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Alberti crede nella salvezza

Il presidente del Fabriano: «Sarà la vittoria dei tifosi»

FABRIANO — «Non ho dubbi: se ci salveremo, come credo e spero, sarà la vittoria dei tifosi. Loro, con quel sit in, sono stati fondamentali e se oggi qualcosa si sta muovendo, molto è riconducibile proprio alla loro voglia di basket». Non va troppo oltre i confini del realismo il presidente Giuseppe Alberti, ma il ritrovato tono di circospetta fiducia nasce proprio dai nuovi contatti di inizio settimana. Quelli con gli istituti di credito, certo, ma non solo.
«Lo sponsor c'è». Ieri pomeriggio, per esempio, Alberti si è presentato in Giunta per cercare di risolvere la «grana» legata all'affitto del palasport. «Il Comune ci sta dando una grossa mano» ammette il presidente-traghettatore. «E sono convinto che anche la famiglia Merloni, come ha sempre fatto nel recentissimo passato, non farà mancare il suo abituale sostegno. Ripeto, le difficoltà restano e il tempo di qui all'otto novembre stringe sempre più. Ma gli imprenditori cominciano a rispondere: sono solo un po' frenati dal 'rosso' in bilancio…». Ma perchè lo sponsor Carifac non compare più sulle maglie? «Solo una questione burocratica. Quando verrà consegnata agli organi cestistici competenti l'ultima documentazione attestante l'abbinamento, potremo rigiocare con le casacche abituali».
Nunez fermo. La tegola più pesante viene, però, dalla squadra che anche questa settimana farà a meno di Nunez. Ieri sera è partito per la Spagna per un consulto con il medico del Real Madrid di cui si fida ciecamente. Invece Hulett ieri sera in allenamento ha riportato una leggera distorsione ad una caviglia ma non sembra cosa preoccupante.
Il fiato di Turner. Due i singoli che hanno confermato gli abituali problemi nella pur ammirevole, quasi commovente per combattività e dedizione, prestazione collettiva contro la Skipper. Inanzitutto Turner (1/10 al tiro, meno 5 di valutazione) ancora «spremuto» dai 31 minuti di utilizzo. «Farlo giocare tanto è stata una necessità, non una scelta» rileva il coach. «Kingombe al rientro non poteva darci più di dieci minuti, Porter aveva quattro falli, Hulett problemi di crampi: quando saremo al completo anche John potrà rifiatare di più». E il solito Hulett che parte benino, poi scompare? «Forse è un fattore psicologico. In allenamento va forte, poi in partita quando sbaglia un paio di tiri, si intimorisce e non si prende più responsabilità. Resto convinto che crescerà…».
Alessandro Di Marco
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