«E con questa sconfitta mi sono giocato il posto al Real Madrid». Scherza, Messina, ironizzando sulle voci che lo vogliono, per l'anno prossimo, sulla panchina che è di Scariolo (che in quel caso avrebbe tenuto per se il ruolo di direttore generale del club madrileno).
Sorride, Messina, perché la sconfitta non cambia il senso della storia degli ultimi cinque anni. Che ricorda che la Virtus, da quando Messina è tornato bianconero, ha messo insieme cinque finali europee consecutive (due final four Fiba, la Saporta Cup, l'Eurolega Uleb e ora la final four della riunificazione).«Sono dispiaciuto, così come lo sono i ragazzi, per il risultato. Ma non c'è stata cattiva volontà e poi, nonostante tutto, non riesco a non essere contento. Perché comunque torniamo in finale e questo era l'obiettivo che ci eravamo prefissi all'inizio di stagione».
Tornando alla sconfitta, invece, Messina ha una spiegazione semplice.
E più che comprensibile. «Siamo partiti molto bene, concentrati.
Nonostante l'assenza di Djordjevic. Abbiamo difeso bene, attaccando con intelligenza. Poi, sul +12, abbiamo tirato le somme. Dodici punti oggi, 28 a Madrid: in totale 40. Lì si è spenta la luce. Non siamo più riusciti a riaccenderla».
Non è un'accusa per la squadra, ma una semplice constatazione. Anche perché, proprio sul +12, Messina ha fatto lo stesso ragionamento. «Ho guardato i miei assistenti e ho detto loro che ormai c'eravamo, in finale. L'ho detto piano. Forse la squadra mi ha sentito».
C'è una final four da disputare. Un altro trofeo da inseguire, ma la quinta finale europea consecutiva merita un piccolo approfondimento.
Quasi un dominio, come succedeva negli anni Settanta. Proprio con il Real Madrid e l'Ignis di Meneghin e Morse. «Più che di dominio – dice Ettore – parlerei di lungimiranza. Di presidenti, Cazzola prima e Madrigali poi, che hanno investito molto. Di uno sponsor affezionato e di un pubblico che ci è sempre stato vicino. Questo ci ha permesso di scegliere giocatori di prima fascia. Spesso abbiamo azzeccato le scelte, qualche volta abbiamo sbagliato. Ci auguriamo di continuare su questa strada”.
E Scariolo? “In bocca al lupo alla Kinder per questa final four. Loro, stasera, non avevano la bava alla bocca. E noi siamo riusciti ad approfittarne. Qualche istante prima della bomba di Becirovic ci abbiamo anche fatto un pensierino. Ma l'unico vero rimpianto è legato alla partita di andata».
Alessandro Gallo
Sorride, Messina, perché la sconfitta non cambia il senso della storia degli ultimi cinque anni. Che ricorda che la Virtus, da quando Messina è tornato bianconero, ha messo insieme cinque finali europee consecutive (due final four Fiba, la Saporta Cup, l'Eurolega Uleb e ora la final four della riunificazione).«Sono dispiaciuto, così come lo sono i ragazzi, per il risultato. Ma non c'è stata cattiva volontà e poi, nonostante tutto, non riesco a non essere contento. Perché comunque torniamo in finale e questo era l'obiettivo che ci eravamo prefissi all'inizio di stagione».
Tornando alla sconfitta, invece, Messina ha una spiegazione semplice.
E più che comprensibile. «Siamo partiti molto bene, concentrati.
Nonostante l'assenza di Djordjevic. Abbiamo difeso bene, attaccando con intelligenza. Poi, sul +12, abbiamo tirato le somme. Dodici punti oggi, 28 a Madrid: in totale 40. Lì si è spenta la luce. Non siamo più riusciti a riaccenderla».
Non è un'accusa per la squadra, ma una semplice constatazione. Anche perché, proprio sul +12, Messina ha fatto lo stesso ragionamento. «Ho guardato i miei assistenti e ho detto loro che ormai c'eravamo, in finale. L'ho detto piano. Forse la squadra mi ha sentito».
C'è una final four da disputare. Un altro trofeo da inseguire, ma la quinta finale europea consecutiva merita un piccolo approfondimento.
Quasi un dominio, come succedeva negli anni Settanta. Proprio con il Real Madrid e l'Ignis di Meneghin e Morse. «Più che di dominio – dice Ettore – parlerei di lungimiranza. Di presidenti, Cazzola prima e Madrigali poi, che hanno investito molto. Di uno sponsor affezionato e di un pubblico che ci è sempre stato vicino. Questo ci ha permesso di scegliere giocatori di prima fascia. Spesso abbiamo azzeccato le scelte, qualche volta abbiamo sbagliato. Ci auguriamo di continuare su questa strada”.
E Scariolo? “In bocca al lupo alla Kinder per questa final four. Loro, stasera, non avevano la bava alla bocca. E noi siamo riusciti ad approfittarne. Qualche istante prima della bomba di Becirovic ci abbiamo anche fatto un pensierino. Ma l'unico vero rimpianto è legato alla partita di andata».
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino