MILANO — Le braccia alzate di Martin Rancik in campo, le braccia alzate di Sergio Tacchini, in piedi, in tribuna. E' questa l'istantanea della festa dei colori dell'Olimpia. Un'immagine che tutti avrebbero voluto vedere tante volte in questa stagione e che invece è stata una mosca bianca in mezzo a troppe delusioni. Ora all'Olimpia non resta che far corsa su Livorno, brutta copia della squadra che solo qualche settimana fa guardava nella sfera di cristallo per cercare di conoscere il suo abbinamento nei playoff. Olimpia oltretutto rinfrancata dopo aver riscoperto Turner, che gioca bene ma a corrente alternata e, soprattutto, Martin Rancik (nella foto). Lo slovacco è finalmente reattivo, responsabile e, di nuovo, realizzatore. Di certo trova giovamento dalla struttura tattica disegnata da Faina che lo schiera ala piccola con a fianco Michelori al posto "quattro". Era l'Adecco di Saibene che Faina aveva messo in soffitta per dare minuti a Horton. Meglio tardi che mai, chiedere al pubblico di Milano e alla proprietà, finalmente soddisfatta.
Maurizio Trezzi
Maurizio Trezzi