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Mabo, a Milano si può vincere

È una partita decisiva, la salvezza passa dal Palavobis

LIVORNO. A Milano si può. Lo urla capitan Parente, lo dice Luca Banchi, lo dicono le ultime prestazioni esterne della Mabo: Cantù, Verona, Imola. Lo dice anche la storia. Il trionfo al PalaTrussardi in gara-quattro di finale scudetto, davanti ad ottomila spettatori, con i tappi di champagne biancorosso pronti ad esplodere e rimasti tristemente nel ghiaccio. O il missile da 17 metri scagliato da Bob Paleari, che permise alla Peroni di espugnare per la prima volta il PalaLido, o ancora il blitz mitico del 1994, Reocaro-Baker, 121-120 dopo un tempo supplementare per i livornesi di Calamai, rimasti in tre, ma con un Richardson travestito da extraterrestre, 42 punti, 7 su 10 dall'arco.
A Milano si può. A patto che si torni a ruggire come una settimana fa a Cucciago, che si dimentichino al più presto i 50 punti di scarto presi nel giro di tre giorni da Siena e da Treviso, che Elliott torni ad essere quello che conosciamo, l'uomo capace di mettere dentro i tiri pesanti nei momenti delicati, di far impazzire i lunghi avversari col suo gioco perimetrale, fronte a canestro, che Autry "resetti" il cervello, non si intestardisca nel duello con Bullock, ma che sappia dare i ritmi giusti, sappia leggere la bussola della partita, faccia girare la Mabo, senza ostinarsi in entrate suicide. A patto che Conley abbia ripreso ossigeno e ritrovato fiducia dopo la buona prova contro la Benetton, e non cerchi di sfondare i muri difensivi avversari, ma impari a scaricare quando è raddoppiato, eviti forzature. Si gioca alle 18.15 al PalaVobis. Diretta su Radio Fragola e sul sito italiano di Telebasket. É una partita decisiva, ancora una volta. Nell'ultima settimana la rinascita di Imola (era prevedibile) ha riacceso la lotta nei bassifondi. La squadra di Mazzon (18 punti, oggi se la vedrà in casa con Varese) resta l'indiziata numero uno alla retrocessione, ma con lei c'è Milano (18, la gara di andata vinta con Imola e il ritorno da giocare all'ultimo turno in casa). L'Adecco vincendo oggi si toglierebbe da molti impicci, raggiungendo Livorno e portandosi sul 2-0. L'ultima battaglia contro la formazione di Pippo Faina finì in beffa, con un pieno di delusione e di rabbia per gli amaranto e per i tremila di via Allende. Milano vinse all'ultimo tuffo, con una serie di aiuti arbitrali vecchio stile, vergognosi, con Bullock che nel quarto tempo finì 13 volte in lunetta, con una tripla di Giachetti tolta dall'anello da Rusconi e non convalidata, con un'infrazione di passi in penetrazione fischiata ancora al più giovane in campo, Giachetti, inesistente, nel momento clou della partita.
Quando Banchi afferma di temere questa sfida «per mille motivi, esterni e interni», probabilmente si riferisce proprio al blasone di Milano, alla maglia, alle glorie passate delle scarpette rosse. Ieri la rosea ha dedicato mezza pagina e un'apertura a nove colonne al dramma di Milano e all'importanza che riveste la partita contro la Mabo, ricordando i 25 scudetti, le 3 Coppe dei Campioni, le 2 Korac dell'Olimpia, sottolineando quanto oggi all'Adecco serva una vittoria, quanto la permanenza in A1 servirebbe a trovare altri soci, altre risorse. É un appello al pubblico. Forse pure a qualcos'altro. Un altro giornale nazionale di Milano invece ha aperto i microfoni alle vecchie bandiere dell'Olimpia, Meneghin, Brumatti, Gallinari, tutti concordi nell'affermare quanto per il basket italiano la presenza dei rossobianchi nella massima serie sia fondamentale per la pallacanestro italiana. Noi sottolineiamo che finora la media di spettatori al PalaVobis non ha superato, ma neanche si è avvicinata alle mille persone. Una vera catastrofe per una metropoli come quella lombarda. E auspichiamo che Grossi e Giansanti siano insensibili a pianti e sirene provenienti da ogni dove. É una sfida salvezza da giocare solo sul parquet.
Giulio Corsi
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