La Final Eight di Coppa Italia conquistata con due giornate di anticipo. Insieme a Siena e Cantù, la più bella sorpresa del girone d’andata. Ne pagò lo scotto la stessa Mens Sana, che a Verona perse contro una squadra compatta, concreta e competitiva, come le grandi squadre. La Muller dell’ex biancoverde Paolo Alberti era lanciatissima per un posto al sole nel basket italiano immediatamente a ridosso delle squadre di vertice, ben al di là dell’obiettivo stagionale, la salvezza.
“Il nostro segreto è stato un grandissimo gruppo orchestrato magnificamente da Lino Lardo”, rivela Alberti. Guidati da un coach, dunque, che alla prima esperienza di un certo livello, ha fatto vedere di poter allenare in futuro anche una grande. “Lo ha dimostrato portandoci dove ci ha portato finchè ha avuto a disposizione la squadra di inizio anno, il cui obiettivo era comunque la salvezza, e lo ha fatto con il lavoro in palestra giorno dopo giorno”.
Una storia che somigliava molto a quella della Oregon Cantù. Poi il patatrac che comunque era nell’aria: guai societari, problemi economici e proprio nei giorni della Final Eight a Forlì è stato dichiarato il fallimento. Si va avanti fino a fine anno, ma intanto Fajardo e Turner sono andati altrove, alleggerendo il monte-stipendi. Da allora ovviamente Verona non è stata più la stessa. Leader occulto di questa Muller che punta a sopravvivere è Paolo Alberti, ex di turno nel match di domani sera al Palasclavo.
Il primo anno a Siena un grave infortunio lo tolse presto dai giochi. Poi ci sono state le stagioni agli ordini di Frates, fino all’anno scorso, quando le ambizioni erano grandi ma il problema era l’opposto di quello quest’anno a Verona. “Mancava il senso del gruppo, non siamo riusciti ad amalgamarci. Credo che principalmente oggi sia cambiato questo, oltre ai meriti del nuovo allenatore per le scelte che ha fatto”.
Di questa Montepaschi Alberti avrebbe potuto fare parte come lungo di riserva, visto che era ancora legato alla Mens Sana, ma “Pollo” dice di non avere rammarichi particolari per come è finita. “Purtroppo lo sport professionistico è questo: in altre squadre sono arrivato in un momento particolarmente buono, da Siena me ne sono andato proprio ora che veniva il bello. Ma d’altra parte c’era una certa idea di partenza, e di questa non facevo parte perché forse non ero apprezzato”.
All’inizio della preparazione era a Siena e non ha avuto neanche la possibilità di giocarsi il posto. Come sono andate le cose?
“Sinceramente io avevo un altro anno di contratto e sarei restato volentieri. Però non c’era spazio per me nella squadra che a Siena si voleva costruire. Dopo un po’ abbiamo trovato un accordo comune e sono andato a Verona”.
Eppure poi alla Muller ha giocato una grande stagione...
“A Verona ho avuto la fiducia del coach, della società e dei compagni e quindi anche un minutaggio più alto e più occasioni per dimostrare il mio valore”.
Un bilancio dei suoi tre anni a Siena?
“Ho avuto a che fare con tantissime persone, con le quali ho lasciato un bel rapporto. Siena è stata corretta e disponibile con me, soprattutto il primo anno, quando in seguito all’infortunio che ho subito mi sono state messe a disposizione cure di prim’ordine”.
Qual è la situazione societaria oggi a Verona?
“Penso che di peggio non ci poteva capitare, siamo sotto amministrazione controllata. E’ arrivato qualche soldo, ma la situazione non si è assestata. I soldi li vediamo col contagocce ed essendo giocatori professionisti siamo un po’ spiazzati perché a fine mese ci sono comunque i conti da pagare, le bollette e gli affitti”.
Che effetto fa aver costruito un bel gruppo, la sorpresa della serie A, e poi vederla crollare per motivi societari?
“Provoca un grande senso di frustrazione. Le annate sono decise da mille fattori, ma quest’anno a Verona si è persa una grande occasione. Un gruppo come questo è difficile trovarlo. Potevamo toglierci soddisfazioni importanti in coppa Korac e in campionato, l’abbiamo dimostrato. Ma questo non è interessato a chi di dovere. E’ stata mandata a sfracelli una squadra che poteva rinverdire l’immagine del basket a Verona”.
Siete passati da squadra-sorpresa alla lotta per la salvezza, con una vittoria nelle ultime tredici partite. Due punti più giù c’è il baratro della retrocessione. Come vede queste ultime quattro gare?
“Dovremo giocare col coltello tra i denti cercando di farlo al massimo delle nostre possibilità. Sinceramente non mi piace fare i calcoli sugli altri, anche perché gufare è antipatico. Penso solo a Verona e fare il possibile per farla restare in A. Per quello che abbiamo dato, per il nostro lavoro, ma anche per i sentimenti che abbiamo messo in campo in questa stagione, penso che la salvezza la meritiamo”.
Che tipo di partita verrete a giocare a Siena?
“La squadra dovrà lottare fino alla morte. E’ chiaro che gli equilibri sono nettamente a favore di Siena, ma non possiamo permetterci di venire a giocare solo per onor di firma. Sicuramente i due punti interessano anche a noi, e molto”.
Puntando su cosa pensate di poter mettere in difficoltà la Montepaschi?
“Niente in particolare, noi dobbiamo solo tornare a giocare un basket di squadra senza egoismi. Ognuno deve giocare al servizio dei compagni per portare a casa due punti importantissimi”.
In attesa dell’accoglienza di domani, un pensiero per il pubblico senese...
“Una delle cose che mi rende più contento dell’annata della Mens Sana è sapere come la vivono i tifosi. Sono felice per loro perché quest’anno in un palcoscenico unico come Siena ci si possono togliere belle soddisfazioni”.
Giuseppe Nigro
“Il nostro segreto è stato un grandissimo gruppo orchestrato magnificamente da Lino Lardo”, rivela Alberti. Guidati da un coach, dunque, che alla prima esperienza di un certo livello, ha fatto vedere di poter allenare in futuro anche una grande. “Lo ha dimostrato portandoci dove ci ha portato finchè ha avuto a disposizione la squadra di inizio anno, il cui obiettivo era comunque la salvezza, e lo ha fatto con il lavoro in palestra giorno dopo giorno”.
Una storia che somigliava molto a quella della Oregon Cantù. Poi il patatrac che comunque era nell’aria: guai societari, problemi economici e proprio nei giorni della Final Eight a Forlì è stato dichiarato il fallimento. Si va avanti fino a fine anno, ma intanto Fajardo e Turner sono andati altrove, alleggerendo il monte-stipendi. Da allora ovviamente Verona non è stata più la stessa. Leader occulto di questa Muller che punta a sopravvivere è Paolo Alberti, ex di turno nel match di domani sera al Palasclavo.
Il primo anno a Siena un grave infortunio lo tolse presto dai giochi. Poi ci sono state le stagioni agli ordini di Frates, fino all’anno scorso, quando le ambizioni erano grandi ma il problema era l’opposto di quello quest’anno a Verona. “Mancava il senso del gruppo, non siamo riusciti ad amalgamarci. Credo che principalmente oggi sia cambiato questo, oltre ai meriti del nuovo allenatore per le scelte che ha fatto”.
Di questa Montepaschi Alberti avrebbe potuto fare parte come lungo di riserva, visto che era ancora legato alla Mens Sana, ma “Pollo” dice di non avere rammarichi particolari per come è finita. “Purtroppo lo sport professionistico è questo: in altre squadre sono arrivato in un momento particolarmente buono, da Siena me ne sono andato proprio ora che veniva il bello. Ma d’altra parte c’era una certa idea di partenza, e di questa non facevo parte perché forse non ero apprezzato”.
All’inizio della preparazione era a Siena e non ha avuto neanche la possibilità di giocarsi il posto. Come sono andate le cose?
“Sinceramente io avevo un altro anno di contratto e sarei restato volentieri. Però non c’era spazio per me nella squadra che a Siena si voleva costruire. Dopo un po’ abbiamo trovato un accordo comune e sono andato a Verona”.
Eppure poi alla Muller ha giocato una grande stagione...
“A Verona ho avuto la fiducia del coach, della società e dei compagni e quindi anche un minutaggio più alto e più occasioni per dimostrare il mio valore”.
Un bilancio dei suoi tre anni a Siena?
“Ho avuto a che fare con tantissime persone, con le quali ho lasciato un bel rapporto. Siena è stata corretta e disponibile con me, soprattutto il primo anno, quando in seguito all’infortunio che ho subito mi sono state messe a disposizione cure di prim’ordine”.
Qual è la situazione societaria oggi a Verona?
“Penso che di peggio non ci poteva capitare, siamo sotto amministrazione controllata. E’ arrivato qualche soldo, ma la situazione non si è assestata. I soldi li vediamo col contagocce ed essendo giocatori professionisti siamo un po’ spiazzati perché a fine mese ci sono comunque i conti da pagare, le bollette e gli affitti”.
Che effetto fa aver costruito un bel gruppo, la sorpresa della serie A, e poi vederla crollare per motivi societari?
“Provoca un grande senso di frustrazione. Le annate sono decise da mille fattori, ma quest’anno a Verona si è persa una grande occasione. Un gruppo come questo è difficile trovarlo. Potevamo toglierci soddisfazioni importanti in coppa Korac e in campionato, l’abbiamo dimostrato. Ma questo non è interessato a chi di dovere. E’ stata mandata a sfracelli una squadra che poteva rinverdire l’immagine del basket a Verona”.
Siete passati da squadra-sorpresa alla lotta per la salvezza, con una vittoria nelle ultime tredici partite. Due punti più giù c’è il baratro della retrocessione. Come vede queste ultime quattro gare?
“Dovremo giocare col coltello tra i denti cercando di farlo al massimo delle nostre possibilità. Sinceramente non mi piace fare i calcoli sugli altri, anche perché gufare è antipatico. Penso solo a Verona e fare il possibile per farla restare in A. Per quello che abbiamo dato, per il nostro lavoro, ma anche per i sentimenti che abbiamo messo in campo in questa stagione, penso che la salvezza la meritiamo”.
Che tipo di partita verrete a giocare a Siena?
“La squadra dovrà lottare fino alla morte. E’ chiaro che gli equilibri sono nettamente a favore di Siena, ma non possiamo permetterci di venire a giocare solo per onor di firma. Sicuramente i due punti interessano anche a noi, e molto”.
Puntando su cosa pensate di poter mettere in difficoltà la Montepaschi?
“Niente in particolare, noi dobbiamo solo tornare a giocare un basket di squadra senza egoismi. Ognuno deve giocare al servizio dei compagni per portare a casa due punti importantissimi”.
In attesa dell’accoglienza di domani, un pensiero per il pubblico senese...
“Una delle cose che mi rende più contento dell’annata della Mens Sana è sapere come la vivono i tifosi. Sono felice per loro perché quest’anno in un palcoscenico unico come Siena ci si possono togliere belle soddisfazioni”.
Giuseppe Nigro