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Uleb Cup: perde Trieste

Generali dopo il blitz di Chalon incappa in un’altra sconfitta casalinga

TRIESTE - Mesto non è l’avversario, ma il finale di partita della Pallacanestro Trieste. Una lezione di basket bella e buona quella inflitta a Generali. Gli ospiti hanno dapprima fisicamente surclassato i triestini, battendoli in ogni caccia al pallone, lasciandoli sul posto nei giochi uno contro uno, sovrastandoli e schiacciandoli ai rimbalzi, facendoli sbattere contro blocchi ai limiti del fallo. Poi li hanno sepolti di canestri, da fuori, da sotto, dalla linea di tiro libero, dimostrando mani eccezionalmente morbide, come in ogni tradizione «ex-jugoslava» che si rispetti. Il Novo Mesto infatti ha messo assieme uno strepitoso schieramento di etnie dell’ex Repubblica, serbi logicamente esclusi, innestando sull’intelaiatura slovena due bosniaci: lo strepitoso Capin, inarrestabile e precisissimo a vent’anni soltanto, e il lungo Mirkovic, e due croati, il secondo play Anzulovic e l’ala Gnjidic. Il tutto insaporito con il sale dell’americano Arnold, eccezionalmente mobile e rapido per i suoi 202 centimetri.
Due minifrasi dei coach hanno chiarito il significato della gara. Pancotto: «Eravamo in ritardo su tutto». Spanija: «Trieste ha avuto soltanto cinque minuti». Eccoli dunque questi «cinque minuti», che forse sono sei, ma non di più. La rimonta parte dal 38-54, un ritardo abissale siglato da una bomba di Gnjidic. Sono passati un paio di minuti dall’inizio del terzo quarto. Una penetrazione di Roberson e un canestro realizzato con fallo subito e anche successivo libero trasformato da Podestà, segnano il risveglio di due giocatori fino ad allora amorfi, e cominciano a ridurre visibilmente il distacco. Erdmann conclude a canestro un contropiede e poi dalla lunetta porta Generali a sette punti (48-55) a 14’35” dalla fine della gara.
Prende quota il tifo tra i tremila spettatori anche se le possibilità di coronare una rimonta strepitosa come quella di domenica contro Reggio Calabria sembrano molto più limitate. Novo Mesto tenta di dare un altro strattone, stavolta con Maravic, ma Trieste è lì a mordere la coda degli avversari. Vanno a segno Podestà, Sy dalla lunetta, ancora Podestà in gancio. Mentre il Krka fallisce tutte le controffensive, Cavaliero si guadagna un fallo e dalla lunetta porta Trieste a 3 punti sul 57-60 a 2’22” dalla fine del terzo quarto.
Al momento di tentare il sorpasso, Trieste s’inchioda, la benzina è finita. Ha dieci giocatori, Pigato compreso, il Novo Mesto ha portato dodici atleti. Di fronte alla match-up degli sloveni Erdmann fallisce la bomba, sbaglia Cavaliero, Sy si fa soffiare banalissimamente un pallone in palleggio e Capin in contropiede ridà otto lunghezze di vantaggio ai suoi all’ultimo intervallo.
Nell’ultimo quarto non c’è storia. Generali concluderà con il 44 per cento al tiro in azione, una media che probabilmente la condannerebbe contro qualsiasi formazione slava. Novo Mesto tira molto di meno, solo 51 volte, ma infila 28 palloni. Trieste tira ben undici volte di più, 62 per l’esattezza, e trova solo 26 canestri. Generali esce sconfitta anche dalla linea di tiro libero e nella lotta sotto le plance. Su qualsiasi palla vagante gli sloveni fanno roteare le braccia come mulinelli, si tuffano sul parquet, si gettano in volo oltre le linee laterali e alla fine catturano il pallone. Nessuno schema arzigogolato, difese trappola o armi segrete. Solo grande fisicità, blocchi e tiri precisi.
Tra i biancorossi continua il buon momento di Kelecevic, Erdmann ha buoni sprazzi, Podestà esce alla distanza. Però Roberson, nonostante un paio di penetrazioni vincenti, è in fase evolutiva, Maric non fornisce un apporto sufficiente, i progressi di Sy sembrano arrestati. Dopo l’illusione di Chalon, l’Europa mostra ancora la sua faccia più dura. Per raggiungere almeno il quarto posto nel girone, l’ultimo a garantire il passaggio agli ottavi di finale, ci sarà da sudare. E sarà ora difficile anche consolarsi con il campionato, visto che domenica è in programma la trasferta in casa della Virtus Bologna di Bogdan Tanjevic, rilanciata alla grande dai nuovi innesti e dal successo sulla Benetton.
Silvio Maranzana
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