Non c´è nemmeno stato il tempo di consumare l´addio in pubblico, come Abbio avrebbe meritato e la gente voluto. Picchio ieri sera non c´era già più, lo sapevano tutti, e dunque non è restato che affidarsi alla moglie Valentina per spedire i saluti e i baci. Lo speaker l´ha nominata, la curva ha srotolato il doveroso striscione («Il nostro affetto ti seguirà ovunque. Grazie Picchio»), la gente si è alzata in piedi per applaudire a lungo. Poco, tutto sommato, per una bandiera che se ne va, ma è quel che ha passato il PalaMalaguti. «Gli si spezzava il cuore a non sentirsi più protagonista in questa squadra, per lui era diventato un problema troppo pesante da sopportare», dirà poi Valentina, salutata con affetto da Madrigali e da tutto il parterre.
Del resto lo spettacolo deve continuare, motto che il campionato italiano ha interpretato con frenetico zelo, al punto da mandare ormai in campo le squadre a pranzo e a cena. Ieri è toccato alla Snaidero venire a calpestare il parquet appena sverginato della Kinder, dopo il pugno inferto da Treviso. Una ferita che a inizio partita è sembrata ancora aperta e visibile, soprattutto in certe insolite insicurezze del gruppo bianconero (oltre a Abbio, mancava però pure Smodis), e che invece è stata definitivamente lavata alla fine. Udine è stata travolta dallo show della Kinder band, a cui hanno partecipato tutti, ma Ginobili e Brkic più degli altri. Il primo con le sue abituali magie, il secondo con tre bombe di fila salutate ogni volta dall´ovazione dei tifosi.
La Snaidero, senza Alibegovic, si è messa a pilotare l´incontro con Woolridge (12 punti nel primo quarto, senza il disturbo di Jaric prima e Bonora poi) e, quel che è peggio, con troppa facilità in attacco. Stern e Cantarello non hanno subìto affatto un Griffith impacciato, Mills ha sforacchiato a piacere fino al terzo fallo, e solo Ginobili è stato all´altezza, tenendo i suoi mai oltre il -6. Molto ha dato l´ingresso di Andersen a cavallo dei primi due quarti, capace di trovare sempre dei punti con movimenti morbidi e plastici, contro l´inadeguato Sartori. Non si è però risolta la falla in area, dove la Kinder ha continuato a subire con troppa arrendevolezza e in più modi. Due triple di Sartori, per esempio, e il solito Woolridge ancora in penetrazione.
Per vedere il muso bianconero davanti a quello dell´avversario, si sono così dovuti attendere 13 minuti abbondanti (liberi di Jaric: 38-37), e ammirare il cangurino David continuare a prodursi in piroette di alto livello (17 punti all´intervallo, 13 nel secondo quarto). All´allungo sul +8 che ha chiuso il primo tempo ha partecipato anche Brkic (gran cesto con cambio di mano), oltre a una voglia ritrovata di difendere senza più concedere facili canestri.
Molto più morbida la seconda parte di gara, su cui la Kinder si è prodotta col suo schema migliore: randellare e colpire. Il canestro per Udine si è fatto piccolo, e una serie di triple firmate Ginobili e Rigaudeau hanno portato i bianconeri in un amen al 65-48, senza che la Snaidero riuscisse nemmeno a capire cosa stesse succedendo. Lo show di Ginobili è ripreso poco dopo, e Udine è rimasta basita davanti a tutto quel talento sprigionato in movimenti d´ogni tipo, e sfociato nella tripla del 74-55 (+19) in finire del terzo quarto. Il +21 è stato però opera di Brkic (bomba del 79-58), che ha subito saputo approfittare dello spazio offertogli in palcoscenico dopo la partenza di Abbio («Bravo, sta diventando un giocatorino», dirà Messina). La partita non aveva più storia da raccontare negli ultimi dieci minuti, ma molto spettacolo da offrire. Marco Belinelli, nato nel 1986, ha messo la sua prima tripla in serie A, e il palazzo si è sciolto in tributi e onori a Messina e ai suoi. Ammesso che ci fosse un piccolo trauma da rimuovere dopo l´addio choc di Picchio, la Virtus non se n´è nemmeno accorta.
Giovanni Egidio
KINDER-SNAIDERO 112-73
Kinder: Jaric 6, Rigaudeau 14, Ginobili 31, Frosini 8, Griffith 5, Bonora 6, Andersen 23, Brkic 15, Barlera 1, Belinelli 3.
Snaidero: Woolridge 22, Li Vecchi 3, Mills 11, Stern 11, Cantarello 11, Mian 7, Busca, Sartori 6, Vujacic 2, Confente ne.
Note: liberi: Bo 19/26, Ud 16/21. Da due: Bo 30/49, Ud 21/53. Da tre: Bo 11/17, Ud 5/17. Rimbalzi: Bo 41, Ud 32.
Parziali: 5´ 11-14, 10´ 28-31, 15´ 42-39, 20´ 45-53, 25´ 65-50, 30´ 84-63, 35´ 99-70, 40´ 112-73. Massimo vantaggio Kinder: +39 finale. Massimo svantaggio: -6 (11-17) al 6´.
Del resto lo spettacolo deve continuare, motto che il campionato italiano ha interpretato con frenetico zelo, al punto da mandare ormai in campo le squadre a pranzo e a cena. Ieri è toccato alla Snaidero venire a calpestare il parquet appena sverginato della Kinder, dopo il pugno inferto da Treviso. Una ferita che a inizio partita è sembrata ancora aperta e visibile, soprattutto in certe insolite insicurezze del gruppo bianconero (oltre a Abbio, mancava però pure Smodis), e che invece è stata definitivamente lavata alla fine. Udine è stata travolta dallo show della Kinder band, a cui hanno partecipato tutti, ma Ginobili e Brkic più degli altri. Il primo con le sue abituali magie, il secondo con tre bombe di fila salutate ogni volta dall´ovazione dei tifosi.
La Snaidero, senza Alibegovic, si è messa a pilotare l´incontro con Woolridge (12 punti nel primo quarto, senza il disturbo di Jaric prima e Bonora poi) e, quel che è peggio, con troppa facilità in attacco. Stern e Cantarello non hanno subìto affatto un Griffith impacciato, Mills ha sforacchiato a piacere fino al terzo fallo, e solo Ginobili è stato all´altezza, tenendo i suoi mai oltre il -6. Molto ha dato l´ingresso di Andersen a cavallo dei primi due quarti, capace di trovare sempre dei punti con movimenti morbidi e plastici, contro l´inadeguato Sartori. Non si è però risolta la falla in area, dove la Kinder ha continuato a subire con troppa arrendevolezza e in più modi. Due triple di Sartori, per esempio, e il solito Woolridge ancora in penetrazione.
Per vedere il muso bianconero davanti a quello dell´avversario, si sono così dovuti attendere 13 minuti abbondanti (liberi di Jaric: 38-37), e ammirare il cangurino David continuare a prodursi in piroette di alto livello (17 punti all´intervallo, 13 nel secondo quarto). All´allungo sul +8 che ha chiuso il primo tempo ha partecipato anche Brkic (gran cesto con cambio di mano), oltre a una voglia ritrovata di difendere senza più concedere facili canestri.
Molto più morbida la seconda parte di gara, su cui la Kinder si è prodotta col suo schema migliore: randellare e colpire. Il canestro per Udine si è fatto piccolo, e una serie di triple firmate Ginobili e Rigaudeau hanno portato i bianconeri in un amen al 65-48, senza che la Snaidero riuscisse nemmeno a capire cosa stesse succedendo. Lo show di Ginobili è ripreso poco dopo, e Udine è rimasta basita davanti a tutto quel talento sprigionato in movimenti d´ogni tipo, e sfociato nella tripla del 74-55 (+19) in finire del terzo quarto. Il +21 è stato però opera di Brkic (bomba del 79-58), che ha subito saputo approfittare dello spazio offertogli in palcoscenico dopo la partenza di Abbio («Bravo, sta diventando un giocatorino», dirà Messina). La partita non aveva più storia da raccontare negli ultimi dieci minuti, ma molto spettacolo da offrire. Marco Belinelli, nato nel 1986, ha messo la sua prima tripla in serie A, e il palazzo si è sciolto in tributi e onori a Messina e ai suoi. Ammesso che ci fosse un piccolo trauma da rimuovere dopo l´addio choc di Picchio, la Virtus non se n´è nemmeno accorta.
Giovanni Egidio
KINDER-SNAIDERO 112-73
Kinder: Jaric 6, Rigaudeau 14, Ginobili 31, Frosini 8, Griffith 5, Bonora 6, Andersen 23, Brkic 15, Barlera 1, Belinelli 3.
Snaidero: Woolridge 22, Li Vecchi 3, Mills 11, Stern 11, Cantarello 11, Mian 7, Busca, Sartori 6, Vujacic 2, Confente ne.
Note: liberi: Bo 19/26, Ud 16/21. Da due: Bo 30/49, Ud 21/53. Da tre: Bo 11/17, Ud 5/17. Rimbalzi: Bo 41, Ud 32.
Parziali: 5´ 11-14, 10´ 28-31, 15´ 42-39, 20´ 45-53, 25´ 65-50, 30´ 84-63, 35´ 99-70, 40´ 112-73. Massimo vantaggio Kinder: +39 finale. Massimo svantaggio: -6 (11-17) al 6´.
Fonte: La Repubblica