CANTU' (Como) — Un protagonista della storia recente sia della Pallacanestro Cantù sia della Fortitudo Bologna. Un leader sia nelle sei stagioni brianzole sia nei sette anni trascorsi in Emilia. Per Dan Gay quella di domenica tra Oregon e Skipper sarà una sfida dal sapore particolare, un amarcord, perché nel match del «Pianella» si incroceranno il passato e il presente del pivot italoamericano.
Capitano di Cantù, dopo l'arrivederci di Antonello Riva; capitano della Fortitudo nel trionfo dello scudetto: un eroe delle due sponde. Con la maglia brianzola ha disputato tre stagioni dal 1985 all'88, prima di ritornare nel 2000. Con Cantù ha giocato 191 partite, mentre con i colori di Bologna si contano 234 presenze. «Sette campionati non si dimenticano. Per me è sempre un'emozione giocarci contro, anche se adesso il mio cuore batte per Cantù. E io voglio vincere con Cantù per continuare a scalare la classifica».
Classe 1961, Gay è un monumento. A 41 anni è un simbolo di longevità sportiva. «Giocare mi fa bene - dice -: mi mantiene in forma. So che non sono più un ragazzo, ma il lavoro quotidiano in palestra è una bella sfida da vincere ogni giorno. Il fisico tiene e io non riesco a stare lontano dal canestro». Coach Sacripanti lo utilizza con il contagocce. Ma il centro maglia numero 11 dell'Oregon interpreta un ruolo chiave, pur partendo dalla panchina: «Ho contribuito a costruire il gruppo. Noi siamo una squadra vera, sia in campo sia fuori. Stiamo sempre assieme. Ho aiutato questi ragazzi a inserirsi nell'ambiente, a sentirsi a casa». Gay non è il solo ex fortitudino di turno, con lui c'è anche Marcelo Damiao.
Due giganti che domenica dovranno battersi contro colossi come Kovacic, Skelin e Galanda. Un impegno difficile: «La Skipper è una squadra molto forte. Sotto canestro ha giocatori di grande talento, con centimetri e muscoli. Sarà una bella lotta dentro la lunetta». Quest'anno la Fortitudo può anche contare sull'apporto di Pozzecco che in Brianza non amano: «Con lui Bologna è più veloce e più pericolosa». E l'Oregon? «Abbiamo cominciato a vincere anche in trasferta. Lentamente stiamo crescendo. Ma con la Skipper abbiamo un conto aperto dalla scorsa stagione, quando ci eliminarono in semifinale. Adesso vogliamo saldarlo».
Paolo Marelli
Capitano di Cantù, dopo l'arrivederci di Antonello Riva; capitano della Fortitudo nel trionfo dello scudetto: un eroe delle due sponde. Con la maglia brianzola ha disputato tre stagioni dal 1985 all'88, prima di ritornare nel 2000. Con Cantù ha giocato 191 partite, mentre con i colori di Bologna si contano 234 presenze. «Sette campionati non si dimenticano. Per me è sempre un'emozione giocarci contro, anche se adesso il mio cuore batte per Cantù. E io voglio vincere con Cantù per continuare a scalare la classifica».
Classe 1961, Gay è un monumento. A 41 anni è un simbolo di longevità sportiva. «Giocare mi fa bene - dice -: mi mantiene in forma. So che non sono più un ragazzo, ma il lavoro quotidiano in palestra è una bella sfida da vincere ogni giorno. Il fisico tiene e io non riesco a stare lontano dal canestro». Coach Sacripanti lo utilizza con il contagocce. Ma il centro maglia numero 11 dell'Oregon interpreta un ruolo chiave, pur partendo dalla panchina: «Ho contribuito a costruire il gruppo. Noi siamo una squadra vera, sia in campo sia fuori. Stiamo sempre assieme. Ho aiutato questi ragazzi a inserirsi nell'ambiente, a sentirsi a casa». Gay non è il solo ex fortitudino di turno, con lui c'è anche Marcelo Damiao.
Due giganti che domenica dovranno battersi contro colossi come Kovacic, Skelin e Galanda. Un impegno difficile: «La Skipper è una squadra molto forte. Sotto canestro ha giocatori di grande talento, con centimetri e muscoli. Sarà una bella lotta dentro la lunetta». Quest'anno la Fortitudo può anche contare sull'apporto di Pozzecco che in Brianza non amano: «Con lui Bologna è più veloce e più pericolosa». E l'Oregon? «Abbiamo cominciato a vincere anche in trasferta. Lentamente stiamo crescendo. Ma con la Skipper abbiamo un conto aperto dalla scorsa stagione, quando ci eliminarono in semifinale. Adesso vogliamo saldarlo».
Paolo Marelli