Mezz'ora dopo la (triste) fine di Lauretana - Oregon, sabato sera, dallo spogliatoio rossoblu è sbucato Matteo Soragna. Non camminava, semmai saltellava su una gamba sola. Colpa della zavorra a forma di tallonite con cui era entrato in campo.
Ma non solo. Finchè il nemico era stato esclusivamente quello, il capitano era comunque riuscito a infilare un primo tempo in cui la sua nuova dimensione di attaccante aveva preso il sopravvento: 13 punti, 5/7 dal campo, prestazione da incorniciare.
Dopodiché, ha iniziato a farsi sentire un secondo infortunio: “Una distorsione alla caviglia - spiega lui - subita a metà del secondo quarto”. Le conseguenze, si potranno valutare meglio domani, alla ripresa degli allenamenti.
- Cos'è successo nell'ultimo minuto? Cosa vi ha frenati nel secondo tempo?
“I soliti errori che facciamo. Costano cari, a maggior ragione quando si gioca contro un avversario solido come Cantù. Siamo stati bravi ad arrivare fino alla fine giocandoci la partita punto a punto, però nei momenti decisivi abbiamo stravolto quelle che fin lì erano state le nostre idee”.
- Perché?
“A un certo punto subentra la frenesia di chiudere l'incontro, e si fanno scelte sbagliate”.
- Cosa ci vuole perché il vento cambi?
"Più attenzione".
- Cosa pensa dei tre falli in attacco che vi sono stati fischiati nel finale?
“Tre forse sono un po' tanti, però fanno parte del gioco della pallacanestro”.
- Da grande difensore si è trasformato in attaccante di tutto rispetto: com’è successo?
“Ramagli e Bechi mi hanno sempre detto di tirare di più. Rispetto alla scorsa stagione qualcosa è cambiato, ci sono più tiri a disposizione. L'atteggiamento è invece sempre lo stesso: prima di segnare, penso a far segnare”.
- Siete troppo Thomas-dipendenti?
“Non credo sia vero. Con Cantù, a un certo punto, abbiamo segnato molto io e Carraretto. Thomas è un grande accentratore di gioco, è vero, e per questo gli avversari gli dedicano attenzioni particolari: ha un enorme talento, ma non è ancora tutelato abbastanza”.
- Comunque, passasse di più il pallone in determinate occasioni…
“Col passare del tempo capirà che, quando è triplicato, se fa segnare un compagno va bene lo stesso. In ogni caso, è una cosa normale per chi arriva dalla Cba americana”.
- E' preoccupato?
“Sì, ed è normale che sia così. Però, non dimentichiamoci che l'anno scorso abbiamo perso sette partite all'ultimo secondo con una squadra più esperta di quella attuale. Quindi, non è un dramma se certe cose capitano anche in questo campionato. E poi, anche se è una frase che ai tifosi non piace, c'è sempre tempo per migliorare. In tal senso, c'è la disponibilità di tutti”.
ALESSANDRO ALCIATO
Ma non solo. Finchè il nemico era stato esclusivamente quello, il capitano era comunque riuscito a infilare un primo tempo in cui la sua nuova dimensione di attaccante aveva preso il sopravvento: 13 punti, 5/7 dal campo, prestazione da incorniciare.
Dopodiché, ha iniziato a farsi sentire un secondo infortunio: “Una distorsione alla caviglia - spiega lui - subita a metà del secondo quarto”. Le conseguenze, si potranno valutare meglio domani, alla ripresa degli allenamenti.
- Cos'è successo nell'ultimo minuto? Cosa vi ha frenati nel secondo tempo?
“I soliti errori che facciamo. Costano cari, a maggior ragione quando si gioca contro un avversario solido come Cantù. Siamo stati bravi ad arrivare fino alla fine giocandoci la partita punto a punto, però nei momenti decisivi abbiamo stravolto quelle che fin lì erano state le nostre idee”.
- Perché?
“A un certo punto subentra la frenesia di chiudere l'incontro, e si fanno scelte sbagliate”.
- Cosa ci vuole perché il vento cambi?
"Più attenzione".
- Cosa pensa dei tre falli in attacco che vi sono stati fischiati nel finale?
“Tre forse sono un po' tanti, però fanno parte del gioco della pallacanestro”.
- Da grande difensore si è trasformato in attaccante di tutto rispetto: com’è successo?
“Ramagli e Bechi mi hanno sempre detto di tirare di più. Rispetto alla scorsa stagione qualcosa è cambiato, ci sono più tiri a disposizione. L'atteggiamento è invece sempre lo stesso: prima di segnare, penso a far segnare”.
- Siete troppo Thomas-dipendenti?
“Non credo sia vero. Con Cantù, a un certo punto, abbiamo segnato molto io e Carraretto. Thomas è un grande accentratore di gioco, è vero, e per questo gli avversari gli dedicano attenzioni particolari: ha un enorme talento, ma non è ancora tutelato abbastanza”.
- Comunque, passasse di più il pallone in determinate occasioni…
“Col passare del tempo capirà che, quando è triplicato, se fa segnare un compagno va bene lo stesso. In ogni caso, è una cosa normale per chi arriva dalla Cba americana”.
- E' preoccupato?
“Sì, ed è normale che sia così. Però, non dimentichiamoci che l'anno scorso abbiamo perso sette partite all'ultimo secondo con una squadra più esperta di quella attuale. Quindi, non è un dramma se certe cose capitano anche in questo campionato. E poi, anche se è una frase che ai tifosi non piace, c'è sempre tempo per migliorare. In tal senso, c'è la disponibilità di tutti”.
ALESSANDRO ALCIATO