VARESE — Dal vocabolario di Varese la parola playoff scompare insieme all'entusiasmo che, in verità, se n'era già andato da un pezzo. Da oggi la Metis pensa ufficialmente alla salvezza, da conquistare con il conforto dei numeri al più presto, anzi domenica prossima, battendo in casa Trieste. Delle quattro partite che attendono la squadra di Gregor Beugnot, quella contro la Coop Nordest pare la più abbordabile, per questo diventerà una sorta di ultima spiaggia, aspettando un sussulto di orgoglio, per chiudere con un filo di dignità una stagione di sofferenza.
I primi ad essere scontenti, insieme ai tifosi, sono i dirigenti, che guardano al finale di campionato con una certa preoccupazione, ma consapevoli che, calendario alla mano, sarebbe davvero clamoroso non riuscire a rimanere in A1. Il presidente, Gianfranco Castiglioni, non ha quasi mai voglia di parlare della sua squadra, perlomeno all'esterno, ma in questo periodo non manca certo il dialogo all'interno della società, che a bocce ferme deciderà se attuare il più classico dei «repulisti» oppure se cambiare strategia e sospendere gli investimenti a un anno dall'insediamento.
La partita di Imola - oltre a non aver dato fiato ad una classifica asfittica - non ha cambiato di una virgola le cose. O meglio non ha modificato il giudizio complessivo sulla squadra, che senza Pozzecco, Di Giuliomaria e DeMarco Johnson è indubbiamente scarsa. I loro sostituti non sono all'altezza, e i tabellini delle partite, specie quelle in trasferta, possono essere fotocopiati: Hamilton sempre sopra i 20 punti, Vescovi sempre in doppia cifra, Krstic sempre volonteroso e Pejicinovic sempre scandaloso, come pure il filiforme Shabazz, che conclude l'anno in stato confusionale e pronto a fare le valigie insieme al suo compagno di merende Schin Kerr. Conti, fischiato dai suoi ex tifosi, è in calo e si è pure infortunato, mentre l'impegno non è mai mancato a gente come Davolio e Zanus Fortes, rimasti in paradiso a dispetto dai santi ma pronti a dare l'anima, con i loro limiti. Intanto, ieri mattina, Gianmarco Pozzecco ha tolto il gesso, ma la mano è di nuovo immobilizzata: fra qualche giorno il capitano inizierà la rieducazione però, nonostante la sua voglia di rientrare, molto difficilmente giocherà una partita da qui alla fine. La situazione, insomma, è grigia, e per ravvivarla ci vuole una vittoria contro Trieste, prima di affrontare il derby con Milano e le altre due gare con Kinder e Roma. In caso di sconfitta, oltre alla prevedibile contestazione bis, per la Metis si annuncia un finale di stagione pieno di paure, che potrebbe anche condizionare le future scelte della proprietà.
Roberto Pacchetti
I primi ad essere scontenti, insieme ai tifosi, sono i dirigenti, che guardano al finale di campionato con una certa preoccupazione, ma consapevoli che, calendario alla mano, sarebbe davvero clamoroso non riuscire a rimanere in A1. Il presidente, Gianfranco Castiglioni, non ha quasi mai voglia di parlare della sua squadra, perlomeno all'esterno, ma in questo periodo non manca certo il dialogo all'interno della società, che a bocce ferme deciderà se attuare il più classico dei «repulisti» oppure se cambiare strategia e sospendere gli investimenti a un anno dall'insediamento.
La partita di Imola - oltre a non aver dato fiato ad una classifica asfittica - non ha cambiato di una virgola le cose. O meglio non ha modificato il giudizio complessivo sulla squadra, che senza Pozzecco, Di Giuliomaria e DeMarco Johnson è indubbiamente scarsa. I loro sostituti non sono all'altezza, e i tabellini delle partite, specie quelle in trasferta, possono essere fotocopiati: Hamilton sempre sopra i 20 punti, Vescovi sempre in doppia cifra, Krstic sempre volonteroso e Pejicinovic sempre scandaloso, come pure il filiforme Shabazz, che conclude l'anno in stato confusionale e pronto a fare le valigie insieme al suo compagno di merende Schin Kerr. Conti, fischiato dai suoi ex tifosi, è in calo e si è pure infortunato, mentre l'impegno non è mai mancato a gente come Davolio e Zanus Fortes, rimasti in paradiso a dispetto dai santi ma pronti a dare l'anima, con i loro limiti. Intanto, ieri mattina, Gianmarco Pozzecco ha tolto il gesso, ma la mano è di nuovo immobilizzata: fra qualche giorno il capitano inizierà la rieducazione però, nonostante la sua voglia di rientrare, molto difficilmente giocherà una partita da qui alla fine. La situazione, insomma, è grigia, e per ravvivarla ci vuole una vittoria contro Trieste, prima di affrontare il derby con Milano e le altre due gare con Kinder e Roma. In caso di sconfitta, oltre alla prevedibile contestazione bis, per la Metis si annuncia un finale di stagione pieno di paure, che potrebbe anche condizionare le future scelte della proprietà.
Roberto Pacchetti