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Mazzon investe Greer

Ilcoach della Pompea: «È lui il leader»

Questioni di punti di vista. Quel bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto che, quasi sempre, diventa oggetto d'analisi quando una partita si conclude sul filo di lana. In pratica, quello che ha determinato l'epilogo emozionante e un po' fortunoso che ha deciso la sfida di domenica fra Pompea Napoli e Virtus Roma.
«Parliamo prima delle cose buone - dice Andrea Mazzon -. I due punti in più in classifica, principalmente. Una vittoria importante, la nostra. Non tanto per il morale, visto che il sottoscritto pensa sempre positivo, quanto per il fatto d'aver toccato quota sei in graduatoria».
Di positivo poi, il coach della Pompea trova altre due o tre cose. L'aver vinto nuovamente il confronto diretto ai rimbalzi, per esempio. Sotto canestro, Napoli stavolta s'è avvalsa anche dell'esperienza di Conlon, l'ultimo arrivato in casa azzurra. L'americano, nonostante un evidente ritardo in fatto di preparazione fisica, è riuscito comunque a dare il suo prezioso contributo alla causa.
«Marty, che più volte ha chiesto il cambio perché affaticato, ha saputo compiere delle buone scelte, compreso un tiro da tre che gli ha fatto guadagnare il rispetto dell'avversario. È chiaro, ha bisogno di lavorare. Ma lui potrà darci l'aiuto che ci serviva in una determinata zona del campo».
L'altro fattore positivo, la buona prestazione di Greer, apre però la strada al capitolo delle «cose da migliorare».
«Di questa squadra, Lamarr sta diventando il leader. E un leader deve saper ”ammazzare” la partita al momento giusto. Quando abbiamo toccato il +10, bisognava infliggere la rasoiata giusta per arrivare a +18. In pratica, in quel momento, un quintetto esperto avrebbe chiuso definitivamente la sfida con Roma».
Parla poi di altri tre singoli, Mazzon: Gatto, uscito definitivamente di scena dopo un primo quarto ricco d'incertezze; Penberthy, che anche con la Virtus ha perso la bellezza di sette palloni e Clack, giocatore che ha diviso in due i giudizi degli addetti ai lavori.
«Domenica la partita l'abbiamo iniziata decisamente male. Si sono commessi due o tre errori difensivi e i nostri avversari hanno tirato comodamente con i piedi per terra. A quel punto dovevo fare delle scelte tecniche. Ecco perché Gatto è tornato in panchina. Ma Ivan, come altri del resto, migliorerà con il passare del tempo. Rispetto a Righetti, lui secondo me non ha niente di meno. Penberthy? Ha giocato alla grande in difesa e svolto un importante lavoro di lettura sui tagliafuori. Purtroppo, però, s'è fatto prendere dalla troppa ansia in attacco. Clack? Per diventare fortissimo ha bisogno di fare un salto di qualità a livello mentale. In più dovrà essere meno pigro. Con il lavoro e il sacrificio può diventare un elemento in grado di fare la differenza».
Carlo Carione
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