PESARO — Dodici punti li ha segnati lui, altri sette gliene hanno cuciti nel gomito che gli si è aperto dopo il volo sul metallo dei cartelloni pubblicitari. Lì per lì, Beric non s'era nemmeno accorto di quel profondo taglio al braccio destro, tanto era il dolore per la botta alla schiena. Che non l'ha fatto dormire: «Non ho chiuso occhio, qualsiasi posizione era scomoda. Ho avuto molto tempo per ripensare alla partita, purtroppo».
E quali sarebbero questi pensieri?
«Dodici tiri liberi sbagliati. Una cosa vergognosa. Parlo per me, che ho sbagliato più degli altri. Sì, è la parola giusta: è vergognoso come sto tirando dalla lunetta, sono molto arrabbiato con me stesso».
Perché accade questo?
«I tiri liberi sono solo una questione di testa, sei tu contro il canestro. Era capitata una cosa del genere anche un anno quand'ero nel Partizan, ha cominciato a sbagliare uno e siamo finiti tutti nel vortice, ogni volta che uno andava in lunetta tutta la squadra era in ansia».
La sconfitta si spiega solo così?
«Bè, ne abbiamo sbagliati nove solo nel primo tempo, quando loro hanno fatto il break, quindi un po' li abbiamo aiutati noi. E che potevamo vincere a Roseto, nonostante il campo sia ostico, lo dice una cosa: avanti di 13 punti non sono mai riusciti a darci il colpo del ko, avevano paura di vincere e questo poteva fregarli. Mentre andavamo in ospedale il dottor Benelli si faceva raccontare al telefonino come andava: potevamo farcela, peccato».
L'infortunio arriva dopo un paio di partite in cui Beric ha accusato ancora qualche problema di rendimento: la sensazione è che non sei tranquillo. E' così?
«E' vero, non lo sono. Penso troppo. Ma voglio uscire da questa situazione».
Cos'è che non va?
«E' una sensazione pesante, sento di essere l'unico a non poter sbagliare. Anche quando faccio un piccolo errore viene sottolineato, la gente non mi perdona niente. Facessi anche solo uno sbaglio in una partita buona…».
L'anno scorso avevi chiesto di essere ceduto: ora?
«L'anno scorso era l'anno scorso e non vorrei più parlarne. Ora mi trovo bene, non sto pensando ad altro che alla Scavolini e come posso fare per uscire da questa situazione».
Molti dicono che i soldi che guadagni sono troppi per quello che fai…
«Guadagnare tanto non basta per essere felici, se hai un po' d'amor proprio. E io ce l'ho. Ci sono state stagioni in cui prendevo pochi soldi, ma ero felice per come giocavo, per come andavano le cose, perché io amo la pallacanestro. E' questa la sensazione che voglio ritrovare».
Elisabetta Ferri
E quali sarebbero questi pensieri?
«Dodici tiri liberi sbagliati. Una cosa vergognosa. Parlo per me, che ho sbagliato più degli altri. Sì, è la parola giusta: è vergognoso come sto tirando dalla lunetta, sono molto arrabbiato con me stesso».
Perché accade questo?
«I tiri liberi sono solo una questione di testa, sei tu contro il canestro. Era capitata una cosa del genere anche un anno quand'ero nel Partizan, ha cominciato a sbagliare uno e siamo finiti tutti nel vortice, ogni volta che uno andava in lunetta tutta la squadra era in ansia».
La sconfitta si spiega solo così?
«Bè, ne abbiamo sbagliati nove solo nel primo tempo, quando loro hanno fatto il break, quindi un po' li abbiamo aiutati noi. E che potevamo vincere a Roseto, nonostante il campo sia ostico, lo dice una cosa: avanti di 13 punti non sono mai riusciti a darci il colpo del ko, avevano paura di vincere e questo poteva fregarli. Mentre andavamo in ospedale il dottor Benelli si faceva raccontare al telefonino come andava: potevamo farcela, peccato».
L'infortunio arriva dopo un paio di partite in cui Beric ha accusato ancora qualche problema di rendimento: la sensazione è che non sei tranquillo. E' così?
«E' vero, non lo sono. Penso troppo. Ma voglio uscire da questa situazione».
Cos'è che non va?
«E' una sensazione pesante, sento di essere l'unico a non poter sbagliare. Anche quando faccio un piccolo errore viene sottolineato, la gente non mi perdona niente. Facessi anche solo uno sbaglio in una partita buona…».
L'anno scorso avevi chiesto di essere ceduto: ora?
«L'anno scorso era l'anno scorso e non vorrei più parlarne. Ora mi trovo bene, non sto pensando ad altro che alla Scavolini e come posso fare per uscire da questa situazione».
Molti dicono che i soldi che guadagni sono troppi per quello che fai…
«Guadagnare tanto non basta per essere felici, se hai un po' d'amor proprio. E io ce l'ho. Ci sono state stagioni in cui prendevo pochi soldi, ma ero felice per come giocavo, per come andavano le cose, perché io amo la pallacanestro. E' questa la sensazione che voglio ritrovare».
Elisabetta Ferri
Fonte: Il Resto del Carlino