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Fabriano, la città scende in campo

Il presidente Alberti: "Il percorso per il salvataggio resta lungo e complesso"

FABRIANO — La città che scende in campo nel sit in di metà partita, il grande cuore della squadra che «rischia» di annientare la Skipper cedendo solo allo sprint, la sottoscrizione popolare (50 euro pro capite) che tra oggi e domani comunicherà ufficialmente la consistente cifra raccolta, il piccolo, grande Mauro Mosca che scrive direttamente ai fratelli Merloni (mai così invocati da una città intera) per reperire il milione di euro necessari per tirare avanti. Certo, l'assemblea dei soci dell'otto novembre è sempre più vicina, ma mai come ora la città sta lanciando precisi segnali di una grande, irrefrenabile voglia di basket.
I primi effetti. L'avevamo già detto: solo se la platea combatte, la palla a spicchi può scamparla. E, guardacaso, la presa di posizione forte di una città che urla il suo sacrosanto diritto alla serie A ha già generato i primi effetti. «Ieri mattina ho sùbito ho ricevuto più di una telefonata importante», ammette il presidente Giuseppe Alberti, pur senza sbilanciarsi. «Di certo questa manifestazione, che personalmente ho approvato in pieno, sta già generando effetti preziosi. Ciò non toglie che il percorso resta lungo e complesso. Ieri e oggi sto proseguendo il 'giro' degli istituti di credito per cercare di risolvere le questioni legate agli scoperti con le banche e se qualcosa si riuscirà ad ottenere da questo punto di vista, forse i primi spiragli di luce potremmo intravederli in settimana».
Tifosi commoventi. Sugli spalti il continuo «tutti in piedi» di un pubblico caloroso all'inverosimile ha impressionato, tanto quanto l'ardore agonistico di una squadra che in campo ha gettato anima, sudore e lacrime. Uno per tutti, il capitano. Quaranta minuti su e già per il campo, unico play di ruolo a sbattersi con una carica e un'energia che vanno al di là di qualsiasi valutazione tecnica. Ma non era Gattoni, quello che voleva andarsene? «Guardate che se qui mi fanno un contratto per dieci anni, io lo firmo a occhi chiusi e a qualsiasi cifra», precisa il «Gatto». «Questo è il mio ambiente ideale, quindi continuo a sperare che non ci sia la necessità di cambiare aria, impegnandomi, come tutti, al massimo. Peccato solo per l'assenza di Nunez, con lui, ne sono convinto, avremmo strappato una prestigioso vittoria. Per il resto, che dire… Mi sono quasi commosso nel vedere una platea così calorosa. Dovrebbero essere i primi ad arrabbiarsi per le nostre sconfitte, invece ci sostengono in maniera fantastica: se non altro per loro, Fabriano merita di tenersi stretta uno dei suoi beni più preziosi».
Incognita Nunez. Ma Roberto Nunez come sta? E soprattutto quanto durerà questa agonia (due soli allenamenti negli ultimi quindici giorni) che lo sta costringendo a uno scartamento ridottissimo? «I test medici — ha spiegato Carmenati — riferiscono di un principio di ernia al disco che non è peggiorato rispetto a inizio stagione e che quindi in qualche misura può essere gestibile». Ma lo spagnolo (domenica in campo per un solo minuto) proprio non ce la fa, tanto che sta pensando ad un periodo di riposo e terapie. Domenica (ore 18,15) al Palaverde di Treviso potrebbe, dunque, anche saltare la «vetrina» con i campioni d'Italia e sperare di tornare in campo più tonico per la fondamentale «doppia» casalinga con Roseto e Biella.
Alessandro Di Marco
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