DA Casalecchio a Casalecchio: è fatta. Non sembra eppure di strada ce n´è tanta. Non avrà il fascino dell´esotico una trasferta europea da affrontare in autobus ma ha sicuramente quello dei numeri: è la quinta finale continentale consecutiva quella che la Virtus ha raggiunto ieri sera in punta di piedi, senza le fanfare previste anzi in un clima di pudica indifferenza, accontentandosi di non incassare il -28 che avrebbe negato la soddisfazione matematica con una giornata d´anticipo. Il - 15 maturato a 5´30" dalla fine addirittura aveva interrotto il lungo sbadiglio della platea ma il Real Madrid (privo di mezza squadra, Djordjevic incluso) non ha poi stravinto abbastanza: "solo" 82-71 dopo aver toccato il +18 a 2´ dalla sirena.
Tra i vari modi per approdare alla finale timbrando il check in, la Virtus ha scelto il meno eccitante: giocare da cani, in un clima frizzante da sala d´aspetto del dentista, con la sola eccezione di un Jaric appena discreto (20 punti) e di un incoraggiante Becirovic che nell´ultimo quarto ha messo i puntelli alla temibile frana. Volendo guardare al lato migliore della serata, bisogna ammettere che arrivare ad una finale dopo una batosta in casa del genere significa aver fatto, prima, davvero cose straordinarie. Nemmeno la curva, pur provandoci, ha trovato l´euforia necessaria per riuscire a festeggiare l´obiettivo centrato.
Ad ogni modo, dal ´98 ad oggi, quattro finali di Eurolega e una Saporta: dopo Barcellona, Monaco, Losanna e Vitoria (indovina l´errore) il cerchio si chiuderà sulle tavole di casa in una final four che potrebbe molto facilmente rappresentare la chiusura del più esaltante ciclo della storia bianconera, quello targato Ettore Messina. Per il coach si tratta in assoluto della 15esima finale (di cui 10 già vinte): molto angosciante, in effetti. «E´ un risultato - commenta Messina - che ricorda quello dell´Ignis o del Real negli anni ´70. Essere arrivati alla finale è una cosa molto, molto bella. Non parliamo di dominio perché poi non succedono cose tanto belle a chi lo fa. E´ il segno che questa è una società lungimirante, con un sponsor e un pubblico affezionato, che ha avuto in questi anni presidenti che hanno speso tanti soldi per scegliere giocatori di prima fascia. E´ mancata la ciliegina della vittoria davanti al nostro pubblico che merita sempre il massimo della qualità ma questo non è sufficiente per non essere contento: era troppo importante per noi confermarci al massimo livello europeo. Tra l´altro non capita nemmeno tanto spesso che la squadra di casa riesca a raggiungere la finale. Ora proveremo a confermarci campioni d´Europa per la seconda volta in due anni, la terza in cinque. Al 99% ci aspetta una semifinale con la Benetton durissima: ci allacceremo le scarpe e ci proveremo. Mi ricordo che prima di Barcellona dissi cose simili: essere arrivati a questo punto è già una bellissima cosa, un risultato incredibile. Chissà, chissà, chissà».
Quanto alla sconfitta di ieri sera, Messina prima ci scherza («Dopo stasera mi sono giocato il posto al Real. . .») e poi giustifica: «Siamo partiti bene e sul +12 abbiamo fatto i conti: 12 più 28 uguale 40. Così s´è spento l´interruttore e fino alla fine abbiamo giocato guardando il tabellone, che è il modo peggiore per giocare. Succede: c´erano molti giovani in campo e se anche io, che ho più esperienza di loro e 25 anni di panchina alle spalle, ai miei assistenti sul +12 ho detto "ci siamo", beh a maggior ragione capisco che ci siano caduti loro».
Scariolo dal canto suo non ci ha mai creduto se non sul +18 a 2´05": «Ho chiamato time out per dire ai ragazzi di provarci ma la tripla di Becirovic ci ha stroncati subito. E´ giusto che vada la Kinder: è la squadra migliore del girone. Noi almeno abbiamo dimostrato di non essere quella squadraccia vista all´andata, unico vero rimpianto».
Emilio Marrese
KINDER-REAL 71-82
Kinder: Jaric 20, Rigaudeau 9, Ginobili 13, Frosini 2, Griffith 9, Bonora 2, Becirovic 8, Brkic 2, Smodis 6, Andersen.
Real: Attruia 19, A.Angulo 10, L.Angulo 13, Tabak 13, Hernandez 7, Herreros 16, Streulens 4. Ne Lopez, Nadeau e Llorente
Arbitri: Tsanidis (Gre) Bachar (Isr) Belosevic (Jug)
Note: tiri liberi Bo 8/12 Ma 14/15. Da due Bo 21/54 Ma 25/36. Da tre Bo 7/16 Ma 6/19. Rimbalzi Bo 29 Ma 41.
Parziali: 5´ 13-9 10´ 24-16 15´ 33-25 20´ 38-40 25´ 48-51 30´ 55-63 35´ 40´. Massimo vantaggio Virtus: +13 (33-20) al 13´. Massimo svantaggio: -18 (62-80) al 38´.
Tra i vari modi per approdare alla finale timbrando il check in, la Virtus ha scelto il meno eccitante: giocare da cani, in un clima frizzante da sala d´aspetto del dentista, con la sola eccezione di un Jaric appena discreto (20 punti) e di un incoraggiante Becirovic che nell´ultimo quarto ha messo i puntelli alla temibile frana. Volendo guardare al lato migliore della serata, bisogna ammettere che arrivare ad una finale dopo una batosta in casa del genere significa aver fatto, prima, davvero cose straordinarie. Nemmeno la curva, pur provandoci, ha trovato l´euforia necessaria per riuscire a festeggiare l´obiettivo centrato.
Ad ogni modo, dal ´98 ad oggi, quattro finali di Eurolega e una Saporta: dopo Barcellona, Monaco, Losanna e Vitoria (indovina l´errore) il cerchio si chiuderà sulle tavole di casa in una final four che potrebbe molto facilmente rappresentare la chiusura del più esaltante ciclo della storia bianconera, quello targato Ettore Messina. Per il coach si tratta in assoluto della 15esima finale (di cui 10 già vinte): molto angosciante, in effetti. «E´ un risultato - commenta Messina - che ricorda quello dell´Ignis o del Real negli anni ´70. Essere arrivati alla finale è una cosa molto, molto bella. Non parliamo di dominio perché poi non succedono cose tanto belle a chi lo fa. E´ il segno che questa è una società lungimirante, con un sponsor e un pubblico affezionato, che ha avuto in questi anni presidenti che hanno speso tanti soldi per scegliere giocatori di prima fascia. E´ mancata la ciliegina della vittoria davanti al nostro pubblico che merita sempre il massimo della qualità ma questo non è sufficiente per non essere contento: era troppo importante per noi confermarci al massimo livello europeo. Tra l´altro non capita nemmeno tanto spesso che la squadra di casa riesca a raggiungere la finale. Ora proveremo a confermarci campioni d´Europa per la seconda volta in due anni, la terza in cinque. Al 99% ci aspetta una semifinale con la Benetton durissima: ci allacceremo le scarpe e ci proveremo. Mi ricordo che prima di Barcellona dissi cose simili: essere arrivati a questo punto è già una bellissima cosa, un risultato incredibile. Chissà, chissà, chissà».
Quanto alla sconfitta di ieri sera, Messina prima ci scherza («Dopo stasera mi sono giocato il posto al Real. . .») e poi giustifica: «Siamo partiti bene e sul +12 abbiamo fatto i conti: 12 più 28 uguale 40. Così s´è spento l´interruttore e fino alla fine abbiamo giocato guardando il tabellone, che è il modo peggiore per giocare. Succede: c´erano molti giovani in campo e se anche io, che ho più esperienza di loro e 25 anni di panchina alle spalle, ai miei assistenti sul +12 ho detto "ci siamo", beh a maggior ragione capisco che ci siano caduti loro».
Scariolo dal canto suo non ci ha mai creduto se non sul +18 a 2´05": «Ho chiamato time out per dire ai ragazzi di provarci ma la tripla di Becirovic ci ha stroncati subito. E´ giusto che vada la Kinder: è la squadra migliore del girone. Noi almeno abbiamo dimostrato di non essere quella squadraccia vista all´andata, unico vero rimpianto».
Emilio Marrese
KINDER-REAL 71-82
Kinder: Jaric 20, Rigaudeau 9, Ginobili 13, Frosini 2, Griffith 9, Bonora 2, Becirovic 8, Brkic 2, Smodis 6, Andersen.
Real: Attruia 19, A.Angulo 10, L.Angulo 13, Tabak 13, Hernandez 7, Herreros 16, Streulens 4. Ne Lopez, Nadeau e Llorente
Arbitri: Tsanidis (Gre) Bachar (Isr) Belosevic (Jug)
Note: tiri liberi Bo 8/12 Ma 14/15. Da due Bo 21/54 Ma 25/36. Da tre Bo 7/16 Ma 6/19. Rimbalzi Bo 29 Ma 41.
Parziali: 5´ 13-9 10´ 24-16 15´ 33-25 20´ 38-40 25´ 48-51 30´ 55-63 35´ 40´. Massimo vantaggio Virtus: +13 (33-20) al 13´. Massimo svantaggio: -18 (62-80) al 38´.
Fonte: La Repubblica