LIVORNO. Era grigio, domenica sera, il cielo sopra il PalaVobis. Sembrava di vedere l'anima di Livorno. La cappa di afa che già soffoca Milano deve aver preso gambe e testa anche a questa Mabo, che nella capitale economica è crollata come il Nasdaq nel giovedì più nero della storia di Wall Strett. Squadra senza cervello, squadra senza cuore, a tratti anche senza fiato. Era la partita della vita, ma sembrava di vedere un'amichevole. Alla fine l'Adecco ha trionfato, il vecchio tendone vicino a San Siro è tornato a sorridere e a ringraziare la sua "bela madunina", ma c'è voluta una Mabo brutta, più che brutta assente, per permettere ai biancorossi di Pippo Faina di togliere le gambe dalle sabbie mobili dell'ultimo posto, di infrangere il tabù di una vittoria che nelle ultime dieci giornate era arrivata una sola volta, contro la Benetton.
Con Livorno l'Adecco ha mostrato tutti i suoi limiti, ma è riuscita ugualmente a portare a casa il successo, a scrivere il 2-0 negli scontri diretti, a travestire quel successo in un trionfo. Milano ha vinto vivendo sulla domenica di gloria di Martin Rancik, esaltato dall'inconsistenza di Elliott, sul solito Bullock, che si è pure limitato, ma che quando ha voluto ha bruciato sul posto Autry, sulla sostanza portata ad inizio partita dall'ex veronese Turner. Niente di più. Nessuna vittoria del collettivo, nessun successo della tattica e dei quintetti alti e fisici. Era Livorno, soprattutto erano i suoi leader, a non esserci. L'indice accusatore è puntato contro Elliott e contro Autry, in particolare. I due mori che dall'inizio del girone di ritorno avevano soffiato nelle vele amaranto, il primo portando punti, rimbalzi, carisma, il secondo gestendo con intelligenza i ritmi, trovando penetrazioni importanti e canestri perimetrali di peso, sono spariti, si sono messi un bell'asciugamano in testa e si sono incappucciati come due fantasmi. La giornata storta può capitare, sicuramente il ritmo frenetico di questo campionato che in otto giorni ha messo in scena quattro partite, non ha aiutato. Ci sono stati degli atteggiamenti però che non hanno convinto. L'ostinazione di Autry nei tentativi di sfondare l'area avversaria (3/8 da sotto), la sua incapacità di far girare la manovra offensiva con ordine, ai tempi giusti, i tre tiri appena (con un fallo subito) tentati da Elliott, fuori dai meccanismi d'attacco, molle in difesa contro un Rancik che sembrava un fenomeno, capace di commettere 5 falli in 18' anonimi.
Come aveva detto Luca Banchi giovedì sera, dopo la batosta con la Benetton, non c'è bisogno di nessuna rivoluzione. C'è solo bisogno di darsi una svegliata. Urge prendere in mano il timone, invertire la rotta, tornare a pedalare e a ragionare. E il timone ce l'hanno in mano loro, Elliott, Autry, pure Conley, che per fortuna, invece, appare in ripresa. In questa squadra di soldatini precisi, sono loro i condottieri, gli uomini che devono dare la scossa alle partite, guidare la carica. «La nostra squadra nasce e trae linfa da altri valori, ben diversi rispetto all'arrendevolezza mostrata a Milano», dice Luca Banchi. Aggiungendo: «Non si gioca per onorare un contratto». I valori della Mabo sono quelli della difesa, dell'attaccamento alla maglia, di una determinazione che sopperisca all'inferiorità del talento. Andranno ritrovati fin da domenica, in casa contro la Roma di Carlton Myers, in una partita davvero decisiva per la salvezza. Una partita in cui sarà fondamentale anche l'appoggio di un PalaMacchia straripante. É per questo che la società ha deciso di regalare un biglietto a tutti gli abbonati e di distribuire omaggi nelle scuole.
Giulio Corsi
Con Livorno l'Adecco ha mostrato tutti i suoi limiti, ma è riuscita ugualmente a portare a casa il successo, a scrivere il 2-0 negli scontri diretti, a travestire quel successo in un trionfo. Milano ha vinto vivendo sulla domenica di gloria di Martin Rancik, esaltato dall'inconsistenza di Elliott, sul solito Bullock, che si è pure limitato, ma che quando ha voluto ha bruciato sul posto Autry, sulla sostanza portata ad inizio partita dall'ex veronese Turner. Niente di più. Nessuna vittoria del collettivo, nessun successo della tattica e dei quintetti alti e fisici. Era Livorno, soprattutto erano i suoi leader, a non esserci. L'indice accusatore è puntato contro Elliott e contro Autry, in particolare. I due mori che dall'inizio del girone di ritorno avevano soffiato nelle vele amaranto, il primo portando punti, rimbalzi, carisma, il secondo gestendo con intelligenza i ritmi, trovando penetrazioni importanti e canestri perimetrali di peso, sono spariti, si sono messi un bell'asciugamano in testa e si sono incappucciati come due fantasmi. La giornata storta può capitare, sicuramente il ritmo frenetico di questo campionato che in otto giorni ha messo in scena quattro partite, non ha aiutato. Ci sono stati degli atteggiamenti però che non hanno convinto. L'ostinazione di Autry nei tentativi di sfondare l'area avversaria (3/8 da sotto), la sua incapacità di far girare la manovra offensiva con ordine, ai tempi giusti, i tre tiri appena (con un fallo subito) tentati da Elliott, fuori dai meccanismi d'attacco, molle in difesa contro un Rancik che sembrava un fenomeno, capace di commettere 5 falli in 18' anonimi.
Come aveva detto Luca Banchi giovedì sera, dopo la batosta con la Benetton, non c'è bisogno di nessuna rivoluzione. C'è solo bisogno di darsi una svegliata. Urge prendere in mano il timone, invertire la rotta, tornare a pedalare e a ragionare. E il timone ce l'hanno in mano loro, Elliott, Autry, pure Conley, che per fortuna, invece, appare in ripresa. In questa squadra di soldatini precisi, sono loro i condottieri, gli uomini che devono dare la scossa alle partite, guidare la carica. «La nostra squadra nasce e trae linfa da altri valori, ben diversi rispetto all'arrendevolezza mostrata a Milano», dice Luca Banchi. Aggiungendo: «Non si gioca per onorare un contratto». I valori della Mabo sono quelli della difesa, dell'attaccamento alla maglia, di una determinazione che sopperisca all'inferiorità del talento. Andranno ritrovati fin da domenica, in casa contro la Roma di Carlton Myers, in una partita davvero decisiva per la salvezza. Una partita in cui sarà fondamentale anche l'appoggio di un PalaMacchia straripante. É per questo che la società ha deciso di regalare un biglietto a tutti gli abbonati e di distribuire omaggi nelle scuole.
Giulio Corsi