ballare. Il doppio play (sul parquet c’è già anche Cavaliero) cambia il ritmo alla gara. La zona match-up ordinata da Pancotto trasforma i reggini in statue di sale. Quando Erdmann trova la bomba che riporta Trieste dal -10 al -7 (57-64) mancano esattamente 6 minuti e 33 secondi alla fine. È la mossa che apre le gabbie alle belve biancorosse mentre sugli spalti nonostante gli spettatori siano ancora troppo pochi (3700) l’incitamento incomincia ad assomigliare a quello del Colosseo ai tempi di Marco Aurelio. Cavaliero, assist per Kelecevic che trasforma: 59-64. Ancora Daniele, che nell’ultimo paio di partite sembrava aver arrestato la sua progressione tecnica che lo sta portando fino in nazionale, e bomba fragorosa che sul 62-65 a 5’06” dalla fine riapre clamorosamente la gara.
Dopo un fallo di sfondamento di Tomidy, Kelecevic lima ancora lo svantaggio, Reggio butta una palla, ma un’altra la butta Maric. Anche Roberson riesce a sbagliare una facile penetrazioni, ma la striscia di errori dei calabresi è ben più impressionante. Quando Kelecevic fa il sorpasso sul 66-65 a solo un minuto e mezzo dalla fine non si stupisce nessuno. Il punteggio è in bilico, ma la partita no. Il parquet sembra un piano inclinato dove i biancorossi vanno in discesa, mentre gli amaranto sembrano impegnati su un gigantesco flipper con tutte le palline che finiscono nella loro buca. Erdmann fa partire il missile del 69-65, dall’altra parte si sentono solo le risate dell’uomo invisibile che sposta il canestro di qua e di là. Kelecevic e Maric rimpinguano il bottino dalla lunetta, Trieste corona così uno stratosferico parziale di 20-1 che la porta dal -11 sul 53-64 al più 9 finale (74-65).
Solo alcune azioni nel corso del primo quarto erano state altrettante entusiasmanti quando in sequenza una bomba di Maric e un contropiede di Erdmann avevano favorito il primo allungo triestino sul 14-8. Lardo però aveva presto deciso il passaggio a zona che per quasi mezz’ora avrebbe fatto ristagnare la manovra triestina. Con il fresco impegno di martedì a Chalon e alcuni uomini acciaccati, Trieste ha stentato a lungo nella parte centrale della gara. Si è fatta battere nettamente al rimbalzo anche perchè Camata e soprattutto Podestà hanno fornito prove insufficienti e ha avuto medie di tiro negative soprattutto a causa del 3 su 13 di uno spento Roberson. Ha avuto però un grande Casoli soprattutto nella prima parte della gara, discreta propulsione da Maric e Cavaliero e ha visto un prepotente crescendo di Erdmann e soprattutto di Kelecevic.
A fine partita un «guru» nascosto fra il pubblico ha spiegato che l’uomo invisibile non era altro che il temperamento che anima la squadra triestina.
Silvio Maranzana
Anche i cinque biancorossi in carne ed ossa che giocavano assieme al fantasma però non hanno scherzato riscattando tre quarti di gara piuttosto bui con difesa disattenta, uomini spesso beffati nell’«uno contro uno» e manovra offensiva con scelte di tiro affrettate o sbagliate. In apertura dell’ultima frazione, Reggio Calabria aveva così preso clamorosamente il largo: bomba di Ivory, 51-62 e Trieste che sembrava destinata a naufragare nella più brutta partita casalinga da un pezzo a questa parte. Dopo un errore di Casoli, Williams aveva potuto insaccare il contropiede (53-64) che pareva la pietra tombale oltre che sul match, sull’umore biancorosso.
Ecco però la mossa segreta. Tutti vedono semplicemente entrare in campo Maric per Roberson, ma dietro a Ivo c’è anche l’uomo invisibile che va subito a piazzarsi sui sostegni del canestro dove tirano i calabresi e incomincia a farlo ballare. Il doppio play (sul parquet c’è già anche Cavaliero) cambia il ritmo alla gara. La zona match-up ordinata da Pancotto trasforma i reggini in statue di sale. Quando Erdmann trova la bomba che riporta Trieste dal -10 al -7 (57-64) mancano esattamente 6 minuti e 33 secondi alla fine. È la mossa che apre le gabbie alle belve biancorosse mentre sugli spalti nonostante gli spettatori siano ancora troppo pochi (3700) l’incitamento incomincia ad assomigliare a quello del Colosseo ai tempi di Marco Aurelio. Cavaliero, assist per Kelecevic che trasforma: 59-64. Ancora Daniele, che nell’ultimo paio di partite sembrava aver arrestato la sua progressione tecnica che lo sta portando fino in nazionale, e bomba fragorosa che sul 62-65 a 5’06” dalla fine riapre clamorosamente la gara.
Dopo un fallo di sfondamento di Tomidy, Kelecevic lima ancora lo svantaggio, Reggio butta una palla, ma un’altra la butta Maric. Anche Roberson riesce a sbagliare una facile penetrazioni, ma la striscia di errori dei calabresi è ben più impressionante. Quando Kelecevic fa il sorpasso sul 66-65 a solo un minuto e mezzo dalla fine non si stupisce nessuno. Il punteggio è in bilico, ma la partita no. Il parquet sembra un piano inclinato dove i biancorossi vanno in discesa, mentre gli amaranto sembrano impegnati su un gigantesco flipper con tutte le palline che finiscono nella loro buca. Erdmann fa partire il missile del 69-65, dall’altra parte si sentono solo le risate dell’uomo invisibile che sposta il canestro di qua e di là. Kelecevic e Maric rimpinguano il bottino dalla lunetta, Trieste corona così uno stratosferico parziale di 20-1 che la porta dal -11 sul 53-64 al più 9 finale (74-65).
Solo alcune azioni nel corso del primo quarto erano state altrettante entusiasmanti quando in sequenza una bomba di Maric e un contropiede di Erdmann avevano favorito il primo allungo triestino sul 14-8. Lardo però aveva presto deciso il passaggio a zona che per quasi mezz’ora avrebbe fatto ristagnare la manovra triestina. Con il fresco impegno di martedì a Chalon e alcuni uomini acciaccati, Trieste ha stentato a lungo nella parte centrale della gara. Si è fatta battere nettamente al rimbalzo anche perchè Camata e soprattutto Podestà hanno fornito prove insufficienti e ha avuto medie di tiro negative soprattutto a causa del 3 su 13 di uno spento Roberson. Ha avuto però un grande Casoli soprattutto nella prima parte della gara, discreta propulsione da Maric e Cavaliero e ha visto un prepotente crescendo di Erdmann e soprattutto di Kelecevic.
A fine partita un «guru» nascosto fra il pubblico ha spiegato che l’uomo invisibile non era altro che il temperamento che anima la squadra triestina.
Silvio Maranzana