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Scavolini, passato un altro treno

Intanto mercoledì Eurolega in casa Skipper

In onore dei vincitori di Sanremo, ecco a voi le “vacanze romane" della Scavolini! Vacanze mentali, vacanze anche tecniche contro una Wurth priva di due pedine fondamentali come il miglior realizzatore (Myers) e il miglior rimbalzista (Handlogten), ma sapientemente gestita negli uomini e nei giochi da Attilio Caja. Di contro, una Scavolini “al completo" ma solo sul referto del “tavolo", letteralmente imbarazzante per la svogliatezza, la flemma, l’aria compassata con cui quasi sempre affronta le partite, salvo poi svegliarsi negli ultimi minuti quando l’acqua è abbondantemente alla gola ed anche più su. Sovverte persino il principio d’inerzia questa Scavolini: non prosegue autonomamente il suo “moto", ma ogni volta dev’essere spinta, e spinta, e spinta. Ogni volta caricata fino all’ultimo giro, “aizzata" contro l’avversario di turno, costretta a “odiare" per sfoderare un minimo di grinta. Senza tutto ciò, i giocatori pesaresi scambiano partite fondamentali per allenamenti, e con questa bronzea supponenza quelle partite naturalmente si perdono. Così sfreccia davanti agli ineffabili biancorossi quello che potrebbe essere l’ultimo treno per l’Eurolega.. Dopo Cantù, Roma: e contro una Wurth dimezzata. In attacco si spadella in maniera avvilente, mentre in difesa si trasformano gli avversari in autentici fenomeni. Il “fenomeno" Righetti, ad esempio, che ha potuto sguazzare a piacimento in quel vero e proprio buco nero cosmico che la Scavolini presenta nel ruolo di ala piccola, indispensabile cerniera tra un settore lunghi anche a Roma decente grazie a Blair e Johnson (ma ormai praticamente orfano di Maggioli!) e un Booker che riposerà pure in allenamento, ma in partita è sempre più isolato e sempre più spremuto. Un “fenomeno" anche Zanelli, che giusto contro l’attuale Scavolini poteva rompere un’astinenza durata dieci partite, segnando e difendendo come quel “Tiramolla" che Pesaro credeva di aver ingaggiato.
Sarà casuale il rimbalzo mancato alla fine, che poteva dare alla Scavolini il vantaggio decisivo, ma sono invece esemplari i palloni gestiti dai biancorossi nelle azioni conclusive dei primi due quarti, gettati al vento indecorosamente. DeMarco sufficiente in attacco ma desolante in difesa; idem il redivivo Traina, che toglie spazio ad un Gigena promettente all’inizio. I problemi di organico, alla fine, se li è ritrovati Pillastrini, non Caja, e sembrerebbe assurdo se la cosa non si ripetesse con sconcertante regolarità. Zoppica e balbetta per quaranta minuti la Scavolini “romana", ricacciata indietro ogni qualvolta sta per raggiungere i padroni di casa; va in tilt nelle ultime battute del terzo quarto e si riserva anche la dolorosa beffa finale dell’ultimo tiro del capitano. Adesso mercoledì c’è l’Eurolega, a Bologna con la Skipper: basterà l’"odio" per l’Aquila a risvegliare i bollenti spiriti biancorossi? Mah. Intanto perde di due anche il Barcellona nella finale della Coppa del Re, vinta dal Tau Vitoria grazie ad un canestro dell’ex biancorosso Bennett. Evidentemente era proprio la giornata degli ex.
Giancarlo Iacchini
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