FABRIANO — «Abbiamo disputato una grande stagione, penso che nessuno poteva pensare di arrivare a quattro giornate dal termine della fase regolare al nono posto. Per questo faccio appello all'orgoglio dei miei giocatori: sciupare tutto ora a me dispiacerebbe molto. E credo che anche loro, come hanno sempre dimostrato, ci tengano ad entrare nei play-off e 'confermare' questa splendida annata. Appunto, penso che tutti lo sappiano, in ogni caso già oggi alla ripresa degli allenamenti ne riparleremo, perché adesso più che mai dobbiamo fare fronte comune…» . Nemmeno il tempo del «buongiorno» di rito, che dall'altra parte della cornetta coach Maurizio Lasi parte in quarta. Sfogando tutta quella rabbia che ha dentro dopo tre sconfitte consecutive e che proprio non riesce a placare… «Stiamo uniti». «E' successo tutto così velocemente che il rammarico è grande», chiosa un Lasi «agitato» come in poche altre occasioni. «In sei giorni abbiamo rimediato tre rovesci e tutto è cambiato rispetto alla partita perfetta, o già di lì, con la Scavolini. Gli infortuni di Washington e Bonsignori (uno dei due potrebbe recuperare per domenica a Bologna con la Skipper, ndr), purtroppo, hanno 'cambiato' la squadra, che ha perso sia nelle coperture difensive sulle penetrazioni, sia nel bilanciamento dentro-fuori del gioco d'attacco. Però non possiamo ricondurre tutto a queste defezioni. In altre occasioni avevamo saputo reagire alle assenze, compensando con il sacrificio difensivo e la voglia di aiutarsi reciprocamente. Doti che dobbiamo recuperare in fretta, perché, ripeto, a questo punto io ai play-off voglio arrivarci». Tradotto in soldoni: il gruppo c'è sempre stato. Se vacilla o addirittura si spezza adesso sotto lo striscione del traguardo, fa ancora più arrabbiare.
«Le mie scelte». Di norma il tecnico non è uno che… faccia salti di gioia quando si scende nel tattico, ma stavolta accetta di buonissimo grado il confronto a tutto campo. Dunque, punto primo: sono o non sono troppi tre play (Mclinton, Gattoni e «Lasallino») e mezzo (Vetra, utilizzato da regista anche domenica con Reggio)? «Si è arrivati a questa situazione anomala a causa degli infortuni. Comunque con i ragazzi avevo parlato chiaro già prima della gara con Pesaro e tutti sapevano a cosa andavamo incontro in termini di organico e spazi sul parquet. Sì, La Salle meriterebbe più minuti, ma Mclinton ha più 'fisico' per la difesa. Le triple realizzate dai play avversari? Cercheremo di rimediare, ma gente di qualità e in gran forma come Gilmore, Heal e Montecchia non è che faccia canestro solo contro di noi…». Punto secondo: la «staffetta» tra Monroe e Thompson, con quest'ultimo in panca nel terzo periodo al momento dell'allungo ospite, e il poco tempo di utilizzo «congiunto» nella seconda parte di gara. «Un allenatore effettua i cambi in base al rendimento dei suoi giocatori e a come li vede fisicamente, specie in un periodo in cui si gioca a ritmi impressionanti. Comunque, con gli avvicendamenti è la solita storia. Se fai una sostituzione e chi entra ti risolve la partita sei un mago, se, invece, il 'subentrante' non incide sei un 'visionario'. Sono le regole del gioco e un allenatore deve saperle accettare…».
Alessandro Di Marco
«Le mie scelte». Di norma il tecnico non è uno che… faccia salti di gioia quando si scende nel tattico, ma stavolta accetta di buonissimo grado il confronto a tutto campo. Dunque, punto primo: sono o non sono troppi tre play (Mclinton, Gattoni e «Lasallino») e mezzo (Vetra, utilizzato da regista anche domenica con Reggio)? «Si è arrivati a questa situazione anomala a causa degli infortuni. Comunque con i ragazzi avevo parlato chiaro già prima della gara con Pesaro e tutti sapevano a cosa andavamo incontro in termini di organico e spazi sul parquet. Sì, La Salle meriterebbe più minuti, ma Mclinton ha più 'fisico' per la difesa. Le triple realizzate dai play avversari? Cercheremo di rimediare, ma gente di qualità e in gran forma come Gilmore, Heal e Montecchia non è che faccia canestro solo contro di noi…». Punto secondo: la «staffetta» tra Monroe e Thompson, con quest'ultimo in panca nel terzo periodo al momento dell'allungo ospite, e il poco tempo di utilizzo «congiunto» nella seconda parte di gara. «Un allenatore effettua i cambi in base al rendimento dei suoi giocatori e a come li vede fisicamente, specie in un periodo in cui si gioca a ritmi impressionanti. Comunque, con gli avvicendamenti è la solita storia. Se fai una sostituzione e chi entra ti risolve la partita sei un mago, se, invece, il 'subentrante' non incide sei un 'visionario'. Sono le regole del gioco e un allenatore deve saperle accettare…».
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino